ATTESO NELLE PROSSIME SETTIMANE IL VERDETTO SULLA CAUSA TEMERARIA INTENTATA NEGLI STATI UNITI DALL’AZIENDA FOSSILE ENERGY TRANSFER CONTRO GREENPEACE NEGLI USA E GREENPEACE INTERNATIONAL
MANDAN, NORD DAKOTA (STATI UNITI) – A dieci anni di distanza dalle proteste guidate dalle comunità indigene contro l’oleodotto Dakota Access, i rappresentanti di Greenpeace International (GPI) e di due entità di Greenpeace negli Stati Uniti sono impegnate in queste settimane, presso il tribunale della Contea di Morton (in Nord Dakota), nel contrastare un’azione legale milionaria e priva di merito intentata da Energy Transfer (ET), azienda statunitense che realizza oleodotti per il trasporto di combustibili fossili.
L’azienda chiede infatti a Greenpeace International e alle due entità di Greenpeace negli Stati Uniti 300 milioni di dollari di danni, mettendo in pratica uno degli esempi più sfacciati al mondo di causa strategica contro la partecipazione pubblica (SLAPP, Strategic lawsuit against public participation). L’azione legale di ET tenta infatti di riscrivere la storia della protesta guidata dalle comunità indigene a Standing Rock dieci anni fa e potrebbe avere un effetto dissuasivo sulla libertà di parola negli Stati Uniti e non solo. Dal 2017, GPI e le organizzazioni di Greenpeace negli Stati Uniti si difendono dalle azioni legali con cui ET sostiene in modo infondato che le proteste siano state orchestrate da Greenpeace. Il verdetto dovrebbe arrivare nelle prossime settimane.
«Al di là delle ripercussioni che questa causa potrebbe avere su Greenpeace negli Stati Uniti, uno degli aspetti più preoccupanti di questo caso giudiziario è che potrebbe stabilire nuovi pericolosi precedenti legali e consentire di incolpare chiunque partecipi a una protesta per le azioni commesse da altri», dichiara Deepa Padmanabha, consulente legale di Greenpeace USA. «Tutto questo avrebbe come effetto quello di scoraggiare chiunque voglia prendere parte a una protesta pacifica».
Kristin Casper, consigliere generale di Greenpeace International, ha dichiarato: «Siamo fiduciosi che Greenpeace International, insieme ai nostri coimputati negli Stati Uniti, alla fine avrà la meglio. Difenderemo Greenpeace International in sede di giudizio, e allo stesso tempo cercheremo di recuperare attraverso un procedimento legale nei Paesi Bassi i costi sostenuti per affrontare le cause SLAPP intentate da ET negli Stati Uniti. Siamo grati per il sostegno che stiamo ricevendo da tutto il mondo, perché quando il movimento agisce insieme, vinciamo».
GPI ha messo alla prova la nuova direttiva anti-SLAPP dell’Unione Europea presentando all’inizio del mese una causa presso un tribunale dei Paesi Bassi contro ET. GPI cercherà di recuperare tutti i danni economici subiti a causa delle SLAPP ripetute e infondate di ET, che ha chiesto centinaia di milioni di dollari a GPI e alle organizzazioni di Greenpeace negli Stati Uniti.
Le azioni legali di Energy Transfer sono chiari esempi di SLAPP portate avanti per bloccare gli attivisti e le organizzazioni non profit impegnate nella difesa dell’ambiente con ingenti spese legali, nel tentativo di portarle al fallimento economico e, in ultima analisi, di mettere a tacere ogni dissenso.