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Almasri. Ragioni di Stato e morale
Secondo me la faccenda del generale libico Najeem Osama Almasri, riaccompagnato in Libia, è andata così: il generale si è pentito dei suoi crimini, se ne è pentito amaramente, ha promesso che non avrebbe peccato più, che non avrebbe più torturato e ucciso innocenti, bambini compresi, e i nostri governati che sono persone cristiane, d’animo buono, lo hanno perdonato e rimpatriato, con la penitenza di non vedere più partite della Juventus in Italia. Credibile? Una barzelletta? Non meno credibile della barzelletta diffusa in un primo momento che il generale era stato allontanato dal nostro paese perché pericoloso. I nostri governanti temevano che il generale potesse torturare e uccidere cittadini italiani. Un’assurdità, come quella che ho sopra esposto.  Più credibile, invece, che Almasri sia stato mandato via per ragioni di Stato. Per evitare ritorsioni. Si è ipotizzato, infatti, un incremento dei flussi migratori verso l’Italia, con un conseguente aggravamento della situazione già critica nelle acque del Mediterraneo. Deduzione? Per ragioni di Stato si può andare tranquillamente contro la morale. È morale, infatti, lasciare libero un criminale, sapendo che continuerà a torturare e uccidere innocenti?
Renato Pierri

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