LA CHIESA INCLUSIVA

“La morte di qualsiasi essere umano mi sminuisce,/perché io sono parte dell’Umanità”, scriveva in un secolo ormai remoto il poeta inglese John Donne. Un sentimento che comunque generalmente si avverte ancora alla scomparsa dell’altro, pertanto a tornare alla memoria sono gli aspetti positivi della sua vita trascurando di riflettere su ciò che non può essere accettabile. E, se ciò accade per qualsivoglia essere umano che scompare, a maggior ragione per chi nel suo ruolo altamente significativo annunciava quanto auspicabile in una società, qual è la nostra, ancor più pressata a livello globale da quei problemi esistenziali che hanno da sempre disorientato e reso complesso l’iter dei singoli individui, di collettività e Stati. Dimostrazione in questi giorni i reiterati cori di cordoglio per la scomparsa di Papa Francesco. Gli osanna al suo pontificato sono stati e sono a tal punto alti e ampiamente diffusi da far dimenticare che la Chiesa è Cristo, non il Papa che ha riempito le piazze, ma non le chiese. Impresa ardua riempire le chiese, soprattutto quando l’attenzione dei singoli soggetti è volta esclusivamente ai diritti, non ai doveri. C’è chi, in questo particolare momento, auspica massima attenzione alla scelta del successore perché sia bandito il culto della personalità, quel rimandare su di sé i riflettori, perché torni centralità Cristo. Pensiamo che, come ogni essere umano, Jorge Mario Bergoglio. 266° papa della Chiesa Cattolica e Vescovo di Roma, fosse impastato di bene e di male (purtroppo non ha eredi Abele), della possibilità quindi di errare, pertanto difficile è dire di quanto la luce sovrastasse in lui l’ombra. Individuum est ineffabile, a ricordare la tesi presente sin dalla filosofia antica sulla impossibilità di cogliere con chiarezza ogni aspetto del singolo essere, che resta quindi non completamente definibile. Nel lontano aprile del 2013 leggevamo che in Argentina, terra di provenienza del Papa eletto, non tutti avevano accolto positivamente la nomina a pontefice dell’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio. Alcuni riportavano alla memoria la retata del 23 maggio 1976 nella baraccopoli di Belen, dove erano stati presi pure due gesuiti, Orlando Virgilio Yorio e Francisco Jalics, accusati, come tanti della baraccopoli, di terrorismo. Neppure per essi l’Arcivescovo si prodigò. Vennero, pertanto, come gli altri malcapitati, imprigionati e torturati, rilasciati solo il 26 ottobre 1976 dopo l’intervento del Vaticano. A chiamare in causa Bergoglio fu il giornalista Horacio Verbitsky, e poi, nel 1994, lo stesso Jalics denunciando in un suo libro “Esercizi di meditazione” la responsabilità di chi “rese possibile la calunnia valendosi della sua autorità”. E seguirono poi le accuse aperte di Yorio. Naturalmente su quest’ombra vogliamo lasciare un punto interrogativo, come su altro, sui rapporti non del tutto fraterni di Bergoglio col papa dimissionario Benedetto XVI, su quelli non propriamente tranquilli con arcivescovi tedeschi e non solo. Molto è rimbalzata lo scorso anno la scomunica per scisma di monsignor Viganò. E c’è, a questo punto, trattandosi di eresia, da ricordare il pensiero di Bergoglio sull’aldilà, rivelato al giornalista Eugenio Scalfari durante un’intervista: perdonati tutti i richiedenti perdono e non l’inferno ma la condanna alla inesistenza per i malvagi che non si pentono. Ci si è soffermati sulla incapacità della Chiesa di papa Francesco di difendere l’identità dell’Europa e quindi di difendere sé stessa dal momento che la cultura dell’Europa, come disse Benedetto XVI il 22 settembre 2011 al Parlamento Tedesco, è nata dalla fede di Dio di Israele, dalla ragione filosofica dei Greci e dal pensiero giuridico di Roma, dai valori di libertà. In nessun’altra parte sono presenti tutti insieme. La Chiesa deve quindi essere sì cattolica, abbracciare tutti i continenti, ma non trascurare l’annuncio del Vangelo di Cristo per dare spazio a questioni sociopolitiche (ambiente, migrazioni, senzatetto…). Non sono le sole questioni, ce ne sono altre, a esempio quella sollevata, tra le altre, dal cardinale Robert Sarah a proposito della traduzione delle liturgie latine in lingue locali alle quali è permesso, secondo quanto detto nel bergogliano Magnum Principium, discostarsi dal testo originale, col pericolo quindi di sconfinare in altro. Nel libro “Si fa sera e il giorno ormai volge al declino”, di cui Sarah è autore insieme a Nicolas Diat, viene affrontata la crisi del mondo contemporaneo rilevando che “alla radice del collasso dell’Occidente c’è una crisi culturale e identitaria… (l’Occidente) non sa più chi è, perché non vuole più sapere chi l’ha creato e chi l’ha plasmato… Questo soffocarsi conduce a una decadenza che apre la strada a nuove civiltà di barbari”. La Chiesa di Bergoglio si è volta a una solidarietà che potremmo definire esistenziale perché gli esseri umani sono accomunati dalla stessa sorte, fratelli tutti in questo senso. E Dio ci ama così come siamo, scompare pertanto il dover essere, viene annunciata, insieme a tanto altro, la nuova interpretazione dell’adulterio (“Amoris Laetitia”) e delle coppie omosessuali (“Fiducia supplicans”). La nuova funzione della Chiesa sembra non essere più quella di guidare ma di seguire tutto ciò che è questione del presente, quindi anche l’ecologismo nelle forme deliranti. Il criterio estensivo e inclusivo viene assunto come annuncio di Cristo nella realtà temporale. Ma non si includono le religiose nei ruoli più significativi della Chiesa, come non si provvede a fare chiarezza relativamente a tanto altro. Il 4 febbraio 2019 Papa Francesco, recatosi in Viaggio Apostolico negli Emirati Arabi Uniti, firmò ad Abu Dhabi il Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune. Insieme alla encomiabile esortazione alla pace, apertamente espressa, almeno lì, da parte di tutte le religioni e di tutti i popoli, rimasta, però, come di solito avviene senza frutto, Bergoglio firmò anche la dichiarazione della inutilità del battesimo. I cardinali Raymond Leo Burke e Janis Pujats, gli arcivescovi Tomasz Peta e Jan Pawel Lenga, e il vescovo Schneider ritennero di dover precisare, pubblicarono pertanto il 10 giugno 2019 una Dichiarazione di Verità, dove viene affermato che “la religione nata dalla fede in Gesù Cristo è l’unica religione positivamente voluta da Dio”. Problemi sempre, tanti da tempo immemorabile, e c’è da chiedere allo Spirito Santo una illuminazione speciale per la scelta del nuovo Pontefice nel Conclave ormai a breve scadenza. A speranza vogliamo almeno ricordare quanto disse Stephen Hawking, insieme a tanto altro, uno dei più autorevoli fisici e astrofici del nostro tempo: “La Chiesa cattolica si ergerà ancora una volta a difesa della ragione umana proclamando che il progetto immanente nella natura è reale”. Antonietta Benagiano