Una riflessione sulle disuguaglianze
di Francesco S. Amoroso
L’articolo 36 della Costituzione statuisce: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
Una norma disattesa nella realtà, perché l’Italia è purtroppo il quarto Paese per lavoro povero in Europa con l’11% contro una media UE del 9% dopo Romania, Spagna e Lussemburgo.
Questo incipit può esserci di aiuto per parlare del tema disuguaglianze nel mondo del lavoro, e del tema più in generale.
Adriano Olivetti, imprenditore e industriale dell’omonima azienda di macchine per scrivere, saggiamente diceva che «nessun dirigente, neanche il più alto in grado, deve guadagnare più di dieci volte l’ammontare del salario minimo». È una questione di giustizia, aggiunge chi scrive, opinione che spera sia condivisa dai lettori di questo articolo.
Qualche tempo fa, nelle pagine economiche di uno dei principali giornali italiani, è apparsa una notizia, sulla quale fare una doverosa riflessione.
I supermanager delle maggiori società quotate in Borsa ricevono una retribuzione di poco superiore ai 2 milioni di euro, impiegano cioè 5 giorni e mezzo per raggiungere i 30.000 euro di stipendio medio di un dipendente privato.
Questo avviene mentre l’inflazione erode i salari dei lavoratori.
Significa 5.500 euro al giorno, una categoria di lavoratori privilegiata quella dei supermanager, che hanno registrato un incremento delle loro retribuzioni del 37%.
Mediobanca evidenzia che lo stipendio medio di un top manager è oltre 36 volte il costo medio del lavoro (56.900 euro), e occorrono quindi 36 anni a un lavoratore medio per guadagnare quanto un suo apicale nel 2020.
L’ultimo stipendio di Sergio Marchionne a Fca nel 2017 fu di 9,7 milioni di euro: 437 volte quello di un metalmeccanico.
Una domanda a questo punto sorge spontanea, in base a quanto statuisce l’articolo 36 della nostra Costituzione possono esistere nel mondo del lavoro compensi così stellari in rapporto alla quantità e qualità dell’attività svolta?
In altre parole può esistere un lavoro, seppur di grande responsabilità, da retribuire con 5.500 euro al giorno?
Ai lettori la risposta.
Per poter fare una comparazione, un pilota di Ita (la compagnia aerea che ha preso il posto di Alitalia) con 12 anni di anzianità, anche lui gravato da una grande responsabilità, guadagna 4.000 euro al mese.
Secondo l’Ocse l’Italia è l’unico Paese europeo che negli ultimi 30 anni ha registrato una regressione dello stipendio annuale medio del 2,9%.
Insomma le disuguaglianze sono molto aumentate in questi anni, una constatazione supportata da statistiche ufficiali che ci dicono che la percentuale di famiglie in condizione di povertà assoluta, è più che raddoppiata negli ultimi 15 anni.
Siamo uno dei Paesi europei con più disuguaglianze.
Tra inflazione e covid lo scorso anno nel mondo sono cadute in povertà estrema tra i 75 e i 95 milioni di persone in più rispetto alle previsioni pre-pandemia.
Le dieci persone più ricche possiedono quanto il 25% delle persone più povere del mondo, e ciò dimostra quanto l’attuale sistema sia altamente disfunzionale.
I governi devono inserire nella loro agenda questo rilevante tema sociale per ridurre queste disuguaglianze e far in modo di assicurare a tutti la possibilità di avere una vita dignitosa.