IL PUNTO n. 959 del 14 giugno 2024
di MARCO ZACCHERA
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Sommario: Si tirano le somme del post-voto, l’Europa è più a destra, ma si vuole puntellare lo status quo con l’ “euro-arco costituzionale” / Verbania e VCO: come volevasi dimostrare, ora votiamo Albertella / I magnifici sette e le catene d’oro.
POST EUROPA
Avrete già letto troppi commenti alle elezioni di domenica per le “Europee” e non mi dilungo, resta il fatto che l’Europa ha votato un po’ più a destra di prima, ma non abbastanza da cambiare l’impostazione di fondo e temo che le congreghe e le lobby economiche di Bruxelles troveranno quindi il modo di non far cambiare troppo l’asse ufficiale.
Il pallino è adesso tutto nelle mani del PPE (Partito Popolare Europeo) che non è un blocco monolitico, ma diviso in una quantità di interessi e partiti nazionali spesso uno contro l’altro armati. Non conoscendo ad uno ad uno gli eletti è difficile capire, almeno per ora, quanto verranno seguite le imposizioni di vertice che vorrebbero una riconferma della Von der Leyen e l’alleanza con i socialisti, ma non mi illudo che vi sia una maggioranza alternativa.
Piuttosto, sono state importanti le conseguenze del voto sul piano interno con il notevole successo della Meloni in Italia, ma soprattutto in Francia e in Germania dove il voto europeo ha distrutto l’establishment ora al potere rilanciando così proprio il ruolo della Meloni come potenziale mediatrice per far entrare anche i Conservatori (e parte dei “non iscritti”) in maggioranza a danno dei socialisti, operazione difficile.
Certo che se si arrestasse l’ipocrisia dominante e si avesse il coraggio di prendere atto del lungo cammino fatto dal partito della Le Pen in Francia (simile a quello che fece 30 anni fa Alleanza Nazionale) evitando gli ostracismi preconcetti e stando alla realtà attuale del Rassemblement National allora sarebbe tutto diverso, ma ammettere la destra francese al “salotto buono” transalpino ed europeo sarebbe la rovina per la sinistra (anche italiana) e quindi – in nome della presunta “unità antifascista”, quello che una volta in Italia era “l’arco costituzionale” – l’emarginazione e l’ipocrisia devono continuare.
E qui c’è però in Francia il grande fatto nuovo post-elezioni: i gollisti pare abbiano accettato – almeno in parte – un patto di desistenza con la Le Pen scatenando polemiche furiose dentro e fuori il partito. A fine mese in Francia si torna a votare perché, dopo la durissima sconfitta che ha subito, Macron ha sciolto il parlamento. Il voto sarà per collegi uninominali a doppio turno e conta chi si aggrega ai ballottaggi. Se una parte del centro scegliesse (finalmente) una alleanza a destra, per Macron e la sinistra sarebbe un disastro e quindi chi è tentato di avvicinarsi alla Le Pen (vedi il presidente dei gollisti, Eric Ciotti, subito emarginato ed espulso) va silurato, anche se tanti francesi la pensano come lui.
In giro per l’Europa la grande informazione è molto di parte: tutti coloro che si oppongono alla sinistra sono sovranisti, qualunquisti, fascisti, neofascisti, potsfascisti, criptofascisti, criptonazisti ecc.ecc. Sicuramente ci sono persone impresentabili, ma non tutte e questo è anche un modo furbo per cercare di isolare chi semplicemente dissente dal “pensiero unico”, quello che piace tanto alle sinistre europee soprattutto perché da decenni ci inzuppano il pane.
Forse, però, se a fine mese in Francia il nuovo parlamento di fatto pensionasse Macron, il quadro potrebbe finalmente cambiare, anche perché credo che progressivamente Giordano Bardella (ventottenne leader del RN, il nuovo partito dei post-lepenisti) sia un interlocutore “naturale” della Meloni costretta a non sbilanciarsi per non essere a sua volta ostracizzata.
E’ questo il vero dramma europeo: una sinistra minoritaria nei voti tiene in scacco un continente intero perché non si ha il coraggio di verificare anche altre opportunità politiche. Ma il punto debole delle destre europee è che spesso sono troppo nazionaliste e a volte ottuse, “chiuse” su sé stesse, incapaci di varare un programma comune e senza capire e far capire che l’Europa ha un suo futuro di stati nazionali uniti su alcuni punti-chiave, ma probabilmente non su tutto perché troppo diversi per lingua, cultura, abitudini. Le destre dovrebbero sostanzialmente affermare che la sovranità non deve essere esercitata da una burocrazia europea ma dai popoli, e questo – tra l’altro – ce lo dice anche la nostra stessa Costituzione.
Intanto sullo sfondo resta, dimenticato, un altro problema crescente: in Italia ha votato solo la metà degli elettori e in giro per l’Europa spesso anche meno. Un segno di crisi, superficialità, disinteresse ma anche critica che pure si fa finta di non vedere.
Infine, in chiave Ucraina, da notare che politicamente non hanno certo vinto i “falchi”, ma anche questo è un aspetto che si tiene sottotraccia perché imbarazzante, eppure il voto francese e tedesco (e non solo) – piaccia o no – è stato chiarissimo. Un altro esempio di come l’Europa “ufficiale” diverga dai sentimenti di larga parte degli europei e infatti al G7 in Puglia tutto prosegue come nulla fosse successo: veramente un assurdo.
IL VOTO NEL VCO, VERBANIA E DINTORNI
Il voto locale è andato esattamente come avevo indicato ai lettori de IL PUNTO. Nessun eletto in regione Piemonte del VCO (il leghista Alberto Preioni può sperare in un ripescaggio nel “listino” dopo la costituzione della giunta Cirio) e solo Angelo Tandurella (FdI) c’è andato vicino, vittima della nuova e nefasta legge elettorale.
A Verbania la spaccatura nel centro-destra ha portato comunque Albertella al ballottaggio contro il favorito PD Riccardo Brezza. Buonsenso ed umiltà vorrebbero ora una riunificazione immediata e una chiara indicazione unitaria su Albertella per vincere in un ballottaggio comunque difficile, ma temo vinceranno invece le solite presunzioni, gelosie, piccole rivalità e diatribe personali, insomma il solito ottimo materiale per costruire l’ennesima sconfitta. Uniti su Albertella già al primo turno si poteva vincere, lo sapevano tutti, ma l’occasione è sfumata e sarà difficile ritrovare in futuro una sinistra così profondamente spaccata al proprio interno come questa volta.
Se poi la candidata “ufficiale” a sindaco di Lega, FI e FdI – l’ avv. Mirella Cristina – non riesce a capire come mai nella stessa giornata i tre partiti insieme hanno conquistato il 49,4 % alle Europee mentre lei ha raccolto solo un modesto 18,6 % alle comunali e – anziché metterci almeno un pizzico di autocritica – se la prende con tutti, c’è veramente poco da aggiungere, salvo che qualche serio esame di coscienza dovrebbero farselo anche i vertici regionali dei partiti che l’hanno imposta come candidata nonostante la situazione.
Mi auguro ora che chi non vuole un nuovo sindaco PD si mobiliti domenica prossima per votare e far votare Giandomenico Albertella, ricordando che può andare a votare anche chi per qualche motivo non ha votato domenica scorsa (e se solo si recuperasse il 10% dei non votanti…) .
I MAGNIFICI SETTE
“I giovani votano a sinistra” commentano molti giornali sciorinando statistiche secondo le quali la gran parte dei neo-elettori avrebbe scelto la Schlein e l’estrema sinistra. Colpisce il tutolo di un articolo del Corriere “A Catanzaro il 42,85% degli studenti sceglie il PD, il 57,14 Verdi & Sinistra.” Possibile? E tutti gli altri? Invece il conto torna: a Catanzaro era stato infatti allestito un seggio per gli studenti fuori sede (una novità assoluta) in cui hanno votato ben 7 (sette!) elettori ovvero 4 per la Salis e 3 la Schlein quindi – è la logica deduzione – tutti i giovani italiani sono di sinistra. Elementare, Watson, elementare…
LE CATENE D’ORO
Benedette quelle “catene d’oro” per Ilaria Salis che grazie a quelle immagini da martire incatenata è diventata l’eroina antifascista arruolata da Verdi e Sinistra ed eletta in Europa. Senza quelle catene (comunque medioevali, inutili, odiose ed idiote) credo che sarebbe rimasta una detenuta qualsiasi imputata di atti di violenza, presenti e passati, ma nel disinteresse generale. Santa Salis!
BUONA SETTIMANA A TUTTI MARCO ZACCHERA