Albania al bivio: rieletto un presidente controverso tra narcotraffico, grattacieli e medioevo sociale
“La corruzione non è solo un crimine: è il tradimento più sottile della speranza.” – Eduardo Galeano
L’Albania, da sempre un paese segnato da una storia travagliata e da transizioni difficili, continua a essere al centro di polemiche politiche e sociali, soprattutto dopo la rielezione di Edi Rama come Primo Ministro. Il suo governo, saldamente ancorato al Partito Socialista, ha saputo attrarre consensi grazie ad alcune riforme, ma anche sollevare gravi dubbi su corruzione, legami con il crimine organizzato e una crescita edilizia che sembra a favore di pochi piuttosto che della collettività.
Edi Rama: l’ascesa e le ombre
Nato a Tirana il 4 luglio 1964, Edi Rama è una figura poliedrica: pittore, professore universitario, ex giocatore di basket e, dal 2013, Primo Ministro dell’Albania. È diventato noto per le sue politiche di modernizzazione e le ambizioni di portare l’Albania più vicino all’Unione Europea. Durante il suo mandato come sindaco di Tirana, dal 2000 al 2011, ha fatto crescere la capitale, con un’attenzione particolare alla modernizzazione delle infrastrutture e alla riqualificazione urbana, iniziative che gli hanno conferito una certa popolarità.
Nel suo quarto mandato consecutivo, però, la sua figura è stata investita da crescenti polemiche. Sebbene abbia spinto per la modernizzazione del paese e per la sua adesione all’Unione Europea, le ombre sulla sua amministrazione non mancano. Le accuse di corruzione e di rapporti ambigui con il crimine organizzato, in particolare con il narcotraffico, sono costanti. Alcuni rapporti, tra cui quelli dell’inchiesta tedesca Der Spiegel, suggeriscono che l’Albania, sotto il suo governo, sarebbe diventata un “paradiso del narcotraffico”, in cui il traffico di droghe influisce profondamente sull’economia e sulle dinamiche politiche.
Il boom edilizio e i legami con D’Alema
Uno degli aspetti più controversi del governo di Rama è stato il boom edilizio che ha trasformato radicalmente Tirana, con la costruzione di grattacieli e nuove aree residenziali che, secondo alcuni, nascondono legami con operazioni poco trasparenti. Un aspetto che ha alimentato sospetti e critiche riguarda gli appalti per questi progetti, che sono stati assegnati a ditte straniere, tra cui una in particolare, con legami diretti all’Italia, e nello specifico con Massimo D’Alema, ex presidente del Consiglio italiano.
Alcune inchieste hanno rivelato che una ditta di Bari, legata a D’Alema e a figure politiche italiane, avrebbe ricevuto appalti importanti per costruire grattacieli e altre infrastrutture nella capitale. Questi appalti, miliardari, sono stati oggetto di indagini, con sospetti di conflitti di interesse e operazioni di riciclaggio di denaro. La connessione tra i progetti edilizi in Albania e gli interessi italiani ha sollevato preoccupazioni su come il governo di Rama abbia gestito questi legami, alimentando un clima di sfiducia verso la trasparenza delle operazioni politiche e finanziarie.
Disparità socio-economiche e il medioevo sociale
Mentre Tirana si trasforma in una metropoli moderna, con i suoi grattacieli e nuovi quartieri residenziali, il resto del paese sembra rimanere ancorato a un passato che molti definiscono “medioevale”. Le disuguaglianze tra la capitale e le aree rurali dell’Albania sono abissali: le regioni più remote sono caratterizzate da infrastrutture obsolete, scuole e ospedali insufficienti e tassi di disoccupazione alle stelle. In queste aree, l’emigrazione verso l’Europa occidentale è una realtà sempre più diffusa, con molti giovani che scelgono di lasciare il paese alla ricerca di migliori opportunità economiche.
La disparità tra una Tirana “europea” e le altre zone del paese è uno dei temi che più preoccupano i critici del governo di Rama. Sebbene egli abbia messo in atto riforme per migliorare l’integrazione del paese nell’Unione Europea, queste non sono ancora visibili in gran parte dell’Albania, dove le condizioni di vita sono spesso ancora al di sotto degli standard europei. La concentrazione della crescita economica nella capitale ha dunque alimentato un crescente senso di frustrazione e disillusione tra la popolazione.
Le elezioni e la salute della democrazia
Le ultime elezioni in Albania, che hanno visto la riconferma di Edi Rama, sono state relativamente tranquille, ma non prive di polemiche. Nonostante il processo elettorale sia stato considerato pacifico, molti osservatori internazionali hanno sollevato dubbi sulla trasparenza e sull’equità del voto. Alcuni hanno criticato la concentrazione del potere nelle mani del Partito Socialista, mentre altri temono che i media albanesi non siano abbastanza indipendenti per garantire una sana democrazia.
Le accuse di clientelismo, corruzione e il controllo stretto su diverse aree strategiche, compreso il settore dell’edilizia, sembrano minare la fiducia nei meccanismi democratici del paese. Inoltre, la gestione delle risorse pubbliche e l’assegnazione di appalti milionari a imprese legate a politici italiani, tra cui la ditta legata a D’Alema, solleva gravi interrogativi sull’integrità della classe dirigente albanese.
Conclusione
La rielezione di Edi Rama come Primo Ministro dell’Albania rappresenta un capitolo importante nel processo di modernizzazione del paese, ma anche un crocevia per il futuro della democrazia albanese. Mentre la capitale si trasforma e si avvicina agli standard delle grandi metropoli europee, la realtà del resto del paese racconta una storia diversa, fatta di povertà, emigrazione e disuguaglianze. Il legame tra il governo albanese e le imprese italiane, tra cui quelle legate all’ex politico Massimo D’Alema, non fa che alimentare i sospetti sulla trasparenza delle operazioni governative, mentre le accuse di corruzione e crimine organizzato continuano a minacciare l’immagine di Rama e del suo governo. Il futuro dell’Albania dipenderà dalla capacità della sua classe dirigente di affrontare le sfide interne e di mantenere un cammino di riforme serio, che non si limiti alle apparenze e alle opere edilizie, ma che si traduca in un vero miglioramento delle condizioni di vita per tutti gli albanesi.