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NIHIL SUB SOLE NOVUM

Nell’Ecclesiaste (1, 10) c’è una significativa espressione relativa al ripetersi degli eventi umani senza alcunché che possa considerarsi davvero nuovo, e ovviamente il nuovo è da riferirsi a quella trasformazione che porterebbe sul pianeta un modus vivendi rivoluzionario nello stacco dal passato: non c’è ancora, non c’è mai stato. Una espressione biblica tradotta in latino con nihil sub sole novum (oppure novi in alcuni testi) che ancor oggi viene ripetuta a significare nella storia umana l’eterno andare delle ere senza un effettivo mutamento. Politica, economia, società, nel procedere di scienza e conoscenza, continuano col costume solito: brame corruzioni opportunismi inganni violenze e crudeltà. Ripetitività all’accendersi dei neuroni, sempre lo stesso scintillio finalizzato a tenebrosi effetti. Drammatici i giochi sin degli antichi imperi, tragici anche oggi quelli degli Stati d’Occidente e d’Oriente: per un’altra via non c’è volontà fattiva, solo apparente                                                                                                                                Ogni Stato, si sa, è portato a difendere l’interesse nazionale, cosa normale su cui sono tutti d’accordo, non solo il politico inglese Henry Palmerston (1784 – 1865) assertore di questo concetto. Difficile è, invece, mantenere l’equilibrio fra i vari Stati, sembra destinato, prima o poi, a segnare il punto, dopo essere stato raggiunto con tanto impegno delle varie parti: docet pure la historia del Novecento con due guerre mondiali e la “guerra fredda”. Secondo il diplomatico menzionato uno Stato è portato a difendere l’interesse nazionale sempre, anche quando non è combaciante con l’equilibrio che si è creato fra gli Stati. Diciamo che non mancano, però, le eccezioni, e l’Italia ne fa parte non riuscendo a perseguire da lungo tempo un asse strategico che non danneggi l’interesse nazionale. Che cosa poi sia danno per sé tocca a ciascuno Stato decidere, non sembra semplice considerando le tante implicazioni annebbianti la visione.                  Comunque uno Stato può restare sé stesso anche dando l’illusione di poter seguire altra via, di passare, a esempio, dal regime autoritario alla democrazia. Come la Cina, dal sistema politico poco definibile, data la presenza del capitalismo in una non democrazia e considerato inoltre il grande sviluppo economico senza libertà politiche. Eppure la Cina è passata, con l’ingresso nella WTO (Word Trade Organization) alla economia globale, a realizzare la più grande economia di mercato in un regime autoritario, combinando modernizzazione cosmopolitismo e nazionalismo. Nessuno stravolgimento per il Dragone: l’hardware è rimasto sempre uguale pur nell’adozione del software occidentale. Ed è su ciò che sembra fondarsi pure l’intesa con la Russia, intesa che potrebbe divenire durevole nel tempo e risultare inoltre vincente in quella che viene considerata la nuova guerra fredda: Cina e Russia insieme senza cadere, come in passato, nelle trappole degli Usa, finalizzate a renderle l’un l’altra nemiche. E in gioco entra l’abilità dei leader nella gestione degli eventi, soprattutto di quelli bellici. Xi Jiinping, nella guerra russo-ucraina, non si avventura in schieramenti, in condanne (è bene che il mondo occidentale gli resti amico, o almeno non nemico), continua a perorare, sin dall’inizio, la causa del dialogo, in questo modo diviene attore della globalizzazione scalzando Washington e tutto l’Occidente che si implicano. Da parte degli Usa tanti gli errori da remota data, dai bombardamenti della Jugoslavia, dalle guerre al terrorismo.                                                                                                  Intanto l’intesa tra Mosca e Pechino appare sempre più stretta, pur nella diversa natura di Putin e Xi Jiinping, nei differenti comportamenti: con buona dote di equilibrio Xi, freddo ma pronto alla denuncia Putin. E c’è, in opposizione all’Occidente, la BRICS, fondata il 2009, che nella economia riunisce Brasile Russia India Cina Sudafrica.                                                                                   La guerra non è cessata, continua con i bombardamenti russi di Odessa, Chernomorsk e Yuzhny, ma è stato qualche giorno fa firmato, tramite mediazione del Presidente turco Erdogan, l’accordo tra Kiev e Mosca della durata di 3 mesi, con cui si è sbloccato il grano ucraino salvando dalla carestia tanti Paesi.                                                                                     Nulla di nuovo: a ripercorrere il cammino umano troviamo tante guerre e carestie e crudeltà, e poi, di tanto in tanto, qualche passo indietro, un’azione a dare ristoro ai sofferenti.  Del resto Voltaire diceva che la storia è una raccolta di crimini, follie e sventure tra i quali ogni tanto incontriamo qualche virtù e qualche momento felice.                                                           E Tucidide, che della natura umana volta alla potenza e quindi all’annientamento dell’altro, della conseguente brevità di alleanze e trattati proprio per quella natura aveva consapevolezza, affermava: La storia si ripete.                                                        

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Antonietta Benagiano

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