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Piano Albania, De Luca (PD): “Centri trasformati in Cpr? Peggio che la soluzione attuale”

“Per quanto riguarda la vicenda albanese mi pare abbastanza evidente che il modello Albania sia ad oggi stato un fallimento totale. Crediamo, dal nostro punto di vista, che sia il più grande buco nell’acqua della storia del Paese, peraltro con rischi di danno erariale clamorosi. Ricordiamo agli ascoltatori che le previsioni di spesa ammontano a un miliardo di euro per due centri che ad oggi sono vuoti, con agenti italiani costretti a permanere in Albania e che potrebbero essere invece utilizzati per la sicurezza, per il controllo delle nostre comunità (a proposito di sicurezza, su cui la destra fa ovviamente grande propaganda, ma che non riesce poi a realizzare davvero nelle nostre comunità). Volevano, in realtà, una foto copertina alla Trump con le deportazioni dei migranti sulle navi militari, ma si ritrovano una foto sbiadita di due prigioni vuote e navi che vanno avanti e indietro in modo disumano sulla pelle di migranti che non possono restare lì. L’abbiamo detto dall’inizio: era una scelta non solo disumana, ma in primo luogo inefficace, perché il numero massimo di persone che potevano essere accolte in questi due centri era di 3 mila al mese, 36 mila a regime all’anno, mentre negli ultimi due anni sono arrivate in Italia oltre 220 mila persone. E soprattutto è irrealizzabile, perché è contrario alle norme europee, oltre che a quelle internazionali.” Così Piero De Luca, deputato del Partito democratico, intervistato da Francesco Borgonovo ai microfoni di Calibro 8 su Radio Cusano Campus.

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“Siamo davvero esterrefatti – continua – perché, come si dice, errare è umano, ma perseverare è diabolico. Trasformarli non più in centri in cui accogliere i migranti in attesa di valutazione alle domande di protezione internazionale di asilo, ma addirittura in centri in cui accompagnarli prima di un’espulsione, dal nostro punto di vista, avrebbe gli stessi problemi e gli stessi rischi. Perché le normative italiane, ma anche internazionali, consentono ovviamente dopo un decreto di espulsione di rimpatriare nel Paese di origine, ma innanzitutto ci deve essere un accordo bilaterale di rimpatrio con il Paese di origine, e poi ci sono dei tempi definiti. Soprattutto, vanno rimpatriati in quel Paese terzo, mentre portarli in Albania vuole dire cambiare completamente il sistema, con il rischio di altre pronunce di annullamento o inefficacia anche da parte della magistratura. E non perché ci sia una magistratura politicizzata, ma perché c’è una magistratura che applica le norme e le leggi che nel nostro Paese vanno rispettate, a maggior ragione quelle europee oltre che quelle italiane e internazionali.”

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