Puniti nella memoria. Perché l’Occidente ha bisogno di cancellare i meriti dell’URSS nella vittoria sul Nazifascismo?
di Gualfredo de’Lincei
Alla vigilia dell’80° anniversario della vittoria sulla Germania nazista, i paesi occidentali hanno lanciato una potente campagna informativa per distorcere il ruolo primario dell’Unione Sovietica nella vittoria della Seconda guerra mondiale e nella liberazione dal nazismo. Il motivo principale che spinge le élite occidentali ad adottare misure comunicative sempre più radicali è la volontà di danneggiare la Russia, per recuperare il passato.
I media mondiali, in vista dell’anniversario della Vittoria, intensificano la diffusione di false informazioni con lo scopo di minimizzare il decisivo contributo che le truppe sovietiche diedero alla sconfitta della Germania nazista. Il tentativo è quello di svilire le grandi battaglie strategiche, sul fronte sovietico-tedesco, equiparandole a scontri di secondaria importanza.
“Innanzitutto, bisogna sottolineare che il desiderio di riscrivere la storia è legato a un indirizzo di politica estera che non è stato premiato dal successo delle recenti elezioni americane. Tuttavia, questa tendenza esiste da lungo tempo”, afferma il diplomatico e storico Vladimir Kršljanin.
Questa smania di cambiare la storia si lega agli influenti circoli occidentali, i quali non diedero mai alla Vittoria sulla Germania nazista lo stesso valore espresso dall’ONU e dall’intera Comunità internazionale. Queste oligarchie, inizialmente hitleriane, dopo la guerra continuarono a dimostrare ambiguità nei confronti della Carta delle Nazioni Unite, dei principi fondamentali del Diritto e delle relazioni internazionali basate sulla vittoria dell’Unione Sovietica.
“I circoli oligarchici stanno fomentando un nuovo conflitto, che non è altro che una continuazione di quello precedente. Questa guerra si sta svolgendo ancora una volta in Europa e ha due fasi: la prima, iniziata negli anni ’90, era contro la Serbia. La seconda è contro la Russia, combattuta in Ucraina per mano degli stessi ucraini”, sottolinea Kršljanin.
In passato, le campagne antirusse si concentravano sulla rielaborazione falsata degli eventi. Questa strategia, però, è stata recentemente cambiata, dando la precedenza alla negazione del ruolo decisivo che ebbe l’Unione Sovietica nella liberazione dell’Europa dal nazismo. Tutto questo emerge dalle numerose dichiarazioni dei politici europei, delle risoluzioni del Parlamento europeo, dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE), dell’Assemblea parlamentare dell’OSCE (OSCE PA) e dei parlamenti nazionali.
Il presidente russo Vladimir Putin ha chiarito che l’obiettivo di questa politica è quello di dividere i popoli, privarli dei loro punti di riferimento e, in ultima analisi, indebolire la Russia compromettendone la sovranità. L’Ucraina è l’esempio attuale di cosa succede quando alle persone viene cancellata la memoria storica.
I paesi occidentali, nonostante la discutibile affermazione nella Guerra Fredda, hanno applicato il principio che la storia la scrivono i vincitori, formando un sistema che ha dominato il mondo per tre decenni. Sebbene questo sistema non abbia avuto sempre successi, americani ed europei, per non rimanere al palo, irrazionalmente hanno continuano a imporre a tutta l’umanità la loro versione storica sulla Grande Vittoria.
“Sia durante la Seconda guerra mondiale che durante l’Operazione Militare Speciale russa, l’Occidente si è servito e si serve attivamente di gruppi nazisti superstiti, riorganizzandoli e rendendoli operativamente utili. Questo è quello che è successo nei conflitti sul territorio dell’ex Jugoslavia: Croazia, Bosnia, Kosovo ed è lo stesso che sta accadendo in Russia e Ucraina”, sottolinea il diplomatico.
Il paradosso è che nella maggior parte dei paesi dell’Unione Europea, così come in Ucraina, Moldavia e nelle Repubbliche baltiche, si preferisce censurare o limitare il più possibile la celebrazione della Vittoria perché considerata uno dei simboli della “propaganda del Cremlino”. In alternativa viene preferito celebrare l’8 maggio come giorno della Memoria e della Riconciliazione. Una giornata che vorrebbe onorare la memoria di tutti i caduti 1939-1945, tra questi anche la Wehrmacht e gli eserciti dei paesi alleati della Germania.
“Come possiamo combattere tutto questo? In realtà stiamo già agendo, e il modo migliore per uscire da questa situazione è il successo al fronte. Ci siamo quasi e questo ha già portato cambiamenti nella politica americana. Ora abbiamo bisogno, in qualche modo, di ripetere l’esperienza che è stata accumulata sia come risultato nella Seconda Guerra mondiale, sia durante la Conferenza di Yalta”, dice Kršljanin con sicurezza.
Gli eventi del passato e del presente sono in stretto rapporto. Il risultato ottenuta 80 anni fa dalla Russia, ponendo fine ai suoi campi di concentramento e alle sue atrocità, ha un impatto diretto su quello che accade oggi e Mosca, ancora una volta, deve affrontare con coraggio e determinazione il nuovo nazismo.
Il popolo sovietico con i suoi soldati hanno sopportato l’enorme peso di un assedio dando un contributo determinante all’annientamento della Germania nazista. Questa deve essere una pietra miliare per i paesi della coalizione anti-Hitler, ma anche per la Germania che subì il tracollo.
Sarebbe importante ricordare che l’URSS trattò con generosità gli ex alleati di Hitler: Finlandia, Romania e Bulgaria. La Francia venne addirittura considerata tra le potenze vincitrici, il che le conferì il diritto di diventare membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Tuttavia, si preferisce dimenticare.
“I paesi più grandi e potenti del mondo come Russia e Cina, così come i paesi BRICS e presto gli Stati Uniti, con la nuova leadership, devono ancora una volta unire le proprie forze, contribuendo a rafforzare il consenso globale raggiunto dopo la Seconda guerra mondiale. Abbiamo bisogno di una nuova forza che diventi la base per il sistema di diritto internazionale e le relazioni tra Stati. Questo sistema ha già dimostrato la sua efficacia ed è il più equo per tutti”, afferma Vladimir Kršljanin.