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10 febbraio: giornata del ricordo

Il massacro delle foibe viene commemorato dopo tanti anni di oblio

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Di Fabio Sortino

Tra il 43 e il 48 durante e dopo la seconda guerra mondiale circa ventimila italiani furono gettati nelle cavità carsiche di Fiume e della Dalmazia da parte del maresciallo Tito. Circa 250000 persone furono deportate e costrette a lasciare il loro paese. Questa ritorsione nei confronti non solo di fascisti, ma soprattutto di molti civili, fu conseguente alla presa di potere in Jugoslavia di Josip Broz, in arte Tito, che aveva sconfitto i famigerati ustascia, fascisti della Jugoslavia. Fu una repressione crudele un terribile atto di ritorsione da parte dei comunisti di Tito. Il 10 febbraio solo dal 2004, si celebra la giornata del ricordo, in onore degli infoibati, massacrati e gettati nelle cavità carsiche da parte del terribile regime titino. Per settanta anni si è taciuta questa mattanza, in spregio alla verità storica, perché prima del crollo del muro di Berlino nel novembre dell’ottantanove, il comunismo sovietico aveva steso un muro di oblio su questa orribile strage. Nel 91 fu l’allora presidente Cossiga a inchinarsi di fronti ai familiari delle vittime delle foibe, seguito da Scalfaro nel 94. Così finalmente si aprì uno squarcio sulla cortina fumogena che aveva ecclissato dalla storia quell’orribile massacro. Ma fu solamente nel 2004 che fu istituita la giornata del ricordo. Da allora studiosi e registi televisivi si occuparono delle foibe e fu fatta luce su quelle migliaia di persone uccise dalle truppe di Tito. Uomini comuni, non fascisti uccisi in nome dell’aspra legge del taglione, una spietata vendetta, una delle tante pagine nere del comunismo., come i gulag e le purghe di Stalin. Se è vero che il nazifascismo è stato una catastrofe per l’Europa e per il mondo intero, non si devono dimenticare le colpe atroci dello stalinismo e dei regimi satellite come i titini. Senza dimenticare che l’Italia è rinata in nome dell’antifascismo e della democrazia.

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