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Il populismo da osteria delle sorelle Meloni in un mondo che richiede complessità di pensiero

 

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Quale immagine dell’Italia stiamo dando al mondo quando al Governo abbiamo un premier Giorgia Meloni che, in aula del Parlamento, si riferisce agli Onorevoli con l’appellativo “ragazzi” e sua sorella Arianna Meloni, nonché responsabile della segreteria politica di FdI, nell’ambito di un intervento affronta un discorso da osteria sul ruolo della donna nella società. Commenta Gabriella Caramanica Segretario del partito politico REA.

 

Siamo esterrefatti dalla bassezza del discorso di Arianna Meloni all’evento “Per merito, per amore, per libertà”  organizzato dal suo partito a Riccione. Di fronte alla platea, la responsabile della segreteria politica di FdI, volendo rendere merito alle donne, ha utilizzato raffronti inappropriati, vaneggiando sulle donne che a differenza degli uomini con 38 di febbre lavorano. Forse per Arianna Meloni siamo ancora nel Medioevo? Chiosa Caramanica.

 

Da sempre vi sono state figure femminile che hanno spiccato in ogni ambito, dall’arte, alla letteratura, nel mondo dell’imprenditoria, della politica, della ricerca e della scienza.  L’immagine femminile rappresentata dalla Meloni offende decisamente la categoria.

Il responsabile FDI ha un ruolo istituzionale con il quale ha il dovere di affrontare problematiche sociali e attuali che siano nel difendere i valori della famiglia, cominciando da politiche sociali a sostegno delle donne nel loro voler essere madri e al contempo in carriera.

Il populismo da maestrina di scuola elementare con il quale Arianna Meloni ha affrontato il binomio uomo/donna, tra l’altro ormai superato, è raccapricciante. Termini come “neurologicamente dimostrato” sono inoltre inesatti. L’era attuale definita con il termine “transumanesimo” richiede una complessità di pensiero che non ritroviamo nelle riflessioni di chi ci sta governando e che dovrebbe difendere i suoi cittadini da un attacco senza pari alla stessa natura umana e di conseguenza al sistema culturale e sociale che conosciamo. Conclude il Segretario REA.

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