Giovanna Canzano
COMPLICITA’
(racconto 7)
29 novembre 2024
Non voglio liberarmi dal suo abbraccio. Ma le circostanze, chiamate in parole, diciamo povere… poverissime dico io, il politicaly correct, o, etichette (!), mi sussurrano come un lieve mal di testa che siamo in mezzo ad un piazzale, intorno a noi ci sono tanti ragazzi con i libri delle lezioni o l’ultima lettura di studio, e noi, solo un pò più grandicelli, sembravamo degli infiltrati, e, le circostanze ci suggerivano di guardarci, e, camminare tranquilli vero il bar.
Ma a noi non importava. Eravamo lì. Insieme. Potevamo guardarci. Dal vivo.
Non so com’era il mio volto, se il rossetto era ancora visibile sulle mie labbra. Ma non avevo modo di guardarmi, e, dovevo affidarmi agli sguardi che lui indirizzava al mio viso.
Ci guardiamo lentamente come per assaporare rilassandoci quel momento. Devi andare via subito, gli ho chiesto. No, posso restare.
Ero felice. Voglio chiedergli tante cose, voglio vivere questo momento con lui.
Ci avviciniamo al bar. Io voglio un caffè, ho detto ad alta voce. Un ginseng, dice lui in modo tranquillo. Sono sempre invadente, penso, ma devo stare attenta a tutto. Come quel giorno quando gli ho fatto l’intervista via web, tutto doveva essere perfetto.
Non era previsto questo incontro, ma, dalla mattina mi sono vestita con cura, i colori autunnali mi circondavano con sobrietà e i miei passi lenti accanto a lui mi facevano sentire come avvolta in un continuo abbraccio.
La sensazione di libertà che invadeva il mio corpo forse era visibile, e, la voglia di vivere come ogni giorno, anche questo giorno, come un giorno speciale mi appagava.
La saletta del bar della biblioteca è carina, ci sono vari tavolini, li guardo, cammino, lui mi segue. Devo scegliere un posto dove sederci. deve essere un posto lontano da tutti dove le nostre parole non deve ascoltarle nessuno mentre ci girano intorno.
Ci guardiamo, sono felice. Voglio parlare con lui a lungo. Voglio dirgli tante cose. Parliamo delle nostre vite. Voglio confidarmi e osservare la sua reazione.
No, niente cose strane che sconvolgono questo momento. Voglio incuriosirlo sui miei interessi, sentirmi ascoltata e ascoltare.
Le parole diventano complici dei nostri pensieri. Il tempo sembra essersi fermato. Parlo tanto, forse rido, forse ascolto le sue parole. La complicità di quel momento mi invade. Le sensazioni che le sue labbra muovendosi per esprime le parole invadono i miei occhi. Lui, tranquillo, si guarda intorno, osserva le persone nella sala, poi mi guarda, accenna un sorriso, mi ascolta, parla. Un ultimo sguardo, un’ultima parola, un altro abbraccio, e poi, lo vedo allontanarsi nel parcheggio. Penso con occhi rivolti nel nulla, che, forse il nulla questa volta non farà parte della mia vita. giovanna@giovannacanzano.it