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FINO A QUANDO SUL RING?

Serpeggiano dubbi sul ring, su quando far gettare la spugna: non si può all’infinito alimentare la rovina. Nella Nato è l’Ungheria il primo Stato a chiedere ufficialmente la pace in Ucraina: “Dopo un anno di guerra tra russi e ucraini è venuto il tempo della pace. Il nostro impegno è rivolto a un ‘cessate il fuoco’ che avvenga quanto prima”. E’ questa la risoluzione del Parlamento ungherese, di un Governo fedele alla linea del non invio di armi a Kiev. E il Primo Ministro Viktor Orban critica la “febbre di guerra” dei leader occidentali, può portare a un nuovo conflitto mondiale. Non viene, però, chiesto il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina, conditio sine qua non perché si possa giungere alla pace.                                 La drammatica guerra continua con distruzioni (già si fanno avanti per la ricostruzione e si comprende perché) e migliaia di morti, con una serie di battaglie che vengono combattute per il controllo delle città, spesso snodi fondamentali sull’area circostante all’una o all’altra parte.                                                                                                          Intanto gli Statunitensi, sempre più presi dai tanti problemi interni, cominciano a stancarsi del sostegno illimitato del loro Governo all’Ucraina (armi e quasi 74 miliardi), e c’è chi afferma che da parte di Biden l’essere contro Putin è per giustificare quell’escalation militare verso cui il Presidente propende. Comunque l’Ucraina sembra avere talora la funzione di distrarre gli Usa da altro, da Taiwan, a esempio, e ciò può stare bene alla Cina che appare quest’anno pur essa in battuta di arresto. Xi Jinping, mentre apertamente continua a dichiarare la sua prepensione alla pace (gli serve a costruire supremazie nel globo), d’altro canto forse preferisce che la guerra vada avanti tenendo alquanto impegnato Biden. Del resto per George Orwell “il linguaggio politico è concepito in modo che le menzogne suonino sincere”. Così sempre, quindi anche nel nostro tempo e in questa guerra dove neppure mancano complotti, mercenari, milizie straniere, imprenditori all’arrembaggio, armi molto sofisticate a più ampia rovina e morte.                                  Zelensky comprende bene la stanchezza della guerra anche in chi non la combatte ma ne subisce le conseguenze e, quasi a ravvivare il consenso all’Ucraina e quindi la necessità di inviare aiuti massicci per abbreviare i tempi della vittoria, visita vari Stati europei con lo scopo di avere conferma degli aiuti. Viene ricevuto lo scorso 13 maggio 2023 con onori istituzionali dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i quali confermano gli aiuti all’Ucraina; il giorno successivo dal Cancelliere Federale della Germania Olaf Scholz che offre un pacchetto di aiuti da 2.7 miliardi, poi dal Presidente francese Emanuel Macron che definisce la Russia “vassallo della Cina”; vola infine il 15 maggio a Londra dove viene a Bukinghamshire ricevuto dal Premier britannico Rishi Sunak, proprio mentre nell’autoproclamata Repubblica di Lugansk un attacco esplosivo ferisce gravemente il ministro filorusso Igor Kornet e altri ammazzandone uno. A sua volta, però, Mosca abbatte il primo missile da crociera Storm Shadow fornito dalla Gran Bretagna. Sunak promette droni d’attacco a lungo raggio della portata di oltre 200 Km.                                                                                                         Ma è a Roma, nel corso dello speciale Porta a Porta al Vittoriano, con la presenza dei direttori di varie testate giornalistiche e televisive, che Zelensky, intervistato da Bruno Vespa (mentre gli ucraini che sono a Roma gridano Peremoha! Peremoha! Peremoha! , nome del villaggio dove i russi avrebbero sparato su donne e bambini) chiarisce la sua ferma posizione: “Io non parlo con Putin, serve la controffensiva” e, a proposito dell’incontro con Papa Francesco (Zelensky si è presentato anche dal Pontefice con felpa nera militare, non in giacca e cravatta come nel precedente incontro del 2020, quasi a mostrare il conflitto in corso), sottolinea: “La guerra è in Ucraina per questo il piano deve essere ucraino. Siamo molto interessati a coinvolgere il Vaticano nella nostra formula per la pace. Nessuno vuole la guerra e la formula della pace che ho proposto al G20 si basa su 10 crisi e sulla soluzione di queste 10 crisi. Sono le stesse scritte nel quaderno poggiato sulla scrivania del Papa, quasi ad annullare ogni proposta alternativa di pace. E’ quanto precisato anche dal suo consigliere Mykhailo Podolyak. “Non c’è una via di mezzo… il ‘fermate la guerra’ al tavolo dei negoziati significherebbe costringere l’Ucraina alla sconfitta”. E Zelensky: “Con tutto il rispetto per Sua Santità, noi non abbiamo bisogno di mediatori”. Si spiega perché all’Angelus il Papa non accenna all’incontro.  Zelensky, invece, rassicurato dalla promessa di aiuti da parte degli Stati visitati, scambiando anche la cordialità di Francesco per accondiscendenza, afferma: “Dopo il tour europeo torniamo a casa più forti. Con il Papa un incontro incoraggiante”.                                                                                                                   Tanti si appassionano ai politici, noi vogliamo ricordare Charles Bukowski: “Appassionati a loro e ne uscirai con le sembianze di un lombrico calpestato da uno stivale”. Vale per tutti.                             Aggiungiamo a spiraglio che, esclusi gli Usa e quanti seguono la sua linea, la gran parte degli Stati mondiali vorrebbe chiuso un conflitto preoccupante sotto vari aspetti, soprattutto per un possibile coinvolgimento mondiale, da non escludersi data la natura degli esseri umani, per l’uso sconsiderato che si farebbe di armi nucleari. Lo scorso 16 maggio 2023 il Presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa, in seguito a colloqui telefonici con Putin e Zelensky, annuncia che i leader africani di Zambia, Senegal, Congo, Uganda, Egitto e Sudafrica si recheranno in Russia e in Ucraina nel tentativo di convincere a porre fine al conflitto. Aggiunge che il Segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres, informato, accoglie con favore l’iniziativa sudafricana.                                                                                                    Missione molto difficile, sappiamo bene, ma tratteniamo la speranza che possano Russia e Ucraina riuscire a pervenire a una stretta di mano, purché non sia quella tra pugili prima di menarsi.

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Antonietta Benagiano                                                               

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