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MASKS AND WORDS

Difficile che alle parole enfaticamente volte a rendere giustizia ai diseredati seguano poi i fatti, che sono i soli a dare a quelle credibilità attraverso la sostanza, nelle parole non ancora esistente. Quei fatti debbono, purtroppo, fare i conti con la natura degli esseri umani i quali, nel tempo concesso loro alla scena, indossano tutti la maschera, anzi diverse maschere (per la famiglia, per la società, per i particolari momenti della vita), e fra esse in primis quella per sé stessi.                                                                                                                             Pertanto ciascun essere dell’umana famiglia, tolte le maschere, si ritrova nullità. Chi può infatti dire di sé ciò che in effetti è? Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla neppure io di me, è quanto Luigi Pirandello fa dire a Vitangelo Moscarda, protagonista della sua ultima opera Uno, nessuno e centomila, quasi testamento del pensiero dello scrittore.                                                                                                                            Del resto l’individuo, in tutte le lingue europee, è detto ‘persona’, dal latino persona, voce di origine etrusca che da ‘maschera teatrale’ passò a significare ‘individuo’, deducendosi da ciò come individuo/maschera è da ritenersi un tutt’uno.                                                                        Come un tutt’uno è maschera/inganno che, oltre ad essere danno per gli altri, ugualmente lo è per lo stesso individuo, non in grado neppure di riconoscersi.                            Ma, passando all’inganno volto agli altri, anche noi, come lo storico Erodoto, riteniamo che sia più facile ingannare una moltitudine che un uomo solo, soprattutto se la mente è tutta volta a quell’arte, in tal caso un inganno, come suol dirsi, tira l’altro.                                   Gli uomini infatti non possono non obbedire alle necessità, pertanto, se tanti sono in condizione di necessità, si lasciano facilmente ingannare.                                                                                       E funziona, l’inganno, in tutte le guerre, le quali lo hanno a fondamento, continua poi a predominare, come anche dai recenti accadimenti russo-ucraini possiamo dedurre. L’inganno, però, sembra normale in guerra, quasi rientrante nelle regole dell’arte guerresca per trarre l’altra parte in errore, ed esse possono considerarsi anche lecite, ammesso che non violino le norme internazionali di comportamento.                                                                                                                              In pace non dovrebbe l’inganno essere ammesso, non lo è infatti, anche se da sempre presente. Parecchi prosperano con le scaltre menzogne che vengono accolte come verità da quanti si trovano in necessità. In che senso prodest? C’è una cosa più del denaro per la quale valga la pena ingannare? Con esso non si compra di certo la felicità, né il tempo che scorre, la buona salute e tanto altro rientrante in quanto veramente conta nella vita, eppure è il denaro ad essere ambito da sempre e particolarmente in una società che Heidegger già tempo addietro definì calcolante. E il denaro, come rifletteva Dostoevskij, è la cosa più volgare e odiosa che ci sia perché può tutto, perfino conferire talento. E avrà questo potere fino alla fine del mondo.                                                                                                                            Pecunia è sull’alto podio, nella nostra società è essa soltanto ad essere valore, attorno non ha altro a competere, e l’inganno cresce. In tutti i grandi ingannatori – diceva Nietzsche- è degno di nota un fenomeno al quale essi devono il loro potere. All’atto dell’inganno vero e proprio, fra tutti i preparativi, come l’orrendo nella voce, nell’espressione e nei gesti, in mezzo all’efficace messa in scena, sopravvive in loro la fede in sé stessi: è questo che poi parla così miracolosamente e convincentemente a coloro che stanno intorno.                                                                                              Le grandi truffe, come abbiamo potuto constatare in questi giorni dalle res legate alle coop, sono semplici e producono gli effetti programmati: benessere per sé e malessere per i malcapitati, vale a dire per coloro che, essendo in condizioni di necessità, possono essere ingannati. Differenza drammatica e la condanna non può non essere maggiore.                                                                                                                             Nelle situazioni accennate ci sono poi quelli che abbandonano l’indifendibile, ma ci sono pure altri che lo difendono e, così facendo, nel mentre proclamano a gran voce i diritti, si dimenticano di difendere gli ingannati.                                                                                          Comunque, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite denomina Crimini di lesa umanità le gravi violazioni, sia in pace sia in guerra, del diritto umanitario, perpetrate da individui singoli o da gruppi organizzati. Le violazioni sono soggette al giudizio di un Tribunale Internazionale che agisce in base a un regolamento in vigore.                                           Bisogna, però, dire che anche la maschera/inganno dalle sinapsi non propriamente brillanti potrebbe farla franca se ha avuto in regalo un ruolo che lo tutela, se alle spalle c’è chi ha interesse a mantenerlo nel suo ruolo.                                                                                     Ma vogliamo concludere con un pensiero di Lincoln: Potete ingannare tutti per qualche tempo, o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per i fondelli tutti per tutto il tempo.

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                                               Antonietta Benagiano    

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