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LUCI D’OMBRA

Racconti

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Il nuovo libro del critico e storico dell’arte Salvatore Enrico Anselmi

Un itinerario periegetico intorno all’uomo

 

Un’indagine sulla condizione privilegiata e solipsistica dell’artista, dello scrittore, del compositore, ma anche sull’ondivaga aspirazione all’innalzamento e all’inabissarsi della creazione e della vita che tocca l’abbrivio della vertigine e della tensione più elevata, e può imbrattarsi nella guazza del vivere basso e triviale.

Jan van Eyck, Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Carlo Gesualdo da Venosa, Giacomo Leopardi, Edvard Munch, John Fante, Scott Fitzgerald, Ernst Hemingway, Virginia Woolf, Katherine Mansfield, Mark Rothko, Massimo Campigli, Franco Angeli, Tano Festa sono soltanto alcuni di quanti sono richiamati in superficie dalla narrazione, da un barlume, da una citazione, da un riferimento più tenace, dalla contezza circa l’onere di vivere e creare all’unisono o in conflitto interno. Protagonisti o comprimari attraversano il percorso dei racconti nel quale si mescolano analisi, dissezioni e indagini autoptiche sulla natura umana. L’elevatezza e il basso vivere, l’ironia e il surreale, il lirico e il crudele, la morte e la violenza del morire in guerra o su commissione.

Il titolo Luci d’ombra, (LINEA edizioni, Padova 2023, pp. 232) deriva dalla condizione dello spazio, del luogo, dell’oggetto sollecitato da una luce filtrata che passa attraverso una superficie o una massa frapposta come quando si rimane all’ombra degli alberi, di una pergola, all’ombra di un tendaggio o di un telo. La non perfetta, alta e diffusa illuminazione in tal senso chiazza lo spazio di ombre o richiama in superficie le zone sollecitate dalla fonte che attraversa il vuoto senza ostacoli. Così come accade nell’esistenza del singolo e nella vita comunitaria, la luce irradia e si nasconde. Può richiamare al brillio pieno la superficie di un oggetto o l’esercizio esperienziale di un uomo, può relegare entrambi al ristagno in penombra.

Convivono, nella trama di queste storie, racconti, lettere, monologhi, considerazioni solipsistiche che trovano voce nella parola scritta seguendo talvolta un abbrivio elevato, talvolta la medietà, talvolta la bassezza dei registri formali. A imitazione della vita e dei suoi protagonisti che veleggiano alti, ma possono incurvarsi nella negligenza quotidiana con la stessa frequenza e disinvoltura.

Secondo un andamento diacronico i primi racconti prendono avvio da vicende e condizioni che ambientano le storie in periodi più lontani dalla contemporaneità, per avvicinarsi al contesto attuale, sempre con uno sguardo evocativo e di riflessione. Talvolta l’io narrante parla in prima persona, talvolta con il distacco e la terzietà della vicenda raccontata servendosi di un approccio oggettivo.

La banalità della vita, per l’appunto, il senso-non senso di questa, il rovello creativo, il motore etico della scrittura, il dramma della violenza e la surrealtà delle minime cose, delle minime, piccole incombenze di quotidiana valenza, la mostruosa identità umana e la sua sublime capacità di innalzarsi per instaurare una visione altra, possono essere questi i crocevia del dubbio e lo snodo della prosecuzione. Così come centrale è il monologo interiore, il soliloquio che, pur con la variazione delle circostanze e delle intonazioni, costituisce un’altra tematica portante, un’altra voce che accompagna il lettore. È un collante l’identità analitica che sottopone al suo sguardo il circostante, lo storicizzato e il contemporaneo, l’elevatezza drammatica di un compositore, la banalità triviale di un gommista, l’atmosfera visionaria di un locale frequentato da particolarissimi avventori, l’istanza di conferire pregnanza all’arte in conflitto col tempo, il rammarico per aver perduto o sfiorato la perdita ineludibile e la ripulsa per una condizione omologata.

I monologhi conservano in buona parte la sostanza testuale consona a un allestimento teatrale, a un soliloquio destinato a un pubblico di ascoltatori compresenti nello stesso tempo e nello stesso luogo occupato dalla parola enunciata.

Dichiara un esercizio di stile non fine a sé stesso la duplicazione dell’incipit in Dietro la brina del vetro che di fatto sconfina e devia in direzione di due storie diverse tra loro, accomunate dalla celebrazione, se possibile, dell’ovvietà banale delle giornate e del loro svolgersi. La quasi vischiosa e puntuale descrizione, il ritmico e cadenzato avanzamento delle due storie sono tuttavia coerenti e convergono fin quasi alla sovrapposizione di due esperienze umane interscambiabili. Il sogno del giovane nel primo racconto potrebbe essere consumato dal ragazzo protagonista del secondo, nella cadenzata e sempre uguale procedura d’avanzamento nello spazio e nel tempo tramite la ripetizione del viaggio in treno.

Lo stile e il tenore linguistico perseguono un principio di adeguamento ai tempi, alle età, alle circostanze. Il mimetismo narrativo costituisce un altro tenace legame di coerenza con i temi dei racconti che rappresentano quasi la mutevole ma unitaria eco di un’identità coerente. Evidenti e nascosti, macroscopici e sottesi sono le citazioni e i riferimenti storici, letterari, di cronaca e di costume. Macro e microscopia sono affiancate l’una all’altra nell’intento di mediare e trovare una linea, un filo, una coerenza di riferimento e di fondo.

In ragione di tali caratteristiche Luci d’ombra è strettamente connesso, per cornice generale di riferimento, al romanzo che precede questa raccolta di racconti, ovvero Passaggi di proprietà, (LINEA edizioni, Padova 2021).

Quale rapporto dovrebbero innescare queste storie con il lettore? Non dovrebbe lasciarlo indifferente questa selezione di vicende che studiano il vero e il verosimile, evocano il passato e lo riconducono al presente. Contraddittorie, irresolute, confliggenti sono la banale oggettività della giornata comune, così come la ragione d’essere per chi crea, così come la ragione d’essere per chi attende o afferra il presente, per chi lo ipoteca in una soluzione possibile, tendente a una svolta.

Luci d’ombra è un terreno minato e un luogo d’inciampo, è un quesito la cui risposta forse contiene un imperativo. È una ripresa e una stasi.

Luci d’ombra è dunque un terreno chiaroscurato, percorribile a tappe, dopo soste, per sferzate e abbrivio del ritmo e del percorso periegetico intorno all’uomo.

Luci d’ombra è la sfida di un viaggio lanciata a chi vi si accosta per leggere e maturare un cambiamento in sé. Un testo raffinato, godibile e coinvolgente.

 

Alcuni estratti in anteprima

Il mostro 

«La paura è il grande mostro.

Non è il mostro delle favole, pistrice-drago, gigante malfatto, abnorme di piede e di mano che devasta l’intera regione, ma poi si commuove, annusando il fiore che una bambina gli ha dato.»

 

Dissonante principe Gesualdo

«Eppure amai Maria d’Avalos, che mi apparve nella sua sfolgorante bellezza da far tremare i polsi e le giunture.»

 

Questo vorrei cantare    

«Silvia scende le scale della sua casa che fronteggia il palazzo del contino.

Scende le scale con una certa fatica, il cuore le salta in petto come un guizzo irrisolto, come un pesce preso all’amo, come un leggero e indistinto sentore di malessere che fiacca e rattrista.»

 

La fattoria di Padre   

«La fattoria di Padre era in mezzo alla pianura, posta lì da una manata caduta dal cielo sulla terra per farla incarcare e rialzare ai bordi della frattura tracciata da quel micidiale colpo. Era come una maledizione contro la tigna di cervello, l’arsura di pensiero, che faceva trattare la vita quale di fatto era, un bene da tenere stretto al petto senza lasciarlo scivolare.»

 

La sentinella    

«Non pensare troppo, respirare fino a fondo e ributtare tutto fuori anche la tremarella, la paura e l’orrore, sputare sul fottuto incepparsi del fucile, tenere il meccanismo del fucile ben oliato per evitare che s’inceppi, oliare gli ingranaggi del cervello, cantare, non cagarsi addosso, dire una preghiera, segnarsi a croce, non sperare più, non segnarsi più, imprecare contro tutti i santi quando passa il cappellano, pregare il cappellano di assolvere dal peccato, peccare ancora, non sapere dove cercare pentimento, cercare di trovare una spiegazione alla necessità di fare una carneficina, non rientrare nel numero di quelli maciullati durante l’attacco alla matassa di fronte del filo spinato, issare la bandiera, la bandiera…»

 

Caffè Paradiso                                                           

«Ogni volta che s’andava al Caffè Paradiso il cielo era terso e le nuvole sfiatavano come fumo all’orizzonte. Gli alberi facevano ondeggiare le braccia fogliate e commentavano le storie condotte lì dal vento. Sempre con arguzia e aria mite, di chi non vuole a tutti i costi saperne di più.»

 

Indice

Il mostro

Dissonante principe Gesualdo

Questo vorrei cantare    

La fattoria di Padre     

La sentinella    

Caffè Paradiso                                                           

Dietro la brina del vetro – I

Dietro la brina del vetro – II

Voci dell’altrove                                                           

La libreria, la radio e il Gran Caffè                                  

Avevo vent’anni                                                            

Il misterioso caso della morte di Elpenore                                               

Il volo degli aironi  

Il viaggiatore                                               

Il palazzo                                                                       

Erratico. Giorno duecentoquaranta                               

Parousìa                                                                        

Estate

I coniugi Arnolfini                                                                             

L’officina    

Il signor R                                                                  

Al voleva morire

Arno, Anna, Pasco e la fame della portiera                     

 

L’autore

 

Salvatore Enrico Anselmi, docente, storico e critico d’arte, ha collaborato con il Centro Studi sulla Cultura e l’Immagine di Roma (Atlante del Barocco in Italia, Roma 2014) e ha tenuto corsi di Storia dell’arte moderna presso alcuni atenei italiani. Ha pubblicato monografie dedicate alle vicende di committenza nobiliare di età moderna in area centro-italiana con particolare riguardo ai Giustiniani, ai Farnese, e ai Maidalchini-Pamphilj. Suoi contributi sono apparsi in riviste e atti di convegno. È curatore d’arte contemporanea.

Alle attività di ricerca affianca la scrittura narrativa di impianto storico e introspettivo. I suoi romanzi Exitus (Roma 2019, selezione Premio Mastercard 2020) e Passaggi di proprietà (Padova 2021, in concorso al Premio Campiello e al Premio Comisso 2022) sono stati segnalati dalla Società Dante Alighieri. Alcuni suoi racconti e testi poetici sono stati pubblicati in Nazione Indiana, Rapsodia. A magazine of art and literature e in Critica Impura. Ha preso parte, tra l’altro, al Concorso Caffè letterario Moak 2020 attestandosi tra i vincitori, all’edizione 2021 della Fiera Italiana dello Scrittore, alle rassegne Italia Book Festival e Il Maggio dei Libri, edizioni 2022.

 

 

 

 

 

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