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 ATTENZIONE: Da questa settimana uso un nuovo sistema per spedire IL PUNTO.

Diversi lettori che nei mesi scorsi risultavano cancellati e se ne lamentavano con me, dovrebbero ora nuovamente ricevere le news. Se ciò avviene, grazie per un cenno di avvenuto ripristino.

Con l’occasione ricordo che sono molto graditi nuovi indirizzi di lettori (e grazie quindi  a chi ha la cortesia di inviarmeli) mentre per cancellarsi basta cliccare sul punto indicato in calce alla mail.

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Durante il mese di agosto l’invio de IL PUNTO non sarà rigorosamente di venerdì, ma condizionato dall’ attualità, d’altronde anche la politica quest’anno  non va in vacanza.

Ricordo che comunque IL PUNTO della settimana è visibile sul mio sito www.marcozacchera.it .  

 

 

CENTRODESTRA: REGOLE PER VINCERE (O ALMENO NON PERDERE)

Giornate convulse per alleanze elettorali, simboli, collegi da assegnare e per tutti i partiti – comunque la si giri – la situazione è difficile, anche perché la riduzione a 600 parlamentari lascerà al palo buona parte dei papabili, degli speranti e degli uscenti.

Fioriscono i sondaggi: sulla carta ci sarebbero addirittura fino a 17 punti di distacco tra la coalizione del centro destra (Forza Italia – Lega – Fratelli d’Italia e cespugli) ed il PD che – pur “arruolando” altre formazioni politicamente vicine – sarebbe quasi ovunque sconfitto nei collegi uninominali (148 alla Camera e 74 al Senato) che in teoria dovrebbero ancora fare la differenza sul risultato finale nel complicato sistema del “Rosatellum”.

Ma mancano ancora 60 giorni alle elezioni, un conto sono i sondaggi e un altro i voti effettivi anche perché oltre un terzo degli intervistati (ammesso che dicano la verità nelle risposte) poi non vanno effettivamente a votare.

Segna comunque un punto a suo favore l’alleanza di centro-destra che si è messa subito d’accordo sull’indicazione del potenziale premier e sulla divisione dei collegi per ora sospendendo il fattore AUTOLESIONISMO di cui a destra sono/siamo specializzati. Mi sembra quasi un miracolo, ma bene così.

Va detto che ogni divergenza viene ingigantita dai media che devono trovare pur il modo di seminare zizzania, peraltro seminandola su terreno fertile.

Il caso della leadership era un esempio: sono anni che passa il concetto che il premier viene espresso dal partito più forte, cambiare le regole solo temendo FDI è una sciocchezza, anche perché Giorgia Meloni è l’unica “novità” sul mercato elettorale e – piaccia o meno –  raccoglierà consensi soprattutto da quella fetta di elettori da sempre ondivaga che rappresenta il partito della protesta (o della speranza). “Proviamo anche lei come ultima spiaggia, tutti gli altri ci hanno deluso” è il coro che credo tutti sentiamo in giro in questi giorni. Sciupare l’appeal della giovane leader di FDI può non piacere agli altri partner della coalizione, ma è il “valore aggiunto” che può far vincere la coalizione: vedreste qualcosa di nuovo nel volto di Taiani ?

Suona intanto a piene note la musica dei sinistro-benpensanti dal mal di pancia facile: da De Benedetti ai giornaloni di sinistra, dai (ben pagati) intellettuali DOC di aria PD ai commentatori di professione, dall’Annunziata su Rai 3 alla Gruber su La7. E’ una incessante una litania di “ombre nere”, “neofascismo”, “populismo”, “sovranismo”, “deriva autoritaria”, “trame oscure”, “democrazia a rischio”, ora anche “manovre russe”.  Il New York Times ed il Guardian (che in Italia starebbero politicamente a metà tra Repubblica e il Manifesto) vengono invocati per la “preoccupazione americana” se mai vincesse la destra. Non credo sia questo il rischio, piuttosto una preconcetta ritrosia europea a riconoscere l’eventuale risultato elettorale e quindi un sostanziale preconcetto politico contro l’Italia che andrà affrontato con fermezza.

Intanto ampio spazio sui media ai ministri di FI che lasciano il partito, non tanto per nobili ideali quanto soprattutto perché a settembre perderebbero il posto. Posso capire Brunetta che ha dei meriti e valori personali, ma mi spiegate per quale grazia divina la Carfagna e la Gelmini abbiano ancora qualcosa da lamentarsi? Osannate a vita, sempre “nominate” (e mai elette) con posti e incarichi sicuri, riverite ed invidiate: dov’è il loro percorso di “gavetta” tale da far loro meritare qualcosa di più di tutto quello che hanno avuto?  Ma ovviamente sono ora strumentali ai media avversari e quindi diventano le voci “democratiche” e in chiave anti-cdx.

 

PROGRAMMI

Ma adesso proviamo a rovesciare il gioco: per vincere, infatti, non servono solo i voti – soprattutto quelli dati per disperazione o rassegnazione – ma i programmi, ed è qui che un minimo di serietà nel cdx è necessario.

E’ infatti già cominciato lo show delle proposte mirabolanti a colpi di mille euro di pensione al mese: signori, basta show, non è il caso!

Un centro destra credibile deve smetterla con gli slogan e deve scegliere persone serie con alcuni punti precisi e concreti (soprattutto realizzabili) proponendoli come coalizione (vedi flat tax) e non per singola visibilità di partito. Non deve vendere illusioni irrealizzabili, soprattutto tenendo conto di una situazione economica che dall’autunno sarà tremenda e di cui si darà la colpa al governo uscito dalle urne.

TV, giornali, Unione Europea, BCE: se il cdx vince sarà un mitragliamento contro l’Italia perché il REGIME DI BRUXELLES (è ora che cominciamo a chiamarlo così) non può ammettere che qualcun altro si dissoci (dopo Ungheria, Polonia ecc.) da una linea “politicamente corretta” su temi importanti o si romperebbe questo tacito patto del sempre più evidente gruppo di potere che è al vero comando della UE. Un accordo  non è solo economico ma anche di una lettura “laica” delle cose distruggendo e violando principi che – prima che naturali o religiosi – sono, almeno a mio avviso, soprattutto di buon senso.

Chi ha seguito “Report” sullo scandalo delle vicende europee del gas (domenica sera su Rai 3), ne sarà uscito inorridito, eppure temo sia la realtà con Germania, Bruxelles ed UE alle prese (e nelle mani) della speculazione, dell’alta finanza, delle truffe, dei prezzi drogati del gas e delle materie prime. Sono argomenti che tutti i cittadini cominciano ad intuire, ma che non possono percepire chiaramente soprattutto perché di queste cose si parla troppo poco e da Bruxelles si preferisce non parlarne.

Per questo, se vincerà il centro-destra, l’Italia dovrà in qualche modo distinguersi sia su alcune scelte etiche fondamentali che su linee politiche).

Utile sarà per esempio cominciare a chiedere l’allontanamento di Gentiloni che – come un turacciolo – è sempre lì a galleggiare ed a rappresentarci “tutti” a dispetto di ogni maggioranza di governo. Come sempre (e da decenni) c’è infatti solo un esponente del PD a parlare a nome dell’Italia, un’altra anomalia non più sopportabile.

In fondo – pensateci – lo stesso avviene però quasi ovunque e su tutti i temi, dalla cultura all’economia alla giustizia. I PD è infatti essenzialmente “il partito del potere” ed è questa la sua grande forza che schiererà anche questa volta, sperando di vincere o almeno di non perdere sapendo che anche quando perde (ovvero quasi sempre) riesce comunque poi a restare al governo – e soprattutto nel sottogoverno – soprattutto per incapacità altrui nel scegliere donne e uomini di qualità.

Quanti collegi a destra sono stati assegnati nei decenni alle “amiche” del Capo o agli amici di merenda? Mamma mia… Ecco, che miracolo sarebbe se questa volta le scelte nel cdx seguissero oggettivi criteri di qualità, anche se non mi faccio troppe illusioni.

Insomma: invece della solita la minestra riscaldata del dibattito tra “sovranisti” contro “moderati” cominciamo a parlare di onesti o disonesti, di capaci ed incapaci che non hanno mai un singolo colore politico, ma sono sempre trasversali.

Per esempio a destra si cominci ad annunciare di voler contrastare l’apparato burocratico europeo che sta diventando peggio di quelli nazionali, insistendo per tagliarne i costi. Ecco un primo spunto per un programma coraggioso, vedremo se il centro-destra avrà il coraggio di sostenerlo.

 

ANARCHICI

Verbania (allora Pallanza) sul Lago Maggiore è stata la patria della famiglia Cadorna, dal “generalissimo” Luigi (quello della prima guerra mondiale) al figlio Raffaele leader del CNL ma – prima ancora – di Carlo, presidente della Camera dei Deputati, ministro sabaudo e poi del neonato Regno d’Italia. Nottetempo un imbecille (poi già identificato) ha lordato di slogan e sigle anarchiche il monumento a Cadorna sul lungolago, ma – nella sua abissale ignoranza – ha perfino sbagliato monumento e così, anziché prendersela con il mausoleo del generale, se l’è presa con quello dello zio Carlo (già morto a fine ‘800) che certo non è mai stato un militarista.

Non ci sono più in giro gli anarchici di una volta!

 

UN SALUTO  A  TUTTI, BUONE VACANZE E BUON 25 SETTEMBRE !               MARCO ZACCHERA

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