Con Manlio Sgalambro Verso una filosofia nel poderoso volume di
Pierfranco Bruni per Solfanelli Editore
Franca Silvia Desantis
Il 6 marzo del 2014 moriva Manlio Sgalambro.
Scrivere di Manlio Sgalambro significa partire dal presupposto che la filosofia non è un fatto. Il fatto non rientra nella eresia ed è proprio da qui che parte il filosofo. Piefranco Bruni in questo portentoso quanto elastico volume “Verso una nuova filosofia” edito da Marco Solfanelli si inoltra in un campo che va oltre l’esplorazione della metafisica per vivere la dimensione della paticità.
Ogni tempo ha avuto il suo divergente pensare o pensiero. «Che io debba essere governato: ecco da dove inizia lo scandalo della politica. La politica è la tutela dei minorati», ci ricorda, oltre Platone, Manlio Sgalambro
Da Schopenhauer a Nietzsche bisogna intraprendere due viaggi. O meglio, incrociare due percorsi di un unico viaggio. Il primo è quello di contrastare il nulla. Il secondo è quello di cercare nella tempesta la luna. Allora bisognerebbe cercare?
Con Gianni Vattimo il cosiddetto “pensiero debole” aveva chiarito la crisi del tempo moderno. La discussione , comunque, è complessa e vasta e si apre su orizzonti che trovano in Nietzsche e Heidegger dei punti di riferimento. Ma è possibile che Nietzsche e Heidegger siano “pensiero debole”? Non si tratta di discutere di una filosofia “pratica” o della prassi superata dell’oltre ideologia. Neppure di una filosofia che cerca nella “materia” la progressiva visione del moderno ma l’attraversamento di esso. Tanto meno di focalizzare l’attenzione della riflessione sul “pensiero debole”. Di pensiero debole si tratta ma non per sconfiggere il pensiero profondo. Altrimenti non avrebbero avuto senso gli studi su Schleiermacher, Heidegger e Nietzsche. Qui l’autore Piefranco Bruni esprime molte perplessità circa il concetto che Nietzsche sia tra le trame di un pensiero debole. Il tragico è pensiero tragico o no? Zarathustra è il male e il bene, ma è soprattutto un archetipo. Heidegger è il tempo dell’essere nell’essere e nel tempo.
Il percorso è labirintico. Non una ricerca nel senso di cercare. Ma un pensare. Un costante pensare alle incrostazioni di una civilizzazione che ha smarrito la civiltà. La civiltà si smarrisce nell’ora in cui muore il sole tra il crepuscolo e la notte. Non è un fatto empirico. Cosa vale resistere nel tempo se non si regge alla storia incombente. L’uomo si perde. Si perde ma si può ritrovare. Con Maria Zambrano e l’asistematicità archetipi attraverso la visione sgalambriana o forse con Pitagora (mai sottovalutare Pitagora) tra magia e filosofia. E se dovessimo partire con Giordano Bruno e Gioacchino da Fiore? E qui si apre una galassia senza fine. Perché la parola fine non esiste in filosofia.
Il lavoro edito dal Mic Comitato Nazionale Sgalambro si arricchisce di due interventi di: Tonino Filomena e Marilena Cavallo.
Un libro che si apre intorno ai temi che sono radicamento della civiltà occidentale. Non solo sul piano filosofico. Ma sul piano della universalità culturale. Perché nello spazio entra il tempo. Quel tempo la cui lezione di Agostino e Seneca prima è fondamentale. Si tratta a mio avviso di un vero e proprio testamento filosofico perché sono convinta che il dato fondante è proprio un incontro tra gli Occidenti, come dice lo stesso Bruni, e gli Orienti. È certo che il prossimo lavoro di Bruni sarà un percorso che lega e slega proprio Seneca Paolo e Agostino. Lo aspettiamo. Sono convinta che verso questa direzione andrà Pierfranco Bruni. Dal centenario della morte ahli 11 anni dalla morte.