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La maggioranza bipartisan del Congresso degli Stati Uniti sostiene il piano del CNRI e appoggia le aspirazioni democratiche degli iraniani

 

Il Campidoglio degli Stati Uniti a Washington, DC | Martin Falbisoner, Campidoglio degli Stati Uniti, lato est, tramite Wikimedia Commons (CC BY-SA 3.0)

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Un segnale storico di sostegno alla lunga lotta del popolo iraniano per la libertà e la democrazia: la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, con una schiacciante maggioranza bipartisan, ha approvato la H.Res. 166, una risoluzione che non solo esprime sostegno “alle aspirazioni del popolo iraniano a una Repubblica dell’Iran democratica, laica e non nucleare”, ma condanna anche inequivocabilmente “il terrorismo del regime iraniano, la guerra per procura regionale e la repressione interna”.

Questa importante azione parlamentare, sostenuta da 220 rappresentanti di entrambi i principali partiti politici, evidenzia un crescente consenso a Washington che riconosce la legittimità della ricerca del popolo iraniano di un cambiamento fondamentale e la fattibilità dell’alternativa democratica presentata dalla Resistenza iraniana.

 

Un forte mandato bipartisan riflette il crescente allineamento internazionale

L’ampio sostegno alla H.Res. 166 all’interno del Congresso degli Stati Uniti è una testimonianza dell’innegabile realtà della natura distruttiva del regime iraniano e della giustezza della causa del popolo iraniano. Il fatto che 220 membri del Congresso, che costituiscono una netta maggioranza, abbiano co-sponsorizzato questa risoluzione invia un messaggio inequivocabile: il sostegno a un Iran libero trascende le divisioni di partito ed è sempre più considerato un pilastro di una sana politica estera.

La risoluzione è stata presentata e sostenuta da un formidabile gruppo di legislatori, tra cui 11 presidenti di commissioni della Camera, leader democratici in 6 commissioni, presidenti di 45 sottocommissioni e un numero significativo di membri di organismi cruciali come le commissioni per gli affari esteri (21 membri), per i servizi armati (32 membri), per gli stanziamenti (30 membri) e per l’intelligence (14 membri).

Un sostegno così elevato da parte di personalità che plasmano la politica statunitense in materia di sicurezza nazionale, relazioni estere e questioni finanziarie indica un impegno profondo e serio nei confronti dei principi delineati nella risoluzione. È un segnale del riconoscimento che il regime teocratico di Teheran è, come afferma la risoluzione, “la fonte del terrorismo e del bellicismo nella regione mediorientale”.

 

Un’eco al grido del popolo iraniano: una repubblica libera da ogni dittatura

La Risoluzione 166 della Camera dei Rappresentanti è pienamente in linea con le richieste articolate dal popolo iraniano durante le successive rivolte nazionali, in particolare quelle del 2018, 2019 e 2022. Queste proteste, “guidate principalmente da donne e giovani”, hanno dimostrato un inequivocabile rifiuto della teocrazia al potere. Fondamentalmente, la risoluzione riconosce che il popolo iraniano ha “rifiutato la dittatura monarchica e invocato una repubblica basata sulla democrazia e sul pluralismo”. Questa esplicita rinuncia a ogni forma di governo autoritario – che si tratti dell’attuale tirannia religiosa o di un ritorno a un passato monarchico screditato – è un principio fondamentale della Resistenza iraniana e riflette le autentiche aspirazioni di milioni di persone.

La risoluzione afferma che “il popolo iraniano è stato privato delle sue libertà fondamentali, per cui si oppone a qualsiasi forma di governo autoritario, rifiuta la dittatura monarchica e la tirannia religiosa, come evidente nei suoi slogan di protesta, e cerca di determinare il proprio destino, in base al proprio voto, come unico criterio di legittimità politica”. Questo linguaggio convalida direttamente il messaggio centrale dei manifestanti che chiedono una repubblica basata sulla sovranità popolare, non sul governo arbitrario di uno scià o di una “Guida Suprema”.

 

Approvazione di un’alternativa democratica valida: il piano in dieci punti

È significativo che la Risoluzione 166 non si limiti a condannare il regime o a sostenerne aspirazioni astratte. Essa compie il passo cruciale di riconoscere un percorso concreto da seguire, “sostenendo l’opposizione iraniana e il Piano in dieci punti per il futuro dell’Iran, che si allinea ai valori democratici e garantisce una repubblica democratica, laica, pacifica e non nucleare per il futuro dell’Iran”. Questo Piano in dieci punti, articolato dalla signora Maryam Rajavi, presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI), offre una tabella di marcia completa per un Iran post-teocratico.

La risoluzione evidenzia l’ampio sostegno internazionale che questo piano ha già ricevuto, ricordando che “oltre 4.000 parlamentari in tutto il mondo, tra cui 243 membri bipartisan della Camera dei Rappresentanti al Congresso, la maggioranza di 33 assemblee legislative, per lo più in Europa, e oltre 130 ex leader mondiali e 80 premi Nobel hanno sostenuto il Piano in dieci punti della signora Maryam Rajavi”.

Questo piano sostiene “il diritto universale al voto, libere elezioni, un’economia di mercato e la separazione tra religione e Stato, l’uguaglianza di genere, religiosa ed etnica, una politica estera basata sulla coesistenza pacifica, la pace in Medio Oriente e una Repubblica dell’Iran non nucleare”. Il riconoscimento formale e il sostegno della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti a questo piano conferiscono ulteriore legittimità internazionale al CNRI come principale alternativa democratica alla dittatura al potere.

 

Proteggere la resistenza iraniana: proteggere Ashraf 3

A ulteriore conferma dell’impegno nei confronti dell’opposizione iraniana organizzata, la Risoluzione 166 affronta direttamente la necessità critica della sicurezza e dei diritti dei rifugiati politici iraniani residenti ad Ashraf 3, in Albania. La risoluzione “invita esplicitamente il governo degli Stati Uniti, in cooperazione con il nostro alleato Albania, a garantire la piena protezione dei rifugiati politici iraniani ad Ashraf 3, in Albania, contro i continui tentativi del regime iraniano di colpire i dissidenti all’estero”. Riconoscendo che molti degli oltre 900 residenti sono ex prigionieri politici e testimoni cruciali degli efferati crimini del regime, tra cui il massacro di circa 30.000 prigionieri politici nel 1988, la risoluzione insiste sul fatto che debbano “beneficiare di tutti i diritti sanciti dalla Convenzione di Ginevra del 1951 e dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani, inclusi il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza, e alla protezione della proprietà, nonché alla libertà di espressione e di riunione”.

Questa chiara direttiva di protezione è fondamentale per salvaguardare coloro che si sono coraggiosamente opposti al regime e le cui testimonianze sono essenziali per la futura responsabilità e giustizia internazionale.

 

Un messaggio chiaro: la condiscendenza è fallita, sosteniamo la volontà popolare

La risoluzione costituisce una dura accusa alle passate politiche di condiscendenza, affermando inequivocabilmente che “gli sforzi compiuti dai Paesi occidentali negli ultimi 45 anni per cambiare il comportamento di questo regime sono falliti”. Al contrario, afferma che “la soluzione definitiva per porre fine alle minacce del regime iraniano è l’istituzione di una repubblica laica, democratica e pluralista da parte del popolo iraniano e della resistenza”. Si tratta di un riconoscimento fondamentale del fatto che il cambiamento interno, guidato dal popolo iraniano e dalla sua Resistenza organizzata, è l’unica via percorribile per la pace e la stabilità in Iran e nella regione in generale.

Condannando il “bellicismo del regime in Medio Oriente, che è una delle principali fonti di terrorismo e di instabilità regionale” e chiedendone la fine, e affermando che “rispondere alla richiesta dei manifestanti iraniani di cambiamenti fondamentali all’interno dell’Iran contribuisce alla pacifica coesistenza tra le nazioni vicine e rafforza la sicurezza regionale e globale”, l’H.Res. 166 allinea la politica degli Stati Uniti alla causa della libertà in Iran.

L’approvazione della Risoluzione 166 è una potente affermazione della decennale lotta del CNRI per una repubblica democratica, laica e non nucleare. Questa importante risoluzione dovrebbe stimolare ulteriori azioni internazionali per mettere il regime criminale di Teheran di fronte alle proprie responsabilità e sostenere il popolo iraniano nella sua lotta per la riconquista del proprio Paese.

 

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