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Venerdì 2 dicembre, alle 21.30, una nuova diretta Facebook, Youtube e Linkedin dedicata alla strage del bus ungherese avvenuta il 20 gennaio 2019 a Verona. Saranno presenti alcuni familiari delle vittime. Intanto, non si fermano le tragedie sulle strade italiane: dopo la morte dell’ex ciclista Davide Rebellin, travolto e ucciso da un camion pirata, un nuovo appello delle associazioni al Governo, al Parlamento e al Presidente della Repubblica

 

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Si allungano i tempi della giustizia per i familiari degli studenti ungheresi morti sull’autostrada A4, in provincia di Verona. L’udienza del 28 novembre è stata aggiornata al mese di aprile 2023. Il tutto mentre l’autostrada dove avvenne la tragedia continua a essere pericolosa. «Quando il nostro legale, l’avvocato Davide Tirozzi, ha chiesto insieme ad alcuni parenti delle vittime ungheresi se la situazione sull’autostrada teatro della strage fosse oggi mutata, il legale degli imputati ha risposto che questo non c’entra con il processo», denuncia Alberto Pallotti, presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada ODV, che è parte civile nel procedimento.

I fatti risalgono al 20 gennaio 2019, quando un bus di studenti ungheresi si schiantò contro un pilone del cavalcavia dell’autostrada A4 Milano-Venezia, si incendiò e morirono 17 persone. L’autista del bus, Janos Varga, è stato inizialmente condannato a 12 anni di reclusione, pena in seguito dimezzata, ma è stato arrestato in patria. Endre Szendrei, zio di una delle vittime ungheresi, commenta: «Questi tempi lunghi sono stati finora fisicamente ed emotivamente impegnativi per le persone coinvolte. Molti nonni anziani sono in attesa di risposte sui responsabili della tragedia e possono solo sperare che il resto della loro vita sia sufficiente per avere un verdetto. Chiediamo al Ministro della Giustizia italiano di fare il possibile per accelerare il nostro caso».

Proprio alla vicenda del bus ungherese sarà dedicata la diretta Facebook, Youtube e Linkedin organizzata per il 2 dicembre alle 21.30 dall’Associazione Unitaria Familiari e Vittime della Strada ODV, che riunisce l’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada ODV e l’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada ODV. Il dibattito sarà moderato dal giornalista Dino Stefano Frambati, con la regia di Biagio Ciaramella. Ospiti: Alberto Pallotti e l’avvocato Davide Tirozzi. Alla diretta interverranno alcuni familiari delle vittime ungheresi.

 

Intanto, all’udienza del 28 novembre è stato ascoltato il perito Carlo Giuliani, il quale ha riferito che i guard rail esistenti sull’A4 ancora oggi non proteggono. «Giuliani ha fatto una lista dettagliata delle problematiche e delle situazioni di pericolosità presenti in autostrada», ha dichiarato l’avvocato Davide Tirozzi, «È poi iniziato il controinterrogatorio da parte dei difensori degli imputati, che hanno cercato in tutti i modi di mettere in difficoltà Giuliani. Il perito si è difeso bene, contrastando le incongruenze che volevano evidenziare i difensori degli imputati. La prossima udienza si terrà ad aprile 2023, confidiamo che venga fatta chiarezza sulle dinamiche e sulla responsabilità dei soggetti coinvolti».

«Esiste una situazione di pericolo», ribadisce Pallotti, «evidentemente 17 morti non sono bastati. Il pilone non era a norma e ancora non è stato messo in sicurezza».

«Il perito Giuliani», continua Pallotti, «ha fatto il resoconto preciso di una brutta pagina di storia italiana, iniziata quando, nel 1987, fu fatto il bando di gara per l’appalto dei guard rail sul tratto Brescia-Padova. Furono previsti lavori per 5 miliardi di lire, ma l’asta andò deserta e i lavori furono assegnati con un affidamento diretto, modificando l’importo originario di spesa fino ad arrivare a 52 miliardi di lire. Il compartimento dell’Anas di Venezia chiese almeno un crash test, che una volta effettuato evidenziò come lo spazio di deformazione massimo fosse di 87 centimetri». «Il pilone su cui si è schiantato il bus ungherese», continua Pallotti, «è situato a 58 centimetri dal guard rail. Il crash test è stato fatto con i sostegni dei piloni a 1,5 metri di distanza tra di loro. Incomprensibilmente, i sostegni nel caso in questione sono a 2,25 metri di distanza tra di loro. È fondamentale ricordare che una circolare ministeriale prescriveva di proteggere i piloni dei cavalcavia e gli ostacoli fissi aumentando i sostegni del guardrail».

 

Intanto, le tragedie sulle strade italiane non si fermano. Proprio nelle ultime ore, a Montebello, in provincia di Vicenza, ha perso la vita l’ex ciclista Davide Rebellin, travolto e ucciso da un camion pirata. «Lo ripetiamo da anni: bisogna modificare la legge sull’omicidio stradale», dicono Alberto Pallotti e Biagio Ciaramella, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Associazione Unitaria Familiari e Vittime della Strada ODV e dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada ODV, ed Elena Ronzullo, presidente dell’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada ODV, «ci appelliamo al Governo, al Parlamento e al presidente della Repubblica perché si attivino a favore della sicurezza stradale e della giustizia per le vittime della strada e i loro familiari. Noi, da parte nostra, non smetteremo mai di lottare».

 

 

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