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IL VOTO SULLA NUOVA DIRETTIVA EUROPEA

SULLA QUALITÀ DELL’ARIA
Il 13 settembre scorso il Parlamento Europeo a Strasburgo ha votato, in sede plenaria, la proposta di testo della Nuova Direttiva sulla Qualità dell’Aria, adottando una proposta di emendamento – che ritardando di cinque anni il termine adottato a giugno dalla Commissione Ambiente del Parlamento UE – prevede l’allineamento della normativa, al 2035, ai limiti degli inquinanti stabiliti dalle Linee Guida sulla qualità dell’aria dell’OMS e, prima di allora,  nel 2030, ai limiti rispettivamente di 10 µg/m3 per il PM2.5 e di 20 µg/m3 per l’NO2.

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Nella proposta approvata si prevede altresì il riconoscimento del diritto dei cittadini di rivolgersi ai Tribunali al fine di ottenere la protezione del loro diritto di respirare aria pulita laddove le autorità delegate non adempiano agli obblighi ad esse demandati oltre che il diritto di essere risarciti ove il loro diritto sia stato violato. Ora “la palla” passa al Consiglio degli Stati membri che potrà definire una sua proposta da discutere nell’ambito del processo legislativo condiviso con la Commissione e il parlamento UE.

 

A noi, che abbiamo seguito la preparazione del voto sul posto, è dispiaciuto constatare che i parlamentari Europei italiani che siedono alla destra del Parlamento UE (PPE, ECR, NI ovvero FI, FdI e Lega) hanno in modo compatto – diversamente per quanto è accaduto per i parlamentari di altre nazioni europee – votato per allontanare e rendere quasi inattuabili gli obiettivi di miglioramento della qualità dell’aria e i diritti dei cittadini.

 

Rappresentando un Paese, l’Italia,  che ha il più alto tasso di mortalità in Europa questi parlamentari dovrebbero – senza ideologie – spiegare anche ai loro elettori che il tasso di mortalità si diffonde proporzionalmente sui votanti di tutto l’arco elettorale.

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