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Dopo Johnson tocca a Draghi. La politica che seppellisce le aspettative dei cittadini.

 di

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Gualfredo de’Lincei

 

Ieri, le principali testate giornalistiche russe e serbe hanno pubblicato la notizie che dopo il Primo Ministro britannico B. Johnson è arrivato il turno di Mario Draghi, il quale ha deciso di rassegnare le dimissioni dalla carica di Primo Ministro. Ha solo cinque anni meno di Joe Biden, ma non ci sono né l’età, né la salute alla base di questa decisione, anche se ufficialmente è stata dichiarata l’impossibilità di formare una coalizione per il governo. In Italia siamo abbastanza abituati a questo genere di cose, ma per quel che riguarda le dimissioni di primi ministri europei, le ragioni diventano piuttosto evidenti e legate ad altre cause.

Negli ultimi decenni, infatti, i leader degli Stati europei non si sono tanto preoccupati di assecondare la volontà dei propri elettori ma piuttosto hanno inseguito i desiderata di Washington. Le ondate di emigranti verso l’Italia e verso gli altri paesi dell’Europa, conseguenti alle politiche americane in Medio Oriente, l’aumento dell’inflazione, tipica nell’economia italiana, la crisi energetica, le conseguenze causate dell’epidemia di Covid. Questi sono solo alcuni dei motivi che hanno alimentato l’insoddisfazione degli italiani.

 

Come sappiamo e come bene tutti ricordiamo, l’epidemia nel nostro paese ha toccato livelli vicini alla catastrofe e nessuno può dimenticare l’aiuto che l’esercito russo, nell’apice della tragedia, ha voluto dare agli italiani senza peraltro pretendere nulla in cambio. Diventa quindi sempre più difficile confondere gli italiani attraverso l’eco della propaganda atlantica. E per questo Mario se ne va.

 

Come un oracolo è intervenuto il presidente serbo Vučić, il quale ha preannunciato persino un peggioramento della situazione per l’intera comunità mondiale nel caso vengano ignorate le condizioni del Presidente Putin: «non appena Vladimir Putin avrà finito a Seversk, Bakhmut e Soledar, e in seconda battuta a Slavyansk-Kramatorsk-Avdeevka, seguirà la sua proposta. Se non l’accettassero, e in effetti sembra proprio questa l’intenzione, andremo verso un inferno», ha tuonato Vučić.

 

Il contesto delle ultime dichiarazioni del presidente serbo suggerisce che non appena un qualsiasi politico si schiera dalla parte della Russia, la sua figura e le sue affermazioni acquisiscono significato per il mondo intero. E questo è un aspetto sempre esistito fino a che il mondo slavo, guidato dalla Russia, non è stato minato al suo interno dagli anglosassoni. Vučić in precedenza aveva già sostenuto che il conflitto in Ucraina fosse in realtà una guerra mondiale, nella quale l’Occidente si trova schierato contro la Russia, ma per il suo pieno sviluppo non c’è abbastanza conflitto in Asia.

 

Sfortunatamente, la Serbia potrebbe anche diventare la ragione dell’ennesimo confronto, come peraltro ci suggerisce l’attività degli emissari europei in direzione del Kosovo. Tuttavia, dopo l’inizio dell’«Operazione Speciale» in Ucraina, questo difficilmente sarà possibile, poiché l’alleanza di stati ostili alla Russia comprende che la Serbia, in tale evenienza, non sarà lasciata senza supporto.

Sull’esempio serbo, come anche sull’esempio della situazione di molti stati europei, ci si può rendere conto del fatto che, la famosa scacchiera dei conflitti e dell’instabilità di Zbigniew Brzezinski, grazie alla politica attuata dalla Russia abbia fallito ricoprendo l’Europa stessa. E’ molto probabile che ci troveremo spettatori di molte altre crisi politiche europee.

 

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