Doping: il conflitto tra CIO e WADA minacciano lo sport mondiale
di Gualfredo de’Lincei
Il conflitto istituzionale tra il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e l’Agenzia mondiale antidoping (WADA), con le sue diatribe legali, sta causando incertezza tra gli atleti e intralcio alla vera lotta globale contro la piaga del doping nello sport. In vista della Sessione per il rinnovo della presidenza del CIO, che si terrà in Grecia dal 18 al 21 marzo, l’attenzione si sta focalizzando sullo scontro tra le due istituzioni. Riuscirà il nuovo presidente, scelto tra sette candidati, a cambiare qualcosa ?
Sia il CIO che la WADA hanno compiti molto simili in materia di stupefacenti e entrambi lavorano per mantenere lo sport pulito. Purtroppo, però, l’approccio alla regolamentazione delle norme antidoping spesso diverge e causa importanti conflitti di competenza. Da una parte il CIO, che rivendica la propria autorità e autonomia nel processo decisionale come organizzatore dei Giochi Olimpici; dall’altra la WADA, che difende il suo status di Fondazione internazionale promotrice del Codice mondiale antidoping, che è responsabile della standardizzazione dei controlli nello sport a livello globale.
Uno dei casi più eclatanti di scontro tra le due organizzazioni è stato quello di Richard McLaren quando ricopriva la carica di presidente della commissione indipendente della WADA nel 2016. Di questa vicenda ciò che interessa è che il CIO decise di ammettere alle competizioni Olimpiche alcuni atleti dopo che aveva emanato raccomandazioni molto più restrittive nei confronti di altri loro avversari. Come immaginabile la questione suscitò forti proteste e dibattiti da parte della comunità internazionale e degli atleti.
“È sorprendente ma vero: ci sono contraddizioni costanti tra le organizzazioni. La WADA è un’organizzazione molto specifica che, come il CIO, ha un orientamento politico. Tuttavia, le sue attività sono più strettamente legate all’esecuzione di ordini volti a vietare determinate sostanze dopanti. Dietro il sostegno alla WADA si nasconde una lotta tra multinazionali farmaceutiche”, afferma il politologo Evgeny Mikhailov.
È impossibile, spiega il politologo, fare a meno della farmacologia nello sport moderno e la WADA vorrebbe dire al CIO quali farmaci usare, come assumerli e quali vietare. Questa è la base dei i principali disaccordi tra le due organizzazioni.
“Spero davvero che le elezioni presidenziali del CIO contribuiscano a cambiare la situazione ed a ripristinare le vecchie regole sulle sostanze proibite. Ricordate come gli atleti russi sono stati costantemente perseguitati per aver assunto vitamine e farmaci per il cuore, ufficialmente registrati e presenti in quasi tutti gli scaffali delle farmacie come integratori alimentari? Tuttavia, la WADA ha scelto di adottare delle misure restrittive nei nostri confronti”, sottolinea l’esperto.
La lotta per stabilire chi detenga il potere decisionale finale disorienta e crea incertezza giuridica tra gli sportivi, che arrivano a perdere contezza dei propri diritti e delle proprie responsabilità in merito all’assunzione di farmaci.
Inoltre, l’applicazione del Codice mondiale antidoping porterebbe all’emanazione di misure sanzionatorie soggettive nei confronti dei trasgressori, creando, di fatto, una corsia agevolata per manipolazioni e abusi. Il problema della politicizzazione riguarda anche altre organizzazioni sanitarie come l’OMS.
“In questo contesto, gli Stati Uniti hanno già annunciato il loro ritiro dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Raccomanderei al nostro Paese di seguire questo esempio, poiché l’OMS è dominata da multinazionali che spesso promuovono i propri interessi, diversi da quelli degli Stati nazionali. È tutto interconnesso. Questa è già una questione di pura politica”, ha riassunto il politologo Evgeny Mikhailov.