Peripezie a Roma per un francobollo
Stamattina, giorno di pioggia e di pozzanghere, tante pozzanghere sui marciapiedi e nelle strade del quartiere Colli Aniene, a Roma, fastidiose e pericolose per il vecchio signore con la barba bianca che sarei io, avendo necessità di spedire un documento per posta prioritaria, mi reco dal tabaccaio per acquistare il francobollo. E qui vengo a sapere che i tabaccai non vendono più francobolli, e che li vendono solo all’Ufficio postale. Bene, dico a me stesso, così alla posta imbuco anche la lettera. Cercando di saltare le fastidiose e pericolose pozzanghere, torno in macchina e mi reco alla posta di viale Palmiro Togliatti. E qui l’impiegato addetto alle informazioni, contrariamente a quanto mi aveva detto la tabaccaia, che sarebbe stato lui a vendermi il francobollo, al vecchio signore con barba bianca quasi ottantanovenne, comunica che “deve prendere il numeretto, così glielo vanno a prendere all’interno il francobollo”. Che gioia! Prendo il numeretto e poiché davanti a me ci sono dodici persone, calcolo che per avere l’agognato francobollo, dovrò aspettare almeno un’ora. Di norma in questi casi faccio quelle che chiamano chiassate. Ma non avevo tempo per protestare ad alta voce ed esigere di parlare col direttore, giacché mia moglie mi aspettava dal parrucchiere, ed ero già in ritardo. Così sono andato via, ripromettendomi di raccontare per iscritto le mie peripezie per spedire una lettera. Un encomio alle Poste Italiane al posto della mancata chiassata. Ecco fatto!
Renato Pierri