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IL PUNTO   n. 893 del  20 gennaio 2023

di MARCO ZACCHERA

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MAFIA

La mafia non può ammettere di essere sconfitta perché perderebbe il proprio potere e ricordiamoci soprattutto di questo quando subito sono cominciate a girare le “voci” – non disinteressate – su un Matteo Messina Denaro che si sarebbe “auto-catturato”.

Se la mafia ammettesse che neppure il boss dei boss è al sicuro non avrebbe più la forza di imporre ricatti ed ha quindi tutto l’interesse a far girare simili notizie.

Un convinto grazie quindi ai Carabinieri, alle Forze dell’Ordine e ai Magistrati “limpidi” che con i fatti dimostrano che anche i padrini-assassini, alla fine, perdono sempre.

 

VERGOGNA A RIYADH

Sono un deluso tifoso milanista, ma mercoledì’ sera mi sono vergognato e non già per i tre gol subiti dall’ Inter ma per il desolante spettacolo di una finale di  “Supercoppa Italiana” giocata a Riyadh in Arabia Saudita, davanti a spalti desolatamente  semivuoti e inneggianti a Ronaldo (??!!) solo due giorni dopo che il governo saudita (quello che detiene il record mondiale di 81 condanne a morte eseguite in un solo giorno il 12 marzo 2022) aveva condannato a morte anche Awad Al-Qarnim, 65 anni, cittadino anglo-saudita “colpevole” di aver scritto un tweed contrario al governo.

Pensate per un attimo se Milan ed Inter – dimostrando di non correre solo dietro ai soldi, ma di avere anche un minimo di coscienza – avessero per protesta rifiutato di giocare a Riyadh optando per disputare la partita semplicemente al Meazza a San Siro (cosa peraltro logica e giusta), magari offrendo in beneficenza una parte dell’incasso.

Sarebbe stato uno schiaffo ai soldi dei sauditi (che hanno anche loro invaso lo Yemen “alla Putin” ma fa figo non ricordarlo) e magari qualcuno nel mondo avrebbe potuto notare “Guarda questi italiani che hanno anche un pò di coerenza e spina dorsale…” Macchè, davanti ai soldi ci inchiniamo tutti…

 

Approfondimento: RIFLESSIONI SUL DRAMMA UCRAINO

Ci mancava l’invito di Zelensky al festival di Sanremo per rischiare di trasformare il dramma dell’Ucraina in una vera pagliacciata, tutti alla rincorsa dell’“audience”.

La presenza del presidente ucraino allo show mi sembra davvero una sciocchezza, ma soprattutto una mancanza di rispetto per le migliaia di morti della guerra.

Anche per questo vorrei tentare un ragionamento sulla situazione in Ucraina sapendo in anticipo che  riceverò ogni sorta di critiche.

Ci avviamo infatti al 12° mese di guerra e la situazione sul campo è – sostanzialmente – quella di una settimana dopo l’invasione russa, un atto inaccettabile e che ha posto Putin contro il diritto internazionale, la logica e perfino il buonsenso.

A Kiev c’è però un personaggio salito agli onori del mondo come mai avrebbe potuto immaginare, questo Zelensky che oggi è appunto una star, mentre il suo paese è aiutato a tutti i livelli, può controbattere militarmente colpo su colpo e – con il sostegno quasi unanime dei media mondiali – sa di avere alle spalle una riserva inesauribile di armamenti. Ma che interesse avrebbe mai Zelensky a volere una pace?

Quando Biden annuncia (19.1.2023) l’invio di nuove armi per 2,5 MILIARDI di dollari l’affare per Zelensky è di continuare ad oltranza, soprattutto se Biden pare che ora appoggi anche gli attacchi “preventivi” sul territorio russo.

Incidentamente, ricordiamoci che con questa somma i 500 MILIONI di esseri umani che rischiano la fame mangerebbero per più di una settimana.

Un anno dopo l’avvio della guerra la Russia non sembra però economicamente prostrata, la gente – volente o no – ubbidisce agli ordini e tira avanti senza grandi restrizioni economiche, visto che in guerra ci vanno soprattutto i contadini, la vera “carne da macello” di tutte le guerre e le sanzioni non si sono dimostrate particolarmente efficaci.

Nello stesso periodo l’Europa, già provata dal Covid, è invece precipitata in un grave crisi soprattutto energetica e l’inflazione che ne è venuta in conseguenza ha scardinato i bilanci statali, ha indebitato i governi (soprattutto quelli che non hanno alternative energetiche), ha fatto crescere i prezzi colpendo soprattutto i ceti più poveri.

Il problema è adesso decidere se e come uscirne.

Ci sono sostanzialmente due strade: una è continuare quella attuale armando l’Ucraina con ogni difesa possibile in attesa che riconquisti il Dombass e ci provi con la Crimea, l’altra è considerare lo stato di fatto, spingere davvero le parti a negoziare, imporre un armistizio magari dichiarando ufficialmente russa la Crimea (come è nella storia…) e trovando formule di ampia autonomia per l’est Ucraina, rendendo “conveniente” il cessate il fuoco anche per Putin.

Certamente la prima scelta è quella più giusta dal punto di vista dell’etica e del diritto, ma la seconda è decisamente la più “umanitaria” per le popolazioni coinvolte e soprattutto converrebbe anche per noi. Sarebbe forse l’unica scelta realistica visto che di fatto entrambe le parti possono crescere in armamenti e missili causando morti innocenti, rovine e alla fine – Dio non voglia – un pazzo potrebbe schiacciare il grilletto atomico.

Si dirà che così Putin avrebbe vinto, ma non è vero perché avrebbe comunque sacrificato il suo paese per un controllo indiretto di pochi territori. Quello che più mi mette in imbarazzo, però, è soprattutto che – a parte Papa Francesco che quando parla di queste cose non viene minimamente ascoltato (soprattutto dal “cattolico” Biden) – nessuno in Europa sembra volere provare a tessere un minimo di rapporti di pace e – anzi – i toni, le discussioni, i vertici, le minacce sembrano costruite apporta per allontanare ogni speranza di negoziato.

Al di là di frasi di circostanza concretamente non si vuole fare nulla. Ascoltate il segretario generale della NATO Stoltemberg, oppure il ministro degli esteri europeo Josef Borrell: perfino il loro tono di parlare è una quotidiana provocazione a Putin, sembra ci sia il desiderio di rendere ancora più isterico e rabbioso l’avversario.

Mai uno spiraglio concreto, una proposta di tregua d’armi, una offerta per aprire una possibile trattativa: solo escalation di armi, missili, contraerea e carri armati.

Ed è qui che mi nasce un dubbio profondo: ma a chi conviene continuare in una guerra umanamente dissennata? E’evidente: ai “falchi”, a chi commercia in armi, a chi specula e commercia in materie prime, a chi ha voluto eliminare un qualsiasi accordo o alleanza strategica UE-Russia per i tempi futuri, a chi ha sabotato i gasdotti sottomarini e fatto schizzare i prezzi dell’energia speculandoci sopra.

Tutti in Europa sembrano essere contro Putin ed è giusto, ma allora perché contemporaneamente si resta silenziosi verso tante altre dittature, governanti sanguinari, repressioni evidenti: perché questa assordante disparità di comportamento? In Iran si muore se non porti il velo, in Arabia Saudita se usi un twitter contro il governo, in Afghanistan si torna al medioevo, in Africa milizie ammazzano, invadono e distruggono, milioni di profughi sono stati creati da “nostre” guerre folli e vagano disperati nei deserti… Ma per l’Europa queste cose contano poco o niente.

Conta solo l’Ucraina, ma anche perché è diventata un mega-business e d’altronde da sempre la guerra fa nascere e crescere gli affari, i “danni collaterali” sono sempre un optional sulla pelle della gente.

Cerchiamo allora di essere rigorosamente logici: se le “sanzioni” servissero davvero a qualcosa Putin sarebbe allo stremo da tempo ed invece non lo è, segno che servono a poco o a niente, anche perché lo Zar si approvvigiona ad oriente. Qualcuno vuole cominciare ad ammettere – dopo 11 mesi – che questa strategia è sostanzialmente fallita e quelle sanzioni hanno soprattutto danneggiato alcuni paesi d’Europa e in particolare alcuni settori che purtroppo erano quelli di punta per l’Italia, dai mobili alla moda, oltre alla terribile bolletta energetica che ci abbatte, mentre non colpisce Gran Bretagna, Olanda, Norvegia ecc.ecc. ?

Perche dopo un anno la guerra è sostanzialmente in stallo, non siamo certamente all’ultima spallata come sperava Cadorna mandando i fanti a morire sull’Isonzo e piuttosto ricordiamoci che a Verdun dopo tanti mesi di massacri non aveva vinto nessuno.

Intanto il debito pubblico sale, i governi (non solo il nostro) debbono indebitarsi per sostenere l’economia, ma così salgono gli interessi sul debito in una spirale senza fine. L’autonomia politica delle nazioni europee decade e cresce il controllo economico della BCE che ha di fatto ormai un potere di veto assoluto, altro che i risultati elettorali…  Ma se tutto è nuovamente una questione economica, come la mettiamo allora con il “diritto umano e dei popoli” per difendere il quale eravamo partiti?

Dopo 11 mesi di guerra è legittimo e vero poter dire che effettivamente gli USA ci hanno spinto e mantenuti ad una “guerra per procura” per la gioia dei loro (e nostri) fornitori di armamenti dipinti come grandi difensori della libertà, ma forse anche per più profani profitti.

Io, “occidentalista” e filo USA da sempre, mi trovo spiazzato dalla attuale assurda politica americana e da un’Europa che vi corre dietro senza ragionare.

 

Anche perché nessuno ci spiega con chiarezza quale sia veramente la situazione interna in Russia e in Ucraina dove i deputati dell’opposizione sono spariti, i religiosi ortodossi russi espulsi, milioni di ucraini “russofili” (che ci sono, è una realtà storica, non li ha inventati Putin!!) sono considerati traditori. Così come non credo che la tradizionale e ben radicata corruzione ucraina sia stata messa all’angolo, anzi, e nessuno sa bene (o ci dice) dove finiscono le armi e i contributi italiani.

 

Approfondimenti di questo tipo sulle nostre TV non se ne ascoltano mai.

Sullo sfondo restano poi i tanti misteri sulla salita al potere proprio di Zelensky, i maneggi della famiglia Biden, il ruolo degli oligarchi (non ci sono solo quelli russi!).

Ma possibile che alcuni paesi europei – compreso il nostro – non debbano cominciare a discutere anche di queste cose? Non per abbandonare l’Ucraina il giorno dopo, ma per cominciare a valutare i pro e i contro di una guerra infinita e all’obiezione che se ci fermassimo adesso Putin pian piano si mangerebbe l’Europa come Hitler nel ’38 obietto che se Putin lo avesse veramente voluto, in una settimana – almeno all’inizio della guerra – sarebbe arrivato a Kiev.

Ma non aveva – allora come oggi – alcun interesse a farlo e forse adesso ha giusto solo le forze per mantenere lo status quo, ma anche per difendersi ad oltranza.

Se gli alleati rafforzeranno ancora l’Ucraina lui farà salire di un’altra tacca il terrore missilistico e se arriveranno i patriot e la nuova contraerea (italiana e NATO), salirà di due tacche e così via: è una partita a poker, con continui rilanci di terrore.

Se non diciamo “vedo” e fermiamo il gioco, però, se non facciamo nulla di concreto per rompere il cerchio alla fine questo gioco sarà un disastro per tutti.

 

URSS A CONGRESSO

Finiamo con un po’ di sana allegria… Si è svolto a San Lazzaro il XX congresso della CGIL di Bologna che è terminato al suono del potente inno dell’Unione Sovietica diffuso a tutto volume a far da corona ad abbracci e pugni chiusi finali.

Ognuno suona quello che vuole, l’inno della fu URSS (che è poi tuttora quello della attuale Federazione Russa, visto che sono state cambiate alcune parole, ma non la melodia) ha una musica bellissima e travolgente, ma – suonato proprio nel giorno in cui l’Italia annunciava l’invio in Ucraina delle più moderne batterie antimissili disponibili – lascia un pochino perplessi. Si sono scusati dicendo di aver confuso l’ inno russo con l’Internazionale ma è una balla: se volevano sfumavano subito la musica e la cambiavano, invece…”avanti, compagni”! Che ne dicono di questa piccola incongruenza gli altri sindacati e dalle parti del PD?

 

Buona settimana a tutti!

MARCO ZACCHERA

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

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