Era il 1973 quando affiorò un misterioso 45 giri firmato da una fantomatica “Sharon Chatam e la sua Orchestra”. Il singolo aveva tutta l’aria di voler promuovere soltanto una innocua cover di “Ultimo tango a Parigi”, la cui effige campeggiava trionfante in copertina. Ma quando qualcuno dagli Stati Uniti si accorse che il brano nascosto sul lato B – “Psicolimite”, appunto – altro non era che il tema portante della colonna sonora di “Rivelazioni…” , e che dietro l’artist name vagamente hippy si nascondevano Reverberi e la sua factory, il prezzo del 7’’ salì alle stelle e divenne in poco tempo una rarità inarrivabile nel mondo dei collezionisti.
Motivo in più per farci tremare i polsi davanti al ritrovamento della colonna sonora completa, poiché la musica che Reverberi aveva composto per il famigerato film di Renato Polselli, cineasta maudit con cui il compositore genovese aveva intrecciato nella prima metà degli anni ‘70 una proficua collaborazione, è sempre stata considerata introvabile, perduta, sprofondata nell’oblio di un qualche laboratorio di sviluppo e stampa.
Grazie ai detective di casa Four Flies, invece, finalmente questo enigmatico score può risorgere in tutta la sua maestosa grandezza, alloggiato in un sontuoso Gatefold doppio LP, con artwork originale curato da quel genio di Eric Adrian Lee.
Se il film, che certa critica si azzarda a incensare con aggettivazioni quali “psicotronico”, resta pur sempre un assurdo mischione di farneticanti teorie psicanalitiche e devianze sessuali messe in scena con malcelata partecipazione vouyeuristica, il suo commento musicale si impone come un ingrediente di primo piano, capace di vivere di vita propria.
Si spiega allora come mai Reverberi abbia firmato questo lavoro utilizzando come prestanome il suo amico ed ex compagno di scuola Umberto Cannone, pur di non associare il suo nome di discografico raffinato e produttore “serio” (per cantautori come Lucio Dalla, Gino Paoli o Luigi Tenco, tra gli altri) a pellicole del circuito exploitation come questa. Un escamotage che riproporrà anche con il successivo lavoro di Polselli, Mania (1974).
Ma forse è proprio questo anonimato a garantirgli una libertà di manovra inaspettata, che lo porta a registrare uno score sperimentale, a tratti grezzo, tenuto in piedi da una sezione ritmica ossessiva, con basso e batteria a dettare il groove. E con un impiego dell’elettronica a dir poco stupefacente per i tempi, tra sintetizzatori stellari e drum-machine ad avvolgere il sound in una nebbia dark e onirica. Condiscono il tutto flauti psichedelici, fraseggi di pianoforte, percussioni impazzite, filtri, compressori e improvvisazioni jazzistiche di sax e vibrafono.
La colonna sonora integrale è stata recuperata grazie al ritrovamento dei nastri originali da 1 pollice a 16 piste, trasferiti, missati e masterizzati per una potenziata esperienza di ascolto sia su supporto fisico in vinile, sia in digitale, dove la tracklist viene arricchita da ulteriori 8 brani extra.