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Le piramidi: uno scherzo degli egiziani. Tutti i napoletani lo sanno. Le piramidi furono costruite a partire dalla cima

 

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Egiziani buontemponi ed ingegnosi ci hanno tramandato solo i loro misteri. Né filosofie o letterature ma architetture le cui costruzioni arrovellano il cervello dei migliori ingegneri dell’era moderna 4.0. Come hanno fatto a trasportare, tagliare, ma soprattutto sollevare milioni di massi di tonnellate e tonnellate per costruire le piramidi? Occorre il sistema deduttivo per scoprire l’arcano e non quello induttivo. Più che lo squadro, gli scalpelli e la fantaingegneria troppo moderna per l’epoca dei Faraoni, ci deve venire in soccorso l’intuizione e la filosofia. È molto più utile Aristotele in questo caso che la memoria di un computer che non discute ma sancisce ed elabora, senza intuire, solo sistemi assai complessi. Insomma è l’intuizione semplice ma acuta a svelare il mito di costruzioni definite impossibile secondo le conoscenze degli egiziani. Allora… Gli egizi cominciarono dalla punta a costruire una piramide partendo, ovvio, da un progetto calcolato e dettagliatamente messo su carta (ops papiro). La nostra fantasia ed intuizione ci farebbe pensare subito a piramidi, costruzioni scolpite a terra sgrossate dalla sabbia che man mano veniva eliminata e portata altrove. Questa teoria presuppone un minimo di conoscenza geologica che non possediamo ma, si riconosca, essere suggestiva. Una sorta di scultura che fuoriesce dalla sabbia su grandi distese di pietra esistenti nel sottosuolo. Procedendo in questo modo tutta la sabbia di risulta poteva essere facilmente trasportata altrove facendo ‘partorire’ dalla terra la costruzione. Se, ob torto collo, fossimo costretti a scartare tale ipotesi causa il responso degli ‘scienziati della terra’ allora non ci resta che pensare alla ipotesi più semplice e logica: gli egiziani hanno cominciato dalla cima a costruire le piramidi in base sempre ad un progetto che consentisse loro di programmare gli interni nella maniera più agevole possibile. Fatta la cima si provvedeva a costruire il secondo strato di piramide con i cunicoli e le stanze che avrebbero rappresentato la costruzione finale. Man mano che i lavori procedevano gli egiziani provvedevano a portare in altri luoghi la sabbia residuale. Con un sistema semplicissimo di ponteggi avrebbero potuto ‘’inserire’’ sotto un livello terminato il successivo da costruire. L’errore che si commette oggi è quello di carattere procedurale. Si cerca, cioè, di dimostrare come abbiano fatto gli egizi dando per scontato che essi abbiano cominciato a costruire dalla base salendo sino alla cima per costruire una piramide.  Si cerca di dimostrarlo con soluzioni che attualmente sono banali ma anche la banalità ha una logica che va inquadrata in un determinato periodo storico e di un alto livello di conoscenza.Quindi se si accettasse questa ipotesi si risolverebbero in un colpo solo tutti i dilemmi che tali imprese mostrano in modo eclatante. Gli egizi cominciando dalla fine e cioè dalla punta delle piramidi a scendere hanno mostrato non le millantate competenze ingegneristiche tanto osannate ma una fervida intelligenza ed intuizione. Tutto questo i napoletani lo sanno perché questi due ingredienti: intelligenza ed intuizione sono gli elementi base del ‘lievito’ madre del DNA napoletano. Bravi gli Egizi ci avete voluto prendere in giro ma con i partenopei non attacca!

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