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Il regime iraniano ha eseguito 1.153 condanne a morte nell’anno persiano 1403: un aumento del 42% in 94 prigioni

 

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Record senza precedenti di esecuzioni e crimini: 1.153 esecuzioni nell’anno iraniano 1403 in 94 prigioni, un aumento del 42% rispetto al 1402

 

961 esecuzioni (l’83%) sono avvvenute durante il mandato di Massoud Pezeshkian.

Tra le vittime c’erano 38 donne e 7 minorenni al momento del reato; 7 esecuzioni sono state condotte in pubblico con estrema brutalità.

La signora Maryam Rajavi:

  • Mentre la sua politica bellicista ha subito colpi irreparabili e avverte l’imminente minaccia di rivolta e rovesciamento, il regime ha accelerato drasticamente il ritmo delle esecuzioni e delle uccisioni.
  • La comunità internazionale deve subordinare qualsiasi rapporto con il padrino delle esecuzioni e del terrorismo alla cessazione della tortura e delle esecuzioni, deferire il fascicolo sulle violazioni dei diritti umani da parte dell’Iran al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e assicurare alla giustizia Khamenei e gli altri leader del regime.

 

Ali Khamenei, intrappolato in una situazione di stallo mortale, ha stabilito un nuovo record per crimini ed esecuzioni nel 1403 per prevenire una rivolta nazionale e ritardare l’inevitabile caduta del suo regime. Il numero registrato di esecuzioni nel 1403 ha raggiunto quota 1.153, una cifra senza precedenti negli ultimi anni. Dato il numero di esecuzioni segrete e non registrate, il conteggio effettivo è significativamente più alto.

  1. Il numero delle esecuzioni nel 1403 è aumentato del 42% rispetto alle 815 registrate nel 1402.
  2. La forte accelerazione delle esecuzioni è evidente se si confrontano gli ultimi due mesi dell’anno (Bahman ed Esfand) con i dati dell’anno precedente:
  • Tradizionalmente, Bahman registra meno esecuzioni a causa dell’anniversario della rivoluzione del 1979 (11 febbraio). Nel Bahman 1402, sono state registrate 36 esecuzioni, mentre nel Bahman 1403 il loro numero è salito a 74, più del doppio.
  • A Esfand 1402 sono state registrate 21 esecuzioni, ma a Esfand 1403 questo numero è balzato a 121, quasi sei volte di più. Ciò è avvenuto nonostante gli ultimi 20 giorni di Esfand coincidessero con il Ramadan, un periodo in cui le esecuzioni erano storicamente più basse.
  1. 961 delle esecuzioni (83%) sono avvenute durante il mandato di Masoud Pezeshkian (da fine luglio 2024 al 20 marzo 2025).
  2. Le esecuzioni registrate nel 1403 hanno avuto luogo in 94 prigioni in 31 province. Le prigioni con il numero più alto di esecuzioni includono:
  • Prigione di Ghezel Hesar: almeno 186 esecuzioni
  • Carcere di Adel Abad, Shiraz: 112 esecuzioni
  • Prigione di Dastgerd, Isfahan: 88 esecuzioni
  • Carcere centrale di Tabriz: 62 esecuzioni
  • Prigione di Vakilabad, Mashhad: 46 esecuzioni
  • Prigione di Choobindar, Qazvin: 37 esecuzioni
  • Carcere centrale di Zahedan: 34 esecuzioni
  • Carcere centrale di Yazd: 30 esecuzioni
  • Carcere centrale di Karaj: 29 esecuzioni
  • Prigione di Lakan, Rasht e prigione centrale di Zanjan: 27 esecuzioni ciascuna.
  • Registrare le esecuzioni nelle prigioni remote è decisamente più difficile, il che rende impossibile documentare i nomi di molte vittime.
  1. Tra i giustiziati, 135 individui (circa il 12%) appartenevano alla comunità beluci impoverita e oppressa, un numero sproporzionatamente alto rispetto alla loro popolazione.
  2. È stata registrata l’età di 605 dei 1.153 prigionieri giustiziati, con un’età media inferiore ai 36 anni.
  3. Nel 1403 sono state giustiziate almeno 38 donne, il 90% in più rispetto alle 20 donne giustiziate nel 1402.
  4. Sette delle persone giustiziate avevano meno di 18 anni al momento del presunto crimine.
  5. Nel 1403, sette prigionieri sono stati giustiziati pubblicamente nelle città di Hamedan, Esfarayen, Khomein, Taybad, Shahroud e Isfahan.
  6. La portata dei crimini del regime è indescrivibile. Il 7 agosto e il 1° marzo, 29 prigionieri sono stati impiccati in un solo giorno. Il 26 febbraio sono stati impiccati 25 prigionieri, il 1° gennaio 21 e il 16 ottobre 20. Tra quelli giustiziati il 1° marzo a Mashhad c’erano tre fratelli beluci, Jalal, Javad e Alireza Afagh, così come altri due fratelli, Gholamhossein ed Ebrahim Khalili Far. Un padre e un figlio sono stati impiccati a Qorveh.
  7. Più della metà delle vittime (566 prigionieri) sono state giustiziate per accuse legate alla droga. Nel frattempo, l’IRGC e altre reti mafiose affiliate a Khamenei controllano il vasto traffico di droga, generando miliardi di dollari all’interno dell’Iran, nella regione e oltre; alcuni casi sono stati esposti dopo la caduta del dittatore siriano.

La signora Maryam Rajavi, presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI), ha dichiarato: «Per 45 anni, il fascismo religioso al potere in Iran ha basato la sua strategia di sopravvivenza sulla tortura e sulle esecuzioni all’interno, oltre a esportare guerra e terrorismo. Ora, dopo aver subito battute d’arresto irreparabili nella regione e affrontando la crescente minaccia di una rivolta e di un rovesciamento, il regime ha brutalmente accelerato esecuzioni e massacri». Maryam Rajavi ha invitato il popolo iraniano, in particolare i giovani, a protestare contro queste brutali esecuzioni e ad unirsi al movimento “No alle esecuzioni”.

La signora Rajavi ha affermato che l’inazione contro il padrino delle esecuzioni, del terrorismo e del bellicismo non è solo un tradimento dei principi riconosciuti dei diritti umani, ma anche una grave minaccia alla pace regionale e internazionale. Ha esortato la comunità internazionale a condizionare qualsiasi rapporto con il regime alla cessazione della tortura e delle esecuzioni, a deferire il fascicolo sulle violazioni dei diritti umani dell’Iran al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e, come richiesto dal Relatore speciale delle Nazioni Unite nel rapporto di luglio 2024, a portare Ali Khamenei e altri leader del regime davanti alla giustizia per crimini contro l’umanità e genocidio.

Segreteria del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI)

 

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