QUELLA PENURIA
Non sappiamo se per mancanza di volontà o per vera e propria nostra sopraggiunta incapacità demandiamo ormai ogni cosa all’AI, persino la risoluzione di inchieste giudiziarie, come leggiamo in relazione all’irrisolto caso di Emanuela Orlandi. Alle capacità dell’Intelligenza Artificiale, celermente avanzanti oltre il pensabile, stiamo insomma lasciando la soluzione di ogni nostro problema. Stando così le cose, ovvero rebus sic stantibus, a ricordare la locuzione latina esplicitante una situazione che è quella che è, presumiamo che difficilmente si possa cambiare, se non con un deciso cambio di rotta. Avendo poi noi rinunciato a impegnarci per l’esistenza futura dei nostri simili e tutto lasciato all’AI, potremmo finire col chiederle di risolvere anche la denatalità, problema inquietante per quasi tutto il globo. Sarà l’Intelligenza Artificiale così abile da indurre gli umani a seguire un percorso diverso? Insieme ai tanti problemi che rendono sempre più difficile e precaria l’esistenza degli esseri sapientes è da aggiungere anche il dramma delle culle vuote. Sarà proprio esso nei prossimi decenni il punto interrogativo sulla possibile forza di ciascuno Stato e, in un futuro remoto, sulla persistenza della umanità. In maniera qua e là più o meno accentuata, la denatalità sembra essere apprensione non solo del mondo occidentale, di ogni parte del globo, persino degli Stati islamici dove la conduzione familiare appare, almeno apparentemente, immutata, stabile, e si è, invece, andati da una madre di sette figli ad una di tre. E della denatalità inizia a preoccuparsi pure la Cina, passata dalla terribile imposizione del figlio unico del 1979 (vennero per essa soppressi milioni di teneri esseri, soprattutto di bimbe) all’abolizione nel 2021 anche del limite dei due figli, stabilito dalla legge del 2013. Industrializzazione e urbanizzazione, scolarizzazione delle ragazze, standard di vita più elevati e inclusione delle donne nel mercato del lavoro stanno portando ad una riduzione via via più accentuata delle nascite, così la popolazione della Cina viene superata da quella dell’India che pure comincia ad essere anch’essa sulla via della riduzione. E viene la denatalità vissuta con maggiore apprensione nel mondo occidentale, negli Usa e negli Stati dell’Ue, presente è poi fortemente in Italia, dove porta a dare slancio ad una inclusione per la quale poco vengono salvaguardati i diritti di tutti. Si preoccupa pure Putin: la natalità è in decrescita anche in Russia e lo Zar cerca di fermarla persino sottraendo bimbi all’Ucraina, interessandosi a che siano gli stessi sistemati bene presso famiglie russe. Ha, come Xi Jinping e gli altri Leader, compreso che tra gli aspetti di decadenza di uno Stato molto rilievo va dato alla denatalità. E la storia conferma. Un solo esempio: Roma. Per lo storico francese Michel De Jaeghere, autore della corposa opera “Les derniers jours” (2014) Roma si avviò alla fine a causa della denatalità che ebbe effetti negativi in ogni aspetto, dall’amministrativo all’economico, al militare, a tutti gli altri. Ma, da quando principiò quel decrescere che avrebbe portato alla fine? Il tutto ebbe inizio dopo l’ultima drammatica fase della Respublica. La Pax comportò un diffuso benessere in ogni ceto sociale, anche una diversa attenzione della donna a sé stessa, a preservare il suo corpo dal decadimento che le gravidanze comportano, a mantenerlo attraente con cure estetiche e con ornamenti. Vuole la donna romana, non solo la matrona, vivere la vita con maggiore godimento. Non è più il tempo di Cornelia, la madre dei Gracchi che alle matrone orgogliose di porre in mostra monili e gioielli soleva dire che erano i figli i suoi ornamenta. E neppure i romani preferivano il matrimonio alla vita completamente libera da impegni familiari. In pieno splendore di Roma Augusto, prevedendo le conseguenze dell’abbandono degli antichi costumi, approvò nel 18 a. C. la Lex Julia de maritandis ordinibus, mirante a promuovere matrimoni e nascite con una serie di sanzioni ma anche di privilegi per i coniugati con figli. Per la situazione della nostra attualità c’è da tenere particolarmente in conto il diritto della donna alla realizzazione di sé non esclusivamente in ambito familiare, ovvero a porre in atto all’esterno le sue capacità per essere gratificata, al pari di ogni soggetto maschile. Necessita quindi una trasformazione di tutta la società perché nulla, neppure la maternità, possa ostacolare nella donna la realizzazione delle sue capacità, della propria personalità. Occorre moltiplicare gli istituti di capillare assistenza alla maternità e all’infanzia. Pensiamo che anche la denatalità possa, con un’audace virata, essere risolta perché, lo sosteneva Voltaire, “nessun problema può resistere all’assalto di una riflessione approfondita”, purché -aggiungiamo, però, noi- venga la riflessione seguita dall’agire conforme.
Antonietta Benagiano