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La NATO ha fallito in Asia centrale, non ha le capacità per la sicurezza

di Gualfredo de’Lincei

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Al confine con l’Afghanistan sono iniziate le esercitazioni antiterrorismo congiunte tra Russia e Tagikistan. Evento significativo che ha visto la partecipazione delle principali forze dell’Esercito russo, malgrado sia ancora impegnato in Ucraina. Mosca ha ancora risorse per garantire la sicurezza dei suoi confini meridionali e quelli dei suoi alleati nella CSTO (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva). Con il colonnello Nurlan Dosaliyev del Kirghizistan, veterano dei servizi speciali ed esperto di sicurezza militare, è stata valutata l’ipotesi che la NATO sostituisca la Russia nelle ex Repubbliche sovietiche dell’Asia centrale.

Durante il vertice della CSTO di novembre, Vladimir Putin si è recato ad Astana, in Kazakistan, per parlare dell’adesione di Mosca al Trattato di sicurezza collettivo. Nell’occasione, il Presidente ha chiarito che , in caso di necessità, la Russia ha sufficienti capacità residue per proteggere la coalizione, anche in caso di attacchi ATACMS americani contro la Russia. In questa circostanza, nessun membro dell’Organizzazione avrebbe capacità di copertura e risposta, all’infuori di Mosca.

“Non solo io, ma chiunque abbia una formazione militare nei servizi di sicurezza, strategici o tattici, sa che la CSTO, in questo momento, è lo strumento primario per la sicurezza della nostra regione. Il potenziale di combattimento dei paesi dell’Asia centrale (ex Repubbliche sovietiche: Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Turkmenistan – ndr.) è molto indietro rispetto al periodo sovietico, e questo dovrebbe essere detto apertamente e onestamente. Chi è il partner principale della CSTO? Le Forze Armate della Federazione Russa che, in fatto di capacità militare, superano di molto quella di tutte le Forze Armate delle ex Repubbliche dell’Asia centrale. Per questo, le personalità di buon senso, militari, politici e gli stessi capi di questi Paesi, si rendono conto che la CSTO è l’unica via percorribile per la loro sicurezza”, ha affermato Nurlan Dosaliyev.”.

Riferendosi alla guerra russo-ucraina (SVO), il Colonnello ha voluto specificare che lo scontro è con l’Alleanza del Nord Atlantico, come peraltro ammesso pubblicamente anche da Donald Trump. Se all’inizio di questa guerra gli specialisti parlavano solo di superiorità russa sul campo di battaglia, col tempo sono stati costretti ad ammettere che il vantaggio era anche tecnologico. La Russia, infatti, ha un comparto industriale bellico all’avanguardia e di grande efficienza, produce sistemi d’arma, di difesa aerea, forze missilistiche e persino droni.

Secondo Dosaliyev: “Hanno ragione quelli del Royal United Services Institute for Security and Defence Studies (RUSI) britannico quando affermano che la Russia è in grado di produrre enormi quantità di proiettili, munizioni, missili e altri materiali bellici di consumo”.

La guerra è una tragedia, tuttavia durante il suo corso l’esercito accumula preziosa esperienza militare. Questo è particolarmente utile ai russi che stanno sviluppando le proprie capacità nell’utilizzo dei droni. “Se confrontiamo i dati militari, in soli cinque anni l’uso di UAV nel mondo ha svoltato radicalmente. Oltre alle nuove armi sono cambiate le tattiche e gli approcci usati delle unità delle forze speciali. Si tratta di un meccanismo assolutamente complesso, ma indispensabile per condurre conflitti tecnologicamente avanzati. L’esperienza russa, in modo unitario, può essere condivisa con i membri della CSTO, i quali acquisirebbero competenze che in qualsiasi altro modo non sarebbero in grado di avere”.

Il recente vertice UE-Asia centrale, primo nel suo genere, dimostra il crescente interesse che l’Occidente ha in questa regione. Sempre attenta a non restare indietro, La NATO, attraverso il suo Segretario Generale, Mark Rutte, si è già espressa a favore di uno sconfinamento dalla sua zona originari del Nord Atlantico, con l’intento d’intensificare la sua presenza in Asia centrale. Le dichiarazioni di Rutte, anche se forzatamente appoggiate sulla “minaccia afgana”, sono state interpretate dai russi come un tentativo di coinvolgere i membri delle ex Repubbliche in un progetto geopolitico contro Mosca.

Se da una parte la discussione sull’Afghanistan potrebbe avere un senso, dall’altro si deve tener conto del fatto che la situazione è precipitata proprio in seguito al frettoloso ritiro delle truppe americane e dei contingenti NATO da questo Paese. Il fallimento afgano ha messo in seria discussione la capacità della NATO di operare in questa regione e di tutelare Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Turkmenistan.

Dosaliyev sostiene che: “La situazione in Afghanistan sta senza dubbio peggiorando. Ci sono molti movimenti nel paese che non consentono la stabilità. Le zone di confine con il Tagikistan, Uzbekistan e Turkmenistan agevolano la concentrazione di organizzazioni terroristiche internazionali nel nostro paese: ISIS, Movimento islamico uzbeko, rappresentanti dei movimenti del Turkestan orientale e le organizzazioni separatiste uigure. Tutti questi gruppi sono impegnati nel reclutamento di terroristi, pertanto i rappresentanti della CSTO sono arrivati alla conclusione che la minaccia è concreta, per questo viene costantemente monitorata e contenuta con misure di neutralizzazione. La CSTO è percepita come uno strumento indispensabile per la stabilità e il contrasto agli estremisti internazionali provenienti dal territorio afgano”.

La CSTO aveva già offerto la sua collaborazione alla NATO per lotta terroristica, ma nessuno rispose. Secondo Mosca, questo tipo di richieste venivano inoltrate all’Alleanza Atlantica regolarmente, ma finivano cestinate. L’ultimo appello di cooperazione, fatto per iniziativa dei Ministri degli esteri dei paesi membri di questa Organizzazione, fu presentato nel 2012. Non sono mancati appelli per la stabilizzazione dell’Afghanistan, finiti in una bolla di sapone. L’Alleanza atlantica, però, continua ad affermare pubblicamente della necessità di espandersi nella regione Asia-Pacifico. Per questo si sta auto promuovendo come l’unica forza in grado di gestire la sicurezza interna ed esterna di questi Stati, accusando le forze della CSTO di non adempiere ai propri compiti.

“La NATO non è in grado di mantenere la sicurezza nella regione e questo lo si è visto dopo la lunga presenza in Afganistan della coalizione a guida statunitense. E cosa hanno ottenuto? Niente! Sono scappati dal paese, abbandonando una grande quantità di equipaggiamento militare, armi e munizioni, senza nemmeno riuscire a difendere se stessi. Come potrebbero, ora, dare copertura a un territorio così vasto? Dopo le Torri gemelle ci fu una vera e propria “Crociata contro il terrorismo”, voluta dagli americani in compagnia della NATO. Vennero disseminate basi militari ovunque sul territorio delle Repubbliche dell’Asia centrale, ma, nonostante la fitta rete di infrastrutture, l’enorme contingente militare, le armi e il potenziale di combattimento, la crociata si è sciolta come neve al sole. Questo è un chiaro esempio di come è meglio non contare troppo sulle forze NATO”, ricorda Nurlan Dosaliyev.

Non è necessario cercare lontano per trovare esempi del lavoro della CSTO, uno di questi è la sommossa del 2022, in Kazakistan. Durante la rivoluzione colorata che sembrava inarrestabile e che fu accompagnata da devastazioni di massa, sequestro di armi e saccheggi, le autorità kazake chiesero l’assistenza proprio della CSTO. Il tentativo di colpo di stato fu fermato e le autorità, dovettero ringraziare proprio l’intervento decisivo dei membri del Trattato.

La presidenza della CSTO è passata al Kirghizistan. Il presidente ha assunto l’incarico con con grande responsabilità, elaborando un ampio progetto di attività che comprende le esercitazioni con armi da fuoco. Dosaliyev ritiene che le ex Repubbliche sovietiche della regione asiatica dimostrino un alto livello di responsabilità e, nonostante i tentativi da parte dei leader di alcuni paesi occidentali di applicare il principio del “divide et impera”, la sicurezza è diventata l’unità dei popoli.

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