Una singolare manifestazione
di Francesco S. Amoroso
Ogni anno a Viterbo la sera del 3 settembre per onorare la Patrona della città la Macchina di Santa Rosa viene trasportata per le strade.
Rosa nacque a Viterbo nel 1233; i genitori la educarono nell’amore e nel rispetto di Dio, seguendo gli insegnamenti di San Francesco d’Assisi.
Rosa cercò di entrare nell’ordine delle Clarisse, ma non riuscendovi, provenendo da una famiglia povera, decise di operare tra le vie di Viterbo come terziaria, conducendo una vita di penitenza e di carità verso i poveri e i malati.
Rosa nacque con una rarissima e grave malformazione fisica caratterizzata dalla assoluta mancanza dello sterno -malattia denominata agenesia totale dello sterno che di solito porta il soggetto a una morte precoce entro i primi tre anni di vita in quanto lo scheletro non riesce a sostenere il corpo- sostituito da un piastrone fibroso.
Rosa morì nel 1251 a 18 anni e venne sepolta nel cimitero della sua parrocchia di Santa Maria in Poggio, detta oggi Crocetta.
Da quel giorno sono stati molti i miracoli ottenuti dai fedeli che si sono recati sulla sua tomba a pregare; guarigioni da cecità e da malattie gravi.
Nel 1252 visto il notevole afflusso di persone sulla sua tomba, e il clamore sempre più crescente per i prodigi e i miracoli ottenuti dai fedeli, le autorità cittadine e il clero chiesero a Papa Innocenzo IV di promuovere il processo di canonizzazione.
Una particolare manifestazione tra il sacro e il profano le cui origini risalgono al 4 settembre 1258, quando il corpo della Santa venne portato in processione, accompagnato da Papa Alessandro IV, dalla prima sepoltura nella chiesa di S. Maria del Poggio, alla chiesa limitrofa al monastero delle Clarisse.
Da quest’anno e nei secoli seguenti, venne ripetuta la processione in cui l’immagine della Santa veniva posta in uno speciale baldacchino (Macchina), fino al 1700 quando la Macchina assunse una altezza sempre crescente, fino ad arrivare a quella odierna alta 32 metri e dal peso di 52 quintali.
La particolarità di questa manifestazione folcloristica non risiede nella imponenza della Macchina, ma nel fatto che la stessa viene trasportata a spalla per le strade buie della città, dalla medioevale Porta Romana al sagrato della chiesa di S. Rosa, da 100 uomini chiamati Facchini vestiti con un costume bianco con una fascia rossa alla vita.
Una prova di forza fisica e di fede, che coinvolge l’intera cittadinanza che si stringe attorno ai Facchini, vivendo momenti intensi che culminano nel tratto finale del percorso quando la Macchina affronta la ripida salita che porta al sagrato di corsa.
La Macchina cambia abitualmente disegno ogni 5 anni a seguito di un concorso indetto dal comune ed è illuminata da oltre 3500 lumini a cera e oltre 1000 piccole lampade elettriche a batterie.
Questa singolare e spettacolare manifestazione ha sempre richiamato l’attenzione e la curiosità di folle e devoti tra cui S. Giovanni Paolo II.