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SOSPESO CONTRO IL VUOTO: UN LIBRO E UNA STORIA

 

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di Domenico Bilotti

 

“Sospeso” di Francesco Gallo è un agile libro autobiografico (ma non solo) pubblicato dai tipi di Coessenza (Cosenza, 2025). Si tratta di un lavoro catartico più che terapeutico, fiducioso del futuro perché in grado di attraversare errori e demoni provenienti dal passato.

La storia è quella di un ragazzo come tanti, seppure come tutti a suo modo speciale: una città di provincia, la costellazione delle sue gite a mare, delle sue comitive scolastiche e non, dei viaggi, delle passioni di ogni giorno (dalla musica al calcio). Una quieta solarità e una quotidiana serenità alla quale purtroppo giovani e meno giovani, di Sud e Nord, spesso voltano le spalle, in cerca di quel qualcosa in più che è la domanda di vita per ciascuno. E lì entrano facilmente in gioco le dipendenze: la droga che circola in modo ipocrita (cioè diffusissima ma altamente criminalizzata; proibita eppure dovunque), le bevute sistematiche, mix e pasticci che dalle sbornie del sabato notte diventano un vero e proprio appuntamento giornaliero. Questa parte del libro è veramente interessante – anche se sono ben fatte, oneste e persino contente pure quelle che raccontano il “prima”: gli affetti in famiglia, i giochi, le esperienze sentimentali da quelle distruttive a quelle felici.

Perché in “Sospeso”, alla fin fine, Francesco Gallo fotografa proprio quella voragine, quella intercapedine che divora prima di palesarsi in quanto tale. All’inizio, le sostanze sembrano essere soltanto l’amplificatore elettrizzante di ciò che avviene nel divertimento: moltiplicano lo stato euforico (anche se già iniziano a rimbalzare quello depressivo), creano occasioni in cui il consumo e l’acquisto sono in sé l’occasione (inaridendo l’anima), fanno tenere “botta” nei momenti nei quali invece si sta già spargendo intorno il malessere e il lutto. Sui due lati del filo, l’umanità e la bontà prevalgono: quindi, le esperienze di comunità; gli amici scomparsi; i conoscenti di mille follie che fanno pure quell’ultimo scalino – quello che ti aspetta se sbagli ogni punto di non ritorno.

E ci sono, appunto, i rapporti umani, che durano e sopravvivono solo in nome dell’amore – genitori, parenti stretti, amicizie concrete e radicate – e non certo per gli abusi che li incrinano, dopo aver promesso di migliorarli. È il momento in cui i falsi spariscono …

Capita di dover guardarsi in faccia e notare che quell’euforia meccanica, quella adrenalina acquistata in preda alla nevrosi del momento, non è la persona: è il suo becchino. Separarsi da esso, tuttavia, non è facile, perché a differenza dei veri becchini questo ha toni suadenti, fa mille promesse che non mantiene, aggrega e accattiva.

Questa prima uscita di Gallo, insomma, si dimostra un testo di sincerità vera, speranze e attitudine di riscatto, nonché antidoto a tutte le semplificazioni e dannazioni che i giovani hanno patito nell’ultimo ventennio. Una parola “contro” che diventa una parola “per”, sapendo elaborare la propria storia.

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