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FINE VITA, DOMANI 26 MARZO PER LA 4a VOLTA IN CORTE COSTITUZIONALE
LA CONSULTA SU AZIONE DEL TRIBUNALE DI MILANO SI ESPRIMERÀ ANCORA SUL REQUISITO DEI “TRATTAMENTI DI SOSTEGNO VITALE” NESECESSARI PER L’ACCESSO AL “SUICIDIO ASSISTITO”, IN SEGUTO A DISOBBEDIENZA CIVILE DI MARCO CAPPATO
M.Cappato (Associazione Luca Coscioni): “Il Parlamento continua a far cadere sulla Corte costituzionale il peso della propria inerzia”
I casi oggetto della valutazione dei giudici questa volta saranno quelli di Elena, paziente oncologica veneta, e Romano, lombardo affetto da Parkinson, entrambi accompagnati in Svizzera nel 2022 da Marco Cappato, indagato per un reato punito fino a 12 anni di carcere
Il prossimo 26 marzo per la quarta volta la Corte costituzionale tratterà di scelte di fine vita e aiuto al suicidio, a seguito delle azioni di disobbedienza civile compiute da Marco Cappato. I casi oggetto della valutazione dei giudici questa volta sono quelli di Elena, paziente oncologica, e Romano, affetto da Parkinson, entrambi accompagnati in Svizzera nel 2022.
Il signor Romano, 82 anni, di origini toscane e residente a Peschiera Borromeo, e la signora Elena, veneta di 70 anni, non erano tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale classicamente intesi, pertanto non avevano provato ad accedere al suicidio assistito in Italia poiché si ritenevano privi di uno dei requisiti della sentenza 242\2019 sul caso Cappato-Dj Fabo, se interpretati in senso restrittivo. Entrambi avevano chiesto aiuto a Marco Cappato per andare in Svizzera e accedere al suicidio medicalmente assistito. Cappato, ad agosto e a novembre 2022, si era dunque autodenunciato a Milano, al rientro in Italia.
A settembre 2023, la procura di Milano aveva chiesto l’archiviazione per Cappato, sostenendo che un malato terminale può scegliere di essere aiutato a morire anche se non è attaccato a macchine che lo tengono in vita. E chi gli dà supporto, secondo i Pm, non è punibile. La Gip, nel giugno 2024, ha emesso un’ordinanza per entrambi i casi in cui dichiara “Rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale relativa all’art. 580 cp nella parte in cui prevede la punibilità della condotta di chi agevola l’altrui suicidio nella forma di aiuto al suicidio medicalmente assistito di persona non tenuta in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale affetta da una patologia irreversibile fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili che abbia manifestato la propria decisione, formatasi in modo libero e consapevole, di porre fine alla propria vita per violazione degli art. 2, 3, 13, 32, 117 Cost in riferimento agli art. 8 e 14 Cedu.”
“Il Parlamento italiano continua a far cadere sulla Corte costituzionale il peso della propria inerzia. Sono passati ormai quasi 7 anni dalla prima ordinanza nella quale aveva invitato il Parlamento a legiferare sul tema. Ora la Corte è chiamata per la quarta volta a confrontarsi con casi concreti, di persone in carne ed ossa che si sono trovate costrette all’esilio della morte volontaria per terminare le proprie insopportabili sofferenze. “L’udienza di mercoledì è il prodotto della paralisi dei partiti su questo tema”, ha dichiarato Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e indagato per aver accompagnato Elena e Romano in Svizzera.
Le sentenze della Corte costituzionale sul fine vita
La prima decisione della Corte costituzionale risale al 2018 con l’ordinanza 207 del 2018, seguita dalla sentenza di incostituzionalità del 242 del 2019 sul caso Cappato\Dj Fabo, con cui la Corte ha stabilito che, per poter accedere legalmente all’aiuto medico alla morte volontaria, la persona deve essere in possesso di determinati requisiti: essere capace di prendere decisioni libere e consapevoli, essere affetta da patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili e che sia dipendente da trattamenti di sostegno vitale. La terza decisione , la numero 135 del 2024, ha invece fornito una più ampia interpretazione del requisito di “trattamento di sostegno vitale”. In questo caso era stato il tribunale di Firenze a chiedere l’intervento della Corte, a partire dal caso di Massimiliano, l’uomo toscano affetto da sclerosi multipla accompagnato in Svizzera per il scuidio assistito da Chiara Lalli e Felicetta Maltese.
APPROFONDIMENTO PER I MEDIA – L’ACCESSO ALLA MORTE VOLONTARIA ASSISTITA IN ITALIA
In assenza di una legge nazionale che regolamenti l’aiuto alla morte volontaria, ovvero l’accesso al suicidio assistito, in Italia questa scelta di fine vita è normata dalla sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato-Antoniani, che ha legalizzato l’accesso alla procedura ma solo a precise condizioni di salute delle persone.
La Consulta ha disposto, con una sentenza di incostituzionalità parziale dell’articolo 580 del codice penale, che la persona malata che vuole accedere all’aiuto alla morte volontaria (suicidio assistito) deve essere in possesso di determinati requisiti:
- deve essere capace di autodeterminarsi,
- essere affetta da patologia irreversibile,
- tale patologia deve essere fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che la persona reputa intollerabili,
- essere dipendente da trattamenti di sostegno vitale.
Questi requisiti, insieme alle modalità per procedere, devono essere verificati dal Servizio Sanitario Nazionale con le modalità previste dalla legge sulle Dat agli articoli 1 e 2 (Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, 219/17), previo parere del comitato etico territorialmente competente.
L’azienda sanitaria deve inoltre verificare le modalità di esecuzione le quali dovranno essere evidentemente tali da evitare abusi in danno di persone vulnerabili, da garantire la dignità del paziente e da evitare al medesimo sofferenze.
Ai sensi della recente sentenza costituzionale n.135 del 2024 la Consulta ha anche ampliato la portata del requisito del trattamento di sostegno vitale includendo tutte quelle procedure che, indipendentemente dal loro grado di complessità tecnica e di invasività, sono normalmente compiute da familiari o caregivers.
Ha inoltre affermato che il requisito del “trattamento di sostegno vitale” può dirsi soddisfatto anche quando non sia in esecuzione perché, legittimamente, rifiutato dalla persona malata.
LIBERI SUBITO
LA CAMPAGNA DI PROPOSTE DI INIZIATIVA POPOLARE O DEGLI ELETTI PER LEGGI REGIONALI
La sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato/Antoniani, garantisce l’accesso all’aiuto alla morte volontaria, il cosiddetto “suicidio assistito” nel nostro Paese, individuando determinate condizioni per la persona malata che ne faccia richiesta che devono essere verificate dal SSN(Servizio Sanitario Nazionale)
Il Servizio Sanitario però non garantisce tempi certi per effettuare le verifiche e rispondere alle persone malate che hanno diritto di porre fine alla propria vita. Per questo motivo, nel rispetto delle competenze regionali, l’Associazione Luca Coscioni ha promosso a livello nazionale la campagna “Liberi Subito” con raccolta firme per proposte di legge regionali che garantiscano il percorso di richiesta di suicidio medicalmente assistito e i controlli necessari in tempi certi, adeguati e definiti.
LE REGIONI COINVOLTE DALLA PROPOSTA DI LEGGE SUL FINE VITA
1 approvata: Toscana
5 Rinviate in commissione: FVG, Piemonte*, Veneto, Emilia Romagna*, Lombardia
8 Depositata in attesa di inizio iter: Valle D’Aosta, Lazio, Campania, Sardegna, Abruzzo, Puglia, Sicilia, Liguria
2 Depositate proposte simili a Liberi Subito: Calabria, Marche
2 Regioni in cui era stata depositata ma col cambio legislatura occorre iniziare nuovamente l’iter: Umbria e Basilicata
2 Regioni non è stata depositata: Molise, Trentino
*In Emilia Romagna e Piemonte la proposta di legge è stata rinviata in commissione. A seguito del cambio di legislatura, entrambe le Regioni potrebbero tornare a discuterne
16.035 RICHIESTE INFORMAZIONI IN UN ANNO AL NUMERO BIANCO SUI DIRITTI DEL FINE VITA 0699313409.
7 RICHIESTE AL GIORNO DI AIUTO A MORIRE
Negli ultimi 12 mesi sono arrivate 16.035 richieste di informazioni sul fine vita tramite il Numero Bianco coordinato dalla compagna di Dj Fabo Valeria Imbrogno e le email dirette all’Associazione Luca Coscioni. Si tratta di una media di 44 richieste al giorno con un aumento del 14% in confronto ai 12 mesi precedenti. Nel dettaglio: 1.707 richieste di informazioni su eutanasia e suicidio medicalmente assistito (circa 5 richieste al giorno) e 393 richieste di informazioni rispetto all’interruzione delle terapie e alla sedazione palliativa profonda (più di 1 richiesta al giorno). Informazioni riguardanti le procedure italiane o contatti con le strutture svizzere per il percorso di morte volontaria medicalmente assistita sono state fornite a 580 persone (51% donne, 49% uomini), nell’anno precedente le persone furono 533.
AIUTO MEDICO ALLA MORTE VOLONTARIA REPORT DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI
2 Le persone che il collegio legale dell’associazione luca coscioni sta supportando nel’iter per l’accesso al suicidio assistito
TOSCANA
Una donna, affetta da sclerosi multipla primariamente progressiva, ha fatto richiesta alla ASL. È stata visitata e ha ricevuto un parere negativo per il mancato soddisfacimento del requisito del trattamento di sostegno vitale, dovuto al rifiuto di posizionare la gastrostomia endoscopica percutanea (PEG). Tuttavia, il comitato etico ha espresso parere positivo. Alcuni membri della commissione medica hanno verbalizzato la loro posizione contraria. A seguito della sentenza costituzionale n.135/2024 l’azienda sanitaria ha rivisto la propria posizione, riconoscendo alla signora tutti i requisiti.
FRIULI VENEZIA GIULIA
Un uomo, affetto da diverse patologie, tra cui artrogriposi multiple congenite, ha fatto richiesta alla propria ASL ricevendo il diniego in quanto riteneva non sussistente il trattamento di sostegno vitale e ciò in contrasto con la recente sentenza 135/2024 della Consulta vista anche la corposa terapia farmacologica assunta dalla persona. Il collegio legale coordinato da Filomena Gallo sta lavorando per la corretta applicazione della sentenza attivando le giurisdizioni competenti.
SUICIDIO ASSISTITO IN ITALIA
In Italia, ad oggi, sono 11 le persone che hanno ricevuto il via libera per l’accesso al suicidio assistito. Di queste:
6 persone hanno avuto accesso al suicidio assistito in Italia (5 sono state assistite dal team legale dell’Associazione Luca Coscioni)
Nel giugno 2022, Federico Carboni, 44enne di Senigallia, nelle Marche conosciuto durante la sua battaglia con il nome di fantasia “Mario”, è stato il primo italiano ad aver chiesto e ottenuto l’accesso al suicidio medicalmente assistito, reso legale dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019, dopo quasi due anni dalla prima richiesta alla azienda sanitaria e dopo una lunga battaglia legale, in cui è stato assistito dall’Associazione Luca Coscioni. La strumentazione per l’autosomministrazione del farmaco è stata acquistata tramite una raccolta fondi organizzata dall’Associazione Luca Coscioni e la consulenza medica è stata del dottor Mario Riccio, già anestesista di Piergiorgio Welby. |
Nel luglio 2023, “Gloria” (nome di fantasia), donna veneta di 78 anni, paziente oncologica, è stata la seconda italiana, dopo Federico Carboni, ad accedere al suicidio medicalmente assistito e la prima ad aver ricevuto il farmaco letale e la strumentazione per la sua autosomministrazione da parte della ASL competente. Anche nel suo caso, l’assistenza medica è stata prestata dal dottor Mario Riccio, anestesista di Welby e medico di fiducia di Federico Carboni. L’azienda sanitaria veneta, nel valutare la presenza dei requisiti per l’accesso al “suicidio assistito” di “Gloria”, ha considerato i farmaci antitumorali mirati come trattamento di sostegno vitale. Il Veneto è dunque la prima Regione in cui la sentenza numero 242/19 della Corte costituzionale è stata applicata nel pieno rispetto della Carta costituzionale. |
Nel 2023, “Anna” (nome di fantasia), in Friuli Venezia Giulia donna di 55 anni affetta da sclerosi multipla, è la terza italiana ad accedere al suicidio medicalmente assistito, la prima ad aver potuto accedere alla procedura con l’assistenza completa del Servizio sanitario nazionale. Infatti il farmaco letale e la strumentazione sono stati forniti dal SSN e un medico individuato dall’azienda sanitaria, su base volontaria, ha provveduto a supportare l’azione richiesta nell’ambito e con i limiti previsti dalla Ordinanza cautelare pronunciata dal Tribunale di Trieste, il 4 luglio 2023, e quindi senza intervenire direttamente nella somministrazione del farmaco, azione che è rimasta di esclusiva spettanza di “Anna”. Il 28 novembre 2023, dopo 389 giorni dalla sua richiesta e una sentenza del Tribunale di Trieste che accertava il suo diritto ad autodeterminarsi nel suo fine vita, “Anna” si è autosomministrata il farmaco letale a casa sua, circondata dalla sua famiglia. |
“Vittoria” (nome di fantasia), donna veneta di 72 anni, affetta da sclerosi multipla secondariamente progressiva da 20 anni, è deceduta a dicembre 2023 nella località dove risiedeva, in Veneto, dopo 9 mesi dalla sua richiesta. |
“Serena” (nome di fantasia), cittadina lombarda, affetta da sclerosi multipla progressiva, ha fatto richiesta alla propria ASL per la verifica delle condizioni di cui alla sentenza 242/2019 nel maggio 2024. Dopo la sentenza 135/2024 della Corte costituzionale, veniva confermata la presenza dei requisiti per accedere al suicidio medicalmente assistito ma inizialmente non venivano indicati il farmaco letale, il suo dosaggio e la metodica di autosomministrazione più idonea. Dopo una diffida da parte del collegio legale che assiste la persona e che è coordinato da Filomena Gallo, la ASL confermava che avrebbe fornito essa stessa tutto l’occorrente per l’espletamento della procedura, ma non il medico. “Serena” è stata infatti assistita dal dottor Mario Riccio ed è morta a gennaio 2025 |
2 PERSONE HANNO OTTENUTO L’ACCESSO AL SUICIDIO ASSISTITO IN ITALIA, MA HANNO SCELTO DI NON PROCEDERE
“Antonio” (in vita, nome di fantasia), marchigiano tetraplegico dal 2014, dopo ben due anni dalla sua richiesta, nel 2023 ha ottenuto il via libera per poter accedere legalmente al “suicidio assistito”. Da quel momento è libero di scegliere se e quando porre fine alle sue sofferenze.
Nel 2023, Stefano Gheller (non più in vita), 49enne veneto, affetto da distrofia muscolare. Dopo aver ottenuto questo diritto, Gheller ha scelto di non accedere alla pratica. È morto a causa dell’evoluzione della malattia nel 2024.
3 PERSONE HANNO OTTENUTO L’ACCESSO AL SUICIDIO ASSISTITO IN ITALIA, MA NON HANNO POTUTO PROCEDERE
54enne toscana (in vita), completamente paralizzata a causa di una sclerosi multipla progressiva, aveva ricevuto un parere favorevole da parte della ASL lo scorso luglio. La donna aveva inviato la richiesta di verifica delle sue condizioni il 20 marzo e a causa del diniego opposto aveva diffidato l’azienda sanitaria. Il successivo 29 giugno, alla revisione della relazione finale con particolare riferimento alla sussistenza del requisito del trattamento di sostegno vitale, essendo totalmente dipendente dall’assistenza di terze persone e avendo, legittimamente e consapevolmente, rifiutato la nutrizione artificiale. La revisione della relazione era stata di fatto la prima applicazione diretta della sentenza 135/2024 della Corte costituzionale che interpreta in modo estensivo e non discriminatorio il requisito del trattamento di sostegno vitale indicato nella sentenza 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani.
“Gloria” 70enne di Firenze (non più in vita), affetta da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), ha fatto richiesta di verifica delle proprie condizioni alla ASL. È stata visitata dalla commissione medica che, acquisito il parere favorevole del comitato etico, ha confermato la sussistenza di tutti i requisiti previsti dalla legge 242. Tuttavia, nella relazione finale non erano indicati il farmaco letale, il suo dosaggio e la metodica di autosomministrazione. Il 10 giugno è stata inviata alla ASL una lettera di messa in mora e diffida per chiedere la conclusione della procedura. In assenza di risposte positive, la persona ha fatto ricorso al competente Tribunale per chiedere la condanna dell’azienda sanitaria all’erogazione del farmaco e della strumentazione necessari all’autosomministrazione. A seguito di un aggravamento della malattia, ha scelto di procedere con sedazione palliativa profonda ed è deceduta il 9 febbraio 2025.
Laura Santi (in vita), affetta da sclerosi multipla, ha avuto il via libera dopo due anni dalla sua richiesta in Umbria L’azienda sanitaria ha però rinviato, a un incontro successivo con una sua delegazione, l’individuazione del farmaco letale, del suo dosaggio e delle modalità di sua autosomministrazione.
3 PERSONE HANNO CHIESTO, MA NON OTTENUTO, IL VIA LIBERA PER ACCEDERE AL SUICIDIO ASSISTITO IN ITALIA
Nel 2021, Daniela (non più in vita), pugliese di 37 anni, affetta da un tumore al pancreas senza possibilità di cura, ha inoltrato la richiesta di accesso alla morte volontaria assistita, alla ASL della regione di residenza (Lazio) e a quella di domicilio (Puglia). Dopo mesi di attese e il primo diniego, dall’Asl di Roma, Daniela muore a causa del cancro, come non avrebbe voluto. Dopo due giorni dalla sua morte, la ASL pugliese comunica l’inizio delle visite per la valutazione delle sue condizioni.
Nel 2022 Fabio Ridolfi (non più in vita), 46enne di Fermignano, da 18 anni immobilizzato a letto, a causa di una patologia irreversibile, ha fatto richiesta per poter accedere al “suicidio assisitito” ma a causa dei ritardi e della inadempienza dell’ASUR Marche, ha ottenuto parere positivo per la sussistenza dei requisiti previsti dalla Consutla, ma il parere era privo della parte sulle modalità per procedere. Fabio ha deciso di non attendere ulteriormente e ha scelto di voler porre fine alle sue sofferenze tramite la sedazione profonda e continua.
Martina Oppelli (in vita), 49 anni di Trieste, tetraplegica, affetta da sclerosi multipla, completamente immobile, e dipendente dall’assistenza di terzi, ha diffidato l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI) dopo il diniego ottenuto nel 2024 alla sua richiesta di accesso al “suicidio assistito” e presentato ricorso in Tribunale per la corretta identificazione della sua condizione. L’azienda sanitaria di riferimento non le riconosce il criterio del “trattamento di sostegno vitale”. Oppelli ha dichiarato di essere pronta ad andare in Svizzera per porre fine alle proprie sofferenze.
Dopo la sentenza della consulta del 2019, sono 7 le persone che si sono dovute recare in Svizzera per l’accesso al suicidio assistito, aiutate da Marco Cappato e l’associazione soccorso civile.
Di seguito l’elenco delle persone che hanno avuto accesso alla morte volontaria assistita in Svizzera non in clandestinità, con successiva autodenuncia delle persone che li hanno accompagnati, che rischiano da 5 a 12 anni di carcere:
- ELENA, Milano (Agosto 2022). Affetta da microcitoma polmonare, patologia oncologica. Accompagnata da Marco Cappato, che si è autodenunciato.
- ROMANO, Milano (Novembre 2022). 82 anni, affetto da una grave malattia neurodegenerativa: una forma di Parkinsonismo atipico. Accompagnata da Marco Cappato, che si è autodenunciato.
- MASSIMILIANO, Firenze (Dicembre 2022). 44enne, era affetto da sclerosi multipla.Accompagnato da Chiara Lalli e Felicetta Maltese, iscritte a Soccorso Civile, che si sono auto denunciate insieme a Marco Cappato.
- PAOLA, Bologna (Febbraio 2023). 89enne, affetta da una grave forma di Parkinson. Accompagnato da Virginia Fiuma e Felicetta Maltese, iscritte a Soccorso Civile, che si sono auto denunciate insieme a Marco Cappato.
- SIBILLA BARBIERI, Roma (Novembre 2023). 58 anni, paziente oncologica, ha ricevuto nel 2023 un diniego da parte della propria ASL alla richiesta di accesso al suicidio medicalmente assistito, perchè non sarebbe stato presente il requisito del “trattamento di sostegno vitale”. Barbieri, tramite i suoi legali, si è opposta al diniego della ASL, senza avere alcun riscontro. La ASL senza effettuare ulteriori verifiche ad un mese dalla prima verifica, ha confermato il parere espresso. Per questo, visto il progressivo peggioramento delle sue condizioni di malata terminale ha deciso di autosomministrarsi il farmaco letale lontana da casa sua e andare quindi in Svizzera, dove è stata accompagnata tramite un’azione di disobbedienza civile dagli attivisti di “Soccorso Civile”.
Autodenunciati il figlio di Sibilla, Vittorio Parpaglioni e l’ex Senatore radicale Marco Perduca, che l’hanno accompagnata, oltre all’Onorevole Riccardo Magi, il Senatore Ivan Scalfarotto e l’ex Senatore Luigi Manconi, che hanno contribuito all’organizzazione.
- MARGHERITA BOTTO, Milano (Novembre 2023). Autodenunciati Marco Cappato, il fratello di Margherita, Paolo Botto, e Cinzia Fornero, iscritta a Soccorso Civile.
- “INES”, Milano (Luglio 2024). Affetta da sclerosi multipla, ha fatto richiesta in Italia ed è stata visitata dalla commissione medica il 19 giugno 2024. In assenza della relazione della commissione medica multidisciplinare e del parere del comitato etico, visto il progressivo peggioramento delle sue condizioni, si recava in Svizzera dove accedeva al suicidio medicalmente assistito, accompagnata da Claudio Stellari e Matteo D’Angelo, iscritti a “Soccorso Civile”, che hanno reso noto l’aiuto fornito, insieme a Marco Cappato, tramite conferenza stampa.
ASSOCIAZIONE SOCCORSO CIVILE
40 GLI ISCRITTI A SOCCORSO CIVILE, l’Associazione fondata nel 2015 da Marco Cappato, rappresentante legale, insieme a Mina Welby e Gustavo Fraticelli, che offre sostegno alle persone che hanno bisogno di accedere informazioni, e in alcuni casi assistenza logistica e finanziaria, per ottenere aiuto medico alla morte volontaria.
13 ATTIVISTI SI SONO GIÀ AUTODENUNCIATI
La lista completa degli attivisti che si sono già autodenunciati: i responsabili di Soccorso Civile Marco Cappato, Mina Welby e Gustavo Fraticelli; i parlamentari Riccardo Magi, Ivan Scalfarotto e gli ex senatori Luigi Manconi e Marco Perduca. La giornalista e bioeticista Chiara Lalli, la pensionata Felicetta Maltese, l’attivista Virginia Fiume e Cinzia Fornero Guardia parco. Tra i famigliari delle persone malate figurano il figlio di Sibilla Barbieri, Vittorio Parpaglioni, e il fratello di Margherita Botto, Paolo.
La lista completa degli iscritti a soccorso civile: Matteo Giusti, Paola Zaldera, Sonia Bellini, Renato Michelotti, Mino (Cosimo) Dentizzi, Tommaso Colombini, Roberta Pelletta, Mariasole Cavarretta, Luca Piva, Cinzia Fornero, Marco Perduca, Felicetta Maltese, Chiara Lalli, Virginia Fiume, Filippo Blengino, Andrea Turi, Maria Raffaella Stacciarini, Claudio Stellari, Carlo Romano, Rosa A Marca, Matteo Hallissey, Laura Di Napoli, Teresa Albano, Matteo D’Angelo, Françoise Raynaud, Marco Riva Cambrino, Alina Ruxandra Matei, Luigi Manconi, Ivan Scalfarotto, Riccardo Magi, Maria Camilla Tinti, Carla Marchelli, Stefano Anderson, Silvia Findelli e I.G. (preferisce per ora mantenere l’anonimato)
Marco Cappato, responsabile legale dell’Associazione Soccorso civile ha fornito aiuto in forme diverse per ogni caso e così anche gli iscritti all’associazione Soccorso Civile. Tutti i disobbedienti civili sono seguiti dal Collegio legale coordinato dall’avv. Filomena Gallo.
Considerando anche gli anni precedenti sono 6 i procedimenti giudiziari in corso. Marco Cappato al momento, insieme agli iscritti al Soccorso Civile, è indagato presso i tribunali delle 4 città dove sono avvenute le autodenunce sopracitate. Nello specifico:
- Milano – per l’aiuto prestato al signor Romano (È prevista udienza in Corte costituzionale per il giorno 26 marzo 2025; sempre a Milano per Elena Altamira, di Spinea (VE) (È prevista udienza in Corte costituzionale per il giorno 26 marzo 2025); sempre Milano per l’aiuto fornito a Margherita Botto.
- Firenze – per l’aiuto prestato a Massimiliano (MIB). La giudice per le indagini preliminari (GIP) di Firenze ha rigettato la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura della Repubblica e dalle difese* degli indagati nel caso riguardante Massimiliano, toscano 44enne, affetto da sclerosi multipla, e ha disposto che il pubblico ministero, entro dieci giorni, formuli l’imputazione coatta a carico degli indagati Marco Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Maltese, che dovranno quindi affrontare un processo per aver accompagnato Massimiliano in Svizzera. Il reato di “aiuto al suicidio” è punito con una pena da 5 a 12 anni di carcere.La decisione della GIP stabilisce che, nonostante la Corte costituzionale abbia ampliato l’interpretazione del concetto di “trattamento di sostegno vitale”, Massimiliano non poteva essere considerato mantenuto in vita da un trattamento di sostegno vitale in quanto, come si legge nell’ordinanza, occorre la “necessità dello stretto collegamento con la natura vitale dei trattamenti di sostegno, al punto che la loro omissione o interruzione determinerebbe prevedibilmente la morte in un breve lasso di tempo”.
- Bologna – per l’aiuto fornito a Paola. In attesa della decisione del GIP.
Roma – per l’aiuto fornito a Sibilla Barbieri. Indagini in corso.