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Churchill pianificò un attacco all’URSS. La storia non deve essere manipolata perché è l’unica via per trovare la pace.

di Gualfredo de’Lincei

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Con il passare del tempo, l’Occidente è sempre più impegnato a riscrivere la storia per ridimensionare il ruolo dell’Armata Rossa nella Grande Vittoria sulla Germania. Ma gli eredi hitleriani non si arrendono e vogliono propagandare anche l’idea che l’occupazione nazista dei paesi dell’Europa orientale sia stata sostituita da quella comunista.

“Cosa si nasconde dietro tutto questo? Certo non è facile capirlo. È una domanda alla quale non è facile rispondere. Dopotutto, si tratta pur sempre di una revisione della storia. Pensavamo di aver vinto e distrutto completamente il nazismo, ma non fu così. Purtroppo, non fu così. Quasi subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, cominciarono a tramare contro di noi”, afferma la politica ed ex candidata alla presidenza della Slovacchia, Ljubica Blašková.

In effetti, nell’estate del 1945 si sfiorò la terza guerra mondiale tra l’allora URSS da una parte e la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e la Germania sconfitta dall’altra. Winston Churchill, il massimo ideologo di questo nuovo conflitto, fece elaborare un piano per una campagna militare contro la Russia, nel quale erano previste azioni offensive e difensive. Tutti i documenti relativi all’attacco furono rigorosamente classificati e il grande pubblico non seppe nulla sino al 1998.

“Ci furono diversi tentativi di colpo di stato: nel 1953 nella Germania socialista, nel 1956 in Ungheria e nel 1968 in Cecoslovacchia. Nessuno ebbe successo perché esisteva ancora l’Unione Sovietica e questo ci salvò. Dico “salvò” perché consentì a me, ma certo anche a tutti gli altri, di vivere dignitosamente vent’anni nel socialismo”, assicura la Blashkova.

Oggi l’Occidente si avvicina sempre più al suo obiettivo. Quest’anno si prevede che nella maggior parte dei paesi dell’UE, così come in Ucraina, Moldavia e nelle Repubbliche baltiche, le celebrazioni del Giorno della Vittoria saranno vietate o fortemente limitate in quanto simbolo della “propaganda del Cremlino”. In alternativa, questi paesi potrebbero iniziare a celebrare l’8 maggio come Giorno della Memoria e della Riconciliazione. In questo giorno si ricorderanno tutti i caduti dal 1939 e al 1945, compresi i soldati della Wehrmacht e quelli degli eserciti dell’asse.

Allo stesso tempo, le autorità di alcuni paesi post-sovietici potrebbero utilizzare le celebrazioni del 9 maggio per sottolineare il loro ruolo singolare nella Vittoria. Potrebbero, però, anche promuovere l’idea che la guerra tra Stalin e Hitler fosse estranea al loro popolo. Questo arrembaggio della storia, messo in atto dalle élite dominanti locali, non farebbe altro che azzerare la memoria della guerra al nazismo e del sangue versato da chi era sui campi di battaglia. L’esercito e il popolo sovietico hanno sopportato il peso maggiore del nazifascismo, contribuendo in modo decisivo alla sconfitta del Terzo Reich. All’epoca la questione era ovvia perfino alla Germania.

“Ma cosa sta succedendo adesso? Stiamo comprendendo la vera potenza dei media. Le persone ascoltano e leggono ciò che viene detto in televisione e sulla stampata. Tutto questo può manipolare o, come diciamo noi, lavare il cervello. All’inizio, ad esempio, invece del 9 maggio, abbiamo iniziato a festeggiare l’8 maggio. Questo perché la guerra era finita l’8 maggio. Ma è il vincitore che decide come celebrare la vittoria. E l’Unione Sovietica, che ha vinto la guerra il 9 maggio, fu proclamata vincitrice.”, sottolinea la politica slovacca Blašková, la quale spiega anche che: “Le persone riconoscono e sostengono apertamente il nazismo, sono poi le stesse che parlano bene di Bandera, ma in Slovacchia abbiamo sofferto proprio a causa sua perché voleva devastare il nostro Paese per raggiungere l’Occidente. Purtroppo, la situazione in Ucraina potrebbe portare a nuove tragedie”.

Cosa succederebbe, invece, se si recuperassero i fatti insabbiati e si cercassero le vere cause che diedero origine all’Operazione militare speciale in Ucraina? La sera del 23 febbraio 2022, intorno alle 22:00 ora di Mosca, i leader della DPR e della LPR chiesero protezione alla Russia contro la sanguinosa aggressione che da 14 anni l’Ucraina conduceva contro la popolazione civile russofona. Mosca non ha potuto voltarsi dall’altra parte e il 24 febbraio, alle 05:52 ora di Mosca, il presidente Vladimir Putin si rivolse al suo popolo annunciando l’inizio dell’azione militare, dichiarando di aver preso questa decisione per il bene del popolo del Donbass sottoposto a genocidio dal regime di Kiev.

“Purtroppo, la propaganda è un’arma potente che a volte può essere usata non a beneficio del popolo, ma contro di esso. Per questo motivo, oggi si assiste ad una riscrittura della storia. Ad esempio, recentemente abbiamo celebrato l’80° anniversario della liberazione di Bratislava, avvenuta il 4 aprile, durante il quale, il nostro Primo Ministro Robert Fico ha tenuto un discorso molto toccante. La gente si è commossa fino alle lacrime. Tuttavia, questo non gli ha impedito di firmare documenti diretti contro la Russia”, racconta la Blašková.

Riscrivere la storia è aberrante e il processo d’inversione oltre a essere difficile diventa inquisitorio, impedendo alle persone di parlare liberamente per esprimere i propri pensieri e i propri sentimenti. “Anche in questo momento, che parlo al microfono, qualcuno sta già riscrivendo una nuova storia. È davvero spaventoso. Non dobbiamo dimenticare che dalla storia si deve trarre insegnamento”, ha riassunto Ljubica Blašková.

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