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“Un segnale forte e chiaro, quello lanciato al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Calderone, congiuntamente al Ministro delle imprese e del made in Italy Urso. Finalmente si prova in modo pragmatico a regolare il settore delle Telecomunicazioni”. Questo è quanto dichiarato dal Segretario Generale UGL – Puglia, Marcello Fazio, al termine della riunione romana.

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“La mia presenza all’incontro, testimonia l’importanza che la nostra Confederazione attribuisce ad un settore che in puglia occupa circa 10.000 lavoratori – ha incalzato il Segretario – Un segnale che ritenevo giusto dare anche a quelle aziende che nella nostra Regione, hanno deciso di uscire dal CCNL Telecomunicazioni peggiorando di fatto le condizioni economiche e normative dei loro dipendenti. Il Ministro Calderone, dopo attenta analisi, ha verificato che il CCNL di settore è il TLC ed auspichiamo che da subito gli attori e promotori delle derive ritornino sui loro passi. Altresì ci attendiamo che tale indirizzo sia innanzitutto rispettato dalle stazioni appaltanti, nella banditura delle gare”.

E’ pari a 629 Mln di euro, la dotazione economica prevista ed annunciata dal Ministro Urso per accompagnare il riassetto del settore in tutti i suoi ambiti.

“Si tratta di risorse necessarie ed utili per la transizione digitale – Ha spiegato Fazio -Parallelamente, il Ministero del Lavoro sta provvedendo a rinforzare l’ente bilaterale di settore, ed ha fatta sua la rivendicazione sindacale circa il ripristino dei contratti di espansione. Le misure messe in campo – prosegue il Segreterio – pur non essendo in grado di risolvere l’intera crisi di  comparto, sono un segnale concreto della volontà di affrontare le problematiche rivendicate nell’ultimo decennio”.

“Confidiamo che la riunione odierna riconsegni il giusto slancio anche per la conclusione della trattativa di rinnovo del CCNL, oramai scaduto da oltre 2 anni. I lavoratori – ha concluso il Segretario Regionale – hanno, non solo la necessità di identificarsi in un unico contratto nazionale ma hanno anche la legittima pretesa di adeguare il più possibile gli stipendi al costo della vita”.

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