Bangladesh: Save the Children, i bambini Rohingya vivono “nella paura costante” a sette anni dalla fuga dal Myanmar
Protezione, aiuti umanitari, accesso all’istruzione e opportunità di lavoro essenziali per garantire una vita dignitosa ai rifugiati
I bambini Rohingya vivono “nella paura costante” a causa dell’aumento della criminalità e della violenza nei campi profughi in Bangladesh, sette anni dopo la fuga di più di 700mila persone dalle violenze in Myanmar. Lo dichiara Save the Children, che a Cox’s Bazar ha intervistato 73 rifugiati Rohingya[1], per lo più donne e adolescenti, i quali hanno descritto un aumento della violenza nei campi, tra cui rapimenti a scopo di riscatto, sequestri e reclutamento di bambini da parte di gruppi armati Rohingya in Bangladesh.
I bambini e i loro genitori hanno raccontato di vivere in uno stato di costante paura dei gruppi armati, soprattutto di notte. La violenza – e la paura della violenza e dei rapimenti – spingono molte famiglie Rohingya a rimanere nei propri rifugi e a impedire ai figli di uscire.
I livelli di stress, ansia e depressione erano già alti[2] e dai focus group è emerso che i problemi di salute mentale sono aumentati a causa della condizione di maggiore insicurezza. Quasi la metà (48%) delle famiglie di rifugiati intervistati è preoccupato per la criminalità e la violenza, e il 37% ha dichiarato di sentirsi “molto insicuro” o “un po’ insicuro” quando esce da solo di notte, secondo una valutazione condotta dal gruppo di coordinamento umanitario di Cox’s Bazar[3].
Faruq*, 16 anni, è stato recentemente vittima di un rapimento: gli è stato detto che sarebbe stato ucciso se la sua famiglia non avesse pagato il riscatto. I rapitori avevano chiesto inizialmente più di 25.000 dollari, ma lui è riuscito a fuggire.
“I rapitori ci minacciano in vari modi. Per questo non riusciamo nemmeno a dormire bene in casa. Rimaniamo svegli tutta la notte in attesa del mattino – ha spiegato – Non possiamo andare a scuola per studiare. Non possiamo nemmeno uscire di casa. Non vogliamo più rapimenti o estorsioni qui. Vogliamo poter studiare bene e fare sport. Vogliamo vivere la vita in modo da poter fare tutto ciò che desideriamo”.
Le famiglie intervistate hanno anche riferito un aumento dei matrimoni infantili e di quelli forzati. Alcune hanno affermato che componenti di gruppi armati hanno sposato con la forza donne e ragazze Rohingya, mentre altre hanno detto che il matrimonio infantile è l’unico modo per proteggere le loro figlie dalla violenza sessuale.
Kohinoor*, 15 anni, ha raccontato a Save the Children che la sua famiglia è stata minacciata da gruppi armati che volevano costringere la sorella al matrimonio. “Si sentono spari giorno e notte. Viviamo nella paura costante. Mia sorella non riesce a dormire a causa del panico, e rimane inquieta tutta la notte – ha detto – Non riusciamo nemmeno ad andare a scuola, vediamo persone armate. Quando andavo a scuola, sognavo di diventare medico da grande. Ora non posso nemmeno studiare per diventare medico perché qui si spara continuamente. Siamo spaventati, troppo spaventati per andare da qualsiasi parte. Rivogliamo la vita di prima, quando potevamo uscire di casa e muoverci liberamente, e potevamo giocare, leggere. Vorremmo che tutto fosse di nuovo come prima”.
La paura di uscire ha determinato una riduzione del numero di persone che accedono ai servizi forniti da Save the Children, tra cui la distribuzione di aiuti e l’accesso ai centri educativi e sanitari, soprattutto nei mesi di maggio e giugno.
L’Organizzazione ha registrato anche una diminuzione del numero di volontari Rohingya nei campi profughi: gli operatori sanitari della comunità hanno descritto occasioni in cui avevano troppa paura di lasciare i centri sanitari da soli per le visite alle famiglie, interrompendo così l’accesso all’assistenza sanitaria dei rifugiati più vulnerabili.
I recenti disordini politici in Bangladesh nei mesi di luglio e agosto hanno inoltre determinato una riduzione del numero di poliziotti in servizio in tutto il Paese, compresi i campi di Cox’s Bazar.
Quasi un milione di rifugiati Rohingya vive nei campi profughi in Bangladesh: poco più della metà sono bambini. Da sette anni, i bambini Rohingya non ricevono un’istruzione formale, i genitori e le persone che si prendono cura di loro non hanno un lavoro e per tutti i rifugiati sono aumentati i rischi di morire o di rimanere feriti a causa di incendi, inondazioni e frane, cui ora si aggiungono la violenza e l’insicurezza nei campi.
“Tra i genitori prevale la sensazione di paura – ha dichiarato un membro dello staff di protezione dell’infanzia di Save the Children a Cox’s Bazar – Anche i bambini e gli adolescenti sono spaventati, hanno paura di uscire di casa, di dover affrontare eventuali problemi all’esterno. Di conseguenza, ci sono meno bambini nei parchi giochi o per le strade all’interno dei campi. I nostri volontari e gli assistenti sociali dicono che il numero di bambini che accedono ai nostri servizi è improvvisamente diminuito. Hanno paura a venire”.
“Criminalità e violenza sono ora tra le più grandi paure dei rifugiati – ha detto Shumon Sengupta, Direttore nazionale di Save the Children in Bangladesh – Per sette anni, i rifugiati Rohingya sono stati confinati nei campi con una libertà di movimento limitata. Non hanno un posto dove scappare, dove poter sfuggire alla minaccia di rapimenti e violenze.
I bambini Rohingya non dovrebbero crescere nella paura. Nei campi in cui le autorità del Bangladesh sono intervenute, i livelli di criminalità sono diminuiti: esortiamo il nuovo governo provvisorio del Bangladesh ad ascoltare le preoccupazioni dei bambini Rohingya e a proteggere tutti i rifugiati dalla violenza e dall’insicurezza.
I bisogni dei rifugiati Rohingya sono urgenti oggi come sette anni fa. Il deterioramento della situazione nei campi spinge le persone a intraprendere pericolosi e letali viaggi in barca alla ricerca di una vita migliore. La diminuzione degli aiuti significa che le risorse nei campi si stanno ulteriormente esaurendo e riescono a malapena a soddisfare le esigenze di sopravvivenza di quasi un milione di persone. È ora di fare passi avanti verso soluzioni di lungo periodo. È tempo di dare a oltre mezzo milione di bambini nei campi la promessa di una vita migliore e la speranza per il loro futuro”.
Save the Children esorta il Bangladesh, i governi asiatici e la comunità internazionale a sostenere i rifugiati Rohingya. Maggiori aiuti, tutele legali, istruzione e opportunità di lavoro sono essenziali per garantire loro una vita dignitosa e piena di speranza.
Save the Children è una delle principali ONG internazionali che operano nei campi di Cox’s Bazar in Bangladesh. Forniamo servizi come la protezione dei bambini, l’accesso all’istruzione, ai servizi sanitari, all’acqua e ai beni alimentari e la distribuzione di alloggi. Lavoriamo in 29 dei 33 campi profughi Rohingya di Cox’s Bazar e abbiamo raggiunto circa 600.000 rifugiati Rohingya, tra cui più di 320.000 bambini, dall’inizio del nostro intervento nel 2017.
[1] Interviste e focus group realizzati da Save the Children nei campi rifugiati di Cox’s Bazar tra il 19 maggio e il 13 giugno
[2] https://resourcecentre.savethechildren.net/pdf/I-am-Still-Living-in-Darkness-Young-Rohingya-refugees-reflect-on-five-years-in-Bangladesh.pdf/
[3] https://rohingyaresponse.org/wp-content/uploads/2024/04/BGD_CXB_J-MSNA-2023_Factsheets_Camps_Feb-2024.pdf