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Spinazzola 5/6/2023

 

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La valorizzazione del territorio inizia con la tutela e la fruizione delle sue testimonianze storico-culturali. Ignorare il proprio patrimonio, peggio, lasciarlo all’incuria, è segno di acclarata incompetenza.

Nel marzo 2006, ben 17 anni fa, venivano da me segnalate alla Soprintendenza, all’interno di un riparo sotto roccia, incisioni risalenti all’età dei Metalli (6000-3000 a.C.), nel territorio di Spinazzola, in area protetta del Parco Nazionale e proprietà della Regione Puglia.

Ad oggi non solo non si è provveduto a riconoscere la scoperta allo scrivente, ma, cosa peggiore, non si è provveduto a porre su questo bene prezioso il vincolo di tutela.

Lo studio dell’Università di Pisa (Astuti P., Colombo M., Grifoni Cremonesi R., Serradimigni M., Usala M., Incisioni rupestri dal Riparo del Cavone (Spinazzola, Bari) in «Bullettino di Paleontologia Italiana», vol. 97, Nuova Serie XV, Roma, 2008, pp.127-147 a cura del Ministero per i Beni e le attività culturali, Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini”, indica che quanto inciso finemente su roccia, rappresenta un unicum e potrebbe trattarsi di una scena di guerra, di un rito religioso, oppure di una scena di caccia, rappresentata con segni antropomorfi, zoomorfi, simboli diversi. Incisioni simili sono state rinvenute in Spagna,

Nella stessa pubblicazione sono riportati gli esiti degli scavi dell’insediamento dell’età del Bronzo (3000-1100 a.C.), sempre segnalato dallo scrivente, presente sul pianoro dove, sotto roccia, vi sono le incisioni.

In questi lunghissimi anni, in cui la scoperta e lo studio delle incisioni hanno fatto il giro del mondo (ABAR, Associação Brasileira de Arte Rupestre, Arte Rupestre: Pesquisa e Inclusão Social, Teresina Piauì, Brasile, 2014, pp. 88-90), non un solo seminario di studi è stato promosso su questo specifico patrimonio archeologico, nonostante sia stato definito l’unico “racconto” dell’uomo della preistoria conosciuto sulla Murgia.

La lunga corrispondenza intercorsa in questi anni dallo scrivente con la Soprintendenza (prima Taranto e poi Foggia), con il Ministero della Cultura, l’Ente Parco dell’Alta Murgia ed il Comune di Spinazzola, anche con toni decisi per la messa in sicurezza del bene, nonché per il riconoscimento dovuto, non ha ad oggi sortito alcun effetto. Il perché resta davvero incomprensibile, nonostante il sollecito di un legale che ha ricevuto dalla Soprintendenza, qualche anno fa, risposte laconiche e fuorvianti.

Sempre a tutela del bene lo scrivente ha segnalato che sulla parete dove è presente il riparo con le incisioni, ignoti sono soliti piantare chiodi di aggancio per esercitazioni di scalata su roccia.

Il rischio sul bene è comprensibile, l’assurdità di tali comportamenti pure.

Si resta esterrefatti dell’abbandono in cui versa il sito nonostante l’eccezionalità e la rilevanza della scoperta di carattere mondiale. Diciassette anni di attesa per un vincolo archeologico sono un’enormità, come la mancata opportunità di legare le complesse incisioni del Riparo del Cavone – di sicuro richiamo storico-scientifico e turistico – alla città di Spinazzola, al suo patrimonio e a quello della Regione Puglia,

Non può e non deve solo far notizia, pur a giusta ragione, la benemerita azione dell’Arma dei Carabinieri contro l’illecito traffico del patrimonio archeologico nazionale che nei giorni scorsi ha caratterizzato i media ed ha visto protagonista anche la Murgia, mentre di contro si tace sul rischio concreto di distruzione di beni che segnano la storia del territorio. Il riferimento oltre al Riparo del Cavone è al sito di Grottelline dove si stanno verificando ulteriori crolli e rischi di crolli nella lama dove è presente il villaggio e la chiesa rupestre con testimonianza dal Neolitico ai Templari, nonostante l’intera zona sia stata sottoposta a vincolo di tutela e dove si è scongiurata la realizzazione di più discariche.

Resta oscuro il perché dell’attesa di anni da parte dei cittadini che scelgono di segnalare le loro scoperte e chiedono di custodire il patrimonio storico nazionale evitando che venga vandalizzato da predatori d’arte.

Una situazione che sembra materializzarsi nella sua contradizione a Spinazzola, dove sollecitare la tutela dei beni incassa il nulla con contorno di patetica indifferenza.

Cosimo Forina

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