Medicina della longevità: agli italiani piace se è concreta e accessibile
+138% di iscrizioni per la Longevity di Cerba HealthCare Italia dall’inizio dell’anno
La società specialista della diagnostica e delle analisi cliniche, con oltre 400 centri in Italia, propone un innovativo programma composto da check-up, visite specialistiche e consulenza, con modalità digitali e accessibili. Picchi nell’area Toscana-Emilia Romagna (+278%), seguono Lazio (+180%), Nord Ovest (+176%) e Nord Est (153%). Il CEO Stefano Massaro: «Gli italiani stanno capendo che la medicina del futuro si basa su prevenzione e corretto stile di vita. Vincono le formule basate su scienza, tecnologia e servizi personalizzati»
Foto in alta risoluzione di Stefano Massaro al link:
https://drive.google.com/file/d/1VGftHkX6vpT_0Daqpwq5xUuwrd0-4mTb/view?usp=sharing
Gli italiani stanno cambiando mentalità: la longevità, tema spesso considerato come riservato a pochi privilegiati, sta diventando una priorità per fasce sempre più ampie della popolazione. Specie quando, più che sull’estetica, è focalizzata su salute e prevenzione. Lo dimostra il successo del programma Longevity di Cerba HealthCare Italia, società specialista della diagnostica e delle analisi cliniche, che nei primi quattro mesi del 2025 ha registrato un incremento del +138% nelle iscrizioni rispetto al quadrimestre di lancio (settembre-dicembre 2024).
Un trend in forte crescita che interessa tutto il Paese, con picchi significativi nelle regioni Toscana ed Emilia-Romagna (+278%), seguite dal Lazio (+180%), dal Nord-Ovest (Piemonte, Liguria e Lombardia, +176%) e dall’area Veneto-Trentino (+153%). Anche se con curve meno accentuate, una crescita di iscrizioni si conferma anche nelle altre regioni del Centro, Sud e Isole.
Dati che riflettono un’attitudine sempre più diffusa ad approcciarsi alla salute in modo proattivo, dando attenzione alla prevenzione e all’adozione di corretti stili di vita. «Gli italiani hanno capito che la medicina del futuro si basa su prevenzione, dati e conoscenza di sé – spiega Stefano Massaro, CEO di Cerba HealthCare Italia –. La longevità non è un privilegio per pochi, ma una responsabilità individuale. E i numeri ci confermano che la cultura sta cambiando: le persone si stanno avvicinando a questi temi non solo per motivi estetici, ma soprattutto per ragioni di salute e qualità della vita. Questo accade anche grazie a una maggiore consapevolezza che si sta diffondendo, e al fatto che a intercettarla ci sono soluzioni come quella sviluppata da Cerba HealthCare: innovative, con un reale impatto sulla vita delle persone e accessibili».
Una parola, accessibilità, che per Cerba HealthCare Italia vuol dire tante cose: innanzitutto tariffe che rendono l’investimento sensato per un’ampia fascia di pubblico («meno di 500 euro l’anno, circa un decimo rispetto a percorsi analoghi disponibili in Europa e negli USA» spiega Massaro), ma anche una capillare presenza sul territorio (oltre 400 centri medici in Italia) e offerta di servizi digitali che semplificano la vita dei pazienti.
Il programma Longevity di Cerba HealthCare si fonda su un’analisi approfondita dei biomarcatori individuali, cui seguono test ematochimici, valutazioni cliniche e indicazioni personalizzate (anche in modalità telemedicina) su alimentazione, attività fisica, sonno e stile di vita. Dove disponibili, vengono proposte anche analisi avanzate come la misurazione del grasso viscerale.
«Abbiamo ideato un percorso personalizzato e sostenibile – conclude Massaro – ma soprattutto abbiamo voluto superare la logica d’élite che ha finora limitato la diffusione della medicina della longevità. Oggi, con Cerba HealthCare Italia, chiunque può iniziare a prendersi cura di sé in modo concreto, misurabile e continuativo. La risposta che stiamo ricevendo ci dice che siamo sulla strada giusta. Al contempo siamo i partner ideali per tutte le iniziative di altissima fascia che si diffondono sul territorio come centri di hospitality o di presa in carico dell’individuo a vocazione scientifica ed extra lusso. In questi contesti integriamo le nostre competenze nell’analisi dei biomarker, perché crediamo che non si possa migliorare ciò che non si può misurare».
Foto in alta risoluzione di Stefano Massaro