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RIASSUNTO: Il centro-destra dove era diviso ha perso i ballottaggi, mentre credo che nella Lega e nel M5S in molti cominciano a chiedersi se valga la pena continuare a sostenere Draghi.

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Ucraina: le “sanzioni” a Mosca possono essere inutili e trasformarsi un boomerang, ma nessuno lo ricorda nei tanti vertici e nei commenti, mentre al Monte dei Paschi di Siena è una apoteosi dei “furbetti”. Lo ribadisco: troppe volte vince la disinformazione, come per l’aborto negli USA.

 

KARAKIRI A DESTRA

Era difficile, bisognava proprio mettercela tutta, ma dimostrando massimo impegno e altrettanta fermezza il centro-destra ce l’ha fatta a suicidarsi e a perdere alcune città – come Verona – amministrate da decenni.

Invano l’esperienza ha sempre dimostrato che quando si va divisi al primo turno poi regolarmente si perde anche al ballottaggio, perché conta di più ammazzare il “cugino” interno che battere l’avversario politico. La controprova solo due settimane fa dove invece – unito – il centro-destra aveva vinto in molte città, da Genova a Palermo.

Ma finché i leader nazionali ed i ras locali non vorranno capire che alle elezioni amministrative per vincere servono le PRIMARIE tra gli elettori di area per trovare i candidati giusti (non paracadutati) e poi che i prescelti dai cittadini vanno appoggiati dall’intera coalizione si continuerà regolarmente a perdere. Amen.

Dopo le batoste amministrative delle stagioni scorse e le divisioni per il Quirinale, domenica scorsa ci sono state le prove generali per perdere anche le prossime elezioni politiche: andiamo avanti così!  Letta e il PD – commossi – ringraziano.

 

PS: mi auguro che Lega e Forza Italia comincino a chiedersi seriamente se davvero vale la pena di sostenere Draghi quando è il PD a menare tutte le danze e che anche FI sostenga con chiarezza che il parlamento e il governo hanno (avrebbero) altre priorità che non discutere di cannabis libera e di jus scholae. Se si tengono posizioni unitarie tra FdI – Lega – FI forse gli elettori se ne ricorderanno, se ci si divide anche su queste cose l’intesa (e il voto) saranno sempre più difficili. 

 

A PROPOSITO DI SANZIONI

Nei giorni scorsi ci sono stati quattro importanti appuntamenti internazionali: il 14° incontro tra i leader della Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), il vertice UE che ha detto “no” a Draghi per bloccare il prezzo del gas e dove il problema immigrazione è perfino uscito di scena, pur con 7.300 nuovi arrivi in Italia solo questo mese ( + 30% sul 2021, + 400% sul 2020) e ben 2.200 nell’ultima settimana. E’ seguito il G7 degli “scamiciati” in Baviera dove è stata ribadita la necessità di nuove sanzioni a Mosca e nuove armi a Kiev,  il tutto ribadito al vertice NATO di Madrid.

Per quanto riguarda l’Europa si applaude al potenziale ingresso di Ucraina, Moldavia e Georgia nella UE (tutti paesi ricchi e senza problemi, un successone…) mentre nessuno sembra voler prendere atto che l’Italia dimostra ancora una volta di contare poco o nulla a livello europeo nonostante Draghi presunto superstar.

Questo è un aspetto vero, ma antipatico e quindi nascosto, così come credo che neppure un italiano su cento sappia poi cosa sia la “Brics” che rappresenta però una crescente intesa politica ed economica sempre più stretta tra paesi che da soli “pesano” il 40% della popolazione mondiale e un quarto del PIN del globo.

In concreto e al di là delle chiacchiere significa che Brasile, Cina, Sudafrica ed India, i paesi da loro controllati e poi il Messico, tutto il Sudamerica, l’Asia Centrale, l’ Africa e tutto il Sud est asiatico, oltre a Turchia, Medio Oriente e Stati Arabi non applicano e non applicheranno sanzioni a Putin.  Il G7 può confermare quello che vuole davanti alle TV, ma tutti questi paesi rappresentano oggi una clientela enorme per Mosca che ha solo da completare i gasdotti verso sud-est per avere a disposizione una umanità affamata di gas e petrolio, pronta già oggi a rifornirla – in cambio – di tutte quelle infrastrutture e prodotti che il mercato europeo e USA ufficialmente rifiuta alla Russia.

In questo quadro parlare di sanzioni a Putin significa non voler (o saper) tener conto di questi aspetti globali, il che è perlomeno bizzarro e demagogico, al di là di ogni logica politica, militare o di doveroso sostegno a Kiev.

Nessuno – ovviamente – sottolinea o risolve il dramma delle ricadute dirette ed indirette che le sanzioni significano per la nostra economia, già azzoppata dal Covid, con la conseguente crescita dei prezzi, dei costi energetici e del deficit pubblico.

Così – mentre il mondo corre – noi in Italia e nella “vecchia” Europa parliamo soprattutto di diritti gender, di omotransfobia, di clima, di jus soli o jus scholae e di massimi sistemi, auto-evirandoci nella produzione industriale ed automobilistica, nei commerci internazionali, nei consumi ecc. sepolti da mille normative restrittive che dall’altra parte del mondo si minimizzano, quasi non abitassimo tutti in una casa globale.

Tra l’altro siamo e saremo sempre più dipendenti proprio dai paesi extra-UE per carenze di materie prime e quindi sempre più soffocabili con un embargo o in una suicida battaglia dei prezzi.

E’ un giro vizioso in cui l’Europa può anche avere ragione sui principi, ma è del tutto perdente e sempre più debole nel mondo, guidata dalla demagogia e tenuta per mano dagli USA che –  pure loro – oggi sono senza una guida chiara e con mille problemi, aspetto di cui non si ha però il coraggio di parlare perché – prima di tutto – siamo tutti vittime di una pseudo “informazione globale politicamente corretta” che detta legge su tutto e censura chi non si adegua nascondendo le questioni imbarazzanti.

Mentre esplode l’inflazione e l’economia europea va a picco è meglio insomma sfornare vertici su vertici, paradiso dei “bla bla bla” e seguiti poi da interviste scontate e precotte, oltre che per mostrarsi – sempre sorridenti – ai media nelle consuete e sempre più affollate foto di gruppo dove (notate?) le grandi risate ed abbracci di Biden e Johnson con Erdogan lasciano perplessi: ma il ras di Ankara  – in termini di libertà e democrazia – è poi molto diverso da quello di Mosca?

 

MPS: PERDITE PUBBLICHE E PROFITTI PRIVATI

Il nuovo CdA del Monte dei Paschi di Siena ha illustrato il nuovo piano industriale che dovrebbe riportare in utile la banca senese nei prossimi anni, al prezzo di altri 4.000 esuberi e la chiusura di 150 filiali.  «Mps fa parte del patrimonio culturale e sociale del Paese. Può tornare ad avere un ruolo nel sistema bancario italiano ed europeo» ha dichiarato Luigi Lovaglio, il Ceo che a febbraio ha preso le redini dell’istituto.

E’ bello sperare in un potenziale roseo futuro per la più antica banca italiana che però metterà ancora una volta a carico del “pubblico” esuberi e licenziamenti dopo aver massacrato soci e investitori con – di fatto – nessun responsabile pur avendo accumulato uno stock di crediti deteriorati di 4,1 MILIARDI.

Altro che “patrimonio culturale e sociale” … Sono soldi dati a gente che non li meritava e che non li ha restituiti (e presumibilmente non li restituirà mai) sempre nell’ottica del concetto che tanto “qualcun altro” pagherà. Tra “suicidi” misteriosi e sentenze discutibili, immaginate che MPS – anziché la ex cassaforte del PD, per decenni fonte di clientelismo e crediti facili – fosse stata in mano a qualche banchiere amico del centro-destra o di Berlusconi. Secondo voi sarebbe finita tra assoluzioni, benefit, pre-pensionamenti e buonuscite?

 

ABORTO, ANCHE DELLA VERITA’

L’ennesimo esempio di disinformazione globale è arrivata per la recente sentenza della Corte Suprema americana sull’aborto. Con maggioranza di 6 a 3 (quindi andando ben oltre i giudici messi da Trump che ne ha nominati solo 3) la Corte non è entrata nel merito dell’aborto, ma si è limitata a dire che è materia di competenza statale e non federale perché dell’aborto – ad oggi – non si parla nella Costituzione americana e che quindi il Mississippi aveva diritto di mettere un limite ad abortire entro le 15 settimane (in Italia tra l’altro è di 12). I media hanno parlato di oscurantismo, La Stampa addirittura di ritorno al Medioevo dando la colpa ovviamente a Trump. Se Biden (con Obama, la Clinton e la Pelosi) sono così convinti dell’aborto free, perché non varano una legge federale facendola votare al Congresso? Hanno la maggioranza… Ma in realtà anche molti democratici vorrebbero mettere comunque dei limiti all’aborto che resta per tutti sempre una scelta difficile e spesso drammatica.

 

UN SALUTO E BUONA SETTIMANA A TUTTI                           MARCO ZACCHERA

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