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Siria: fonti di ACS descrivono lo smarrimento conseguente ai massacri nella zona costiera
Secondo una fonte di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) presente a Latakia, in Siria, la cui identità non può essere resa pubblica per motivi di sicurezza, venerdì 7 marzo 2025 è stato «un giorno nero e doloroso» per le città di Tartus, Banias, Jabla, Latakia e i villaggi circostanti. La fonte si riferisce ai «massacri, spesso indiscriminati, contro molti alawiti, in risposta a un’imboscata di alcuni militanti alawiti nel corso della quale sono rimasti uccisi circa 20 membri delle nuove forze di sicurezza».

La stessa fonte ha dichiarato che le vittime erano per la maggior parte «civili, più di 600», tra i quali «giovani, donne, medici universitari e farmacisti. Alcune famiglie con i loro figli sono state uccise a sangue freddo». Tra i deceduti anche membri di comunità cristiane, fra i quali «un padre e un figlio appartenenti a una chiesa evangelica di Latakia, che mentre viaggiavano in auto sono stati fermati e uccisi, così come il padre di un sacerdote a Banias». Case e veicoli sono stati saccheggiati, colpendo tutti ma anche i cristiani, costringendo alcune famiglie a rifugiarsi nelle case di amici sunniti. Nel villaggio cristiano di Belma, «dove non ci sono armi e la maggior parte dei residenti sono anziani, la popolazione ha subito due giorni di terrore». Le case sono state violate e le proprietà trafugate.

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Il Vicariato Apostolico della Comunità Latina in Siria ha rilasciato una dichiarazione manifestando profonda preoccupazione per gli attacchi contro civili innocenti. Nel documento, firmato dal Vescovo Hanna e datato 9 marzo 2025, si legge: «Ci uniamo alla voce di ogni persona onesta e patriottica in questo Paese, sottolineando il nostro rifiuto di ogni forma di violenza, vendetta e rappresaglia basate su motivi settari e religiosi. Ci appelliamo alle autorità del Paese affinché pongano rapidamente fine a questi attacchi, che sono incoerenti con tutti i valori umani, morali e religiosi». La dichiarazione menziona anche la promessa del presidente Ahmed Al-Sharaa di ritenere responsabili coloro che attaccano i civili e di attuare “le transizioni necessarie per condurre il Paese verso la sicurezza”. Ribadisce inoltre l’impegno per l’unità territoriale della Siria e respinge qualsiasi tentativo di dividere il Paese.

Lo stesso 9 marzo, nella Cattedrale Mariamita di Damasco, il Patriarca Giovanni X ha lanciato un appello urgente al Presidente Al-Sharaa: «I tragici eventi che si stanno svolgendo nella regione costiera della Siria hanno causato la morte di molti civili e membri delle forze dell’ordine, lasciando numerosi feriti. Tuttavia, la maggior parte delle vittime non era affiliata ad alcuna fazione militante. Si trattava piuttosto di civili innocenti e disarmati, tra cui donne e bambini. La sacralità e la dignità delle persone sono state violate, e gli slogan e i canti utilizzati stanno favorendo la divisione, alimentando il settarismo e minando la pace civile». Ha fatto poi riferimento ai saccheggi e alle violenze a Banias, nel quartiere di Al-Qusour, dove «gli abitanti sono stati costretti a lasciare le loro case solo per essere giustiziati, dopodiché i loro averi sono stati rubati». Il Patriarca ha anche denunciato la profanazione dei simboli religiosi: «L’icona della Vergine Maria è stata distrutta, calpestata e profanata».

Regina Lynch, presidente esecutivo di Aiuto alla Chiesa che Soffre Internazionale, ha affermato: «Possa Nostra Signora di Siria proteggere il popolo di questo Paese, che ha sopportato troppe ferite negli ultimi dieci anni».

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