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Giusy Caff ci presenta il suo romanzo d’esordio La Venere in Autoreggenti edito da Tevere Edizioni. Ci parla di lei come autrice?

Questo è il mio primo romanzo, si tratta di una storia d’amore tra due donne, Claudia e Beatriz. Ho sempre coltivato la scrittura come strumento di conoscenza e analisi personale, nonché come sfogo emotivo.

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Lo scorso anno, in un momento di forte introspezione, ho sentito la necessità di trasporre su carta una storia che, in parte, mi riguarda personalmente. Grazie all’aiuto di Teresa Giulietti e alla sua esperienza con la parola, la vicenda ha preso il volo spaziando tra gli abissi dell’immaginazione.

 

La Venere in Autoreggenti è ambientato a Madrid. Ci parli di questo suo romanzo.

La storia si dipana tra Catania, la mia città di origine e Madrid, un luogo che amo e in cui mi sento a casa. Madrid è per me sinonimo di libertà espressiva e di snodo vitale. Dopo un incontro solo in apparenza casuale, Claudia manager catanese, donna volitiva e appassionata, decide di andare incontro a Beatriz, giovane attrice madrilena, e di viversi questa passione in una sorta di terra vergine, sprovvista di ogni certezza, come succede per gli amori più travolgenti.

 

Lo scritto nasce da fatti realmente successi o è frutto dell’immaginario?

La storia prende spunto da una relazione vissuta dalla sottoscritta e in parte trae ispirazione dalla fantasia, la protagonista mi somiglia tanto nel modo di agire e di pensare ma alcune situazioni nascono dall’intraprendenza dell’immaginazione; una volta che si infilano le ali della fantasia poi ci si prende gusto. La scrittura mi ha offerto la possibilità di andare oltre la realtà, di amplificarla.

 

Nel romanzo vediamo più personaggi di una certa importanza. Come è nata l’idea di dare vita a più interpreti?

Le protagoniste sono sostanzialmente due, Claudia di cui in terza persona viene narrata la vicenda e Beatriz la giovane donna di cui si innamora perdutamente e che solo in parte la corrisponde.

Ci sono altre figure di rilievo che traghettano la protagonista dall’incipit al cuore della narrazione. La Dottoressa S. psicoterapeuta attraverso cui Claudia si mette a nudo emotivamente e dichiara a sé stessa certe verità celate; Teresa amica di Claudia che la sosterrà in una delle fasi più critiche della relazione, quando si vedrà costretta a prendere una decisione rispetto a questo amore sbagliato e necessario.

Lei parla di “un amore sbagliato ma necessario”, ci spieghi.

Socrate sosteneva che l’amore è soprattutto desiderio, si desidera sostanzialmente ciò che non si ha. Claudia aspira a un amore passionale, travolgente, sensoriale e identifica in Beatriz il soggetto delle sue aspirazioni. Non tiene conto delle conseguenze, di quanto potrà farsi male, del tutto sprovvista di paracadute, di un piano B, di un piano C.

Spesso emotività e razionalità non si trovano in accordo, il legame tra le due protagoniste lo definisco “sbagliato e in effetti ci sono tutti i presupposti perché “questo amore non s’abbia da fare”, essendo loro molto diverse, aspirando a un futuro che difficilmente potrà trovare un punto d’incontro.

 

 Il prossimo romanzo che ambientazione avrà?

Non ci ho ancora pensato. Come ho detto precedentemente la scrittura per me è stato strumento di sfogo emotivo, quasi sempre ho scritto per amore e d’amore, di esperienze realmente vissute, se avrò nuovamente l’esigenza di raccontare una storia lo farò.

 

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