Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in occasione del cinquantesimo anniversario della Legge 151 del 19 maggio 1975, ha inteso rendere omaggio a una delle riforme più significative della storia repubblicana italiana, una pietra miliare nel cammino della democrazia e dell’emancipazione dei diritti civili.
La riforma del diritto di famiglia ha rappresentato un’autentica svolta epocale: con essa è stata demolita la struttura autoritaria e patriarcale che per decenni aveva regolato le relazioni familiari. È stata affermata la parità giuridica tra i coniugi, abolita la “patria potestà”, riconosciuta pari dignità a tutti i figli, indipendentemente dalla condizione di nascita, e valorizzato per la prima volta il lavoro domestico come espressione concreta di contributo alla vita familiare.
Fino al 1975, la famiglia italiana era ancora vincolata alle norme del codice civile del 1942, impregnato di una cultura fascista che attribuiva al marito un ruolo dominante, quasi sovrano, con poteri decisionali esclusivi sulla moglie e sui figli. La Legge 151/75, approvata con una larghissima maggioranza e la sola astensione del Movimento Sociale Italiano, ha segnato una vera rivoluzione normativa che ha recepito finalmente lo spirito della Costituzione repubblicana, in particolare gli articoli 29 e 30, rendendo reale il principio dell’uguaglianza anche nella sfera privata.
Come ha ricordato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, questa riforma ha dato concretezza a diritti fino ad allora proclamati ma mai attuati compiutamente. Il suo valore non risiede soltanto nella modifica delle norme, ma nella trasformazione culturale e sociale che ha innescato, promuovendo un modello familiare più giusto, equo e rispettoso della persona.
Il Coordinamento Nazionale Docenti dei Diritti Umani riconosce in questa riforma una importante base educativa essenziale per la formazione dei cittadini di oggi e domani. Insegnare la storia della Legge 151/75 e delle conquiste civili degli anni Settanta significa trasmettere ai giovani il senso profondo della democrazia, dell’uguaglianza e della dignità umana.
Tuttavia, non possiamo dimenticare che la battaglia per la piena affermazione dei diritti non si è esaurita nel passato: le cronache odierne continuano a denunciare violenze domestiche, abusi sui minori, disparità economiche e culturali. È dunque necessario un rinnovato impegno delle istituzioni, della scuola e della società civile per costruire contesti familiari basati sul rispetto, sulla consapevolezza e sulla corresponsabilità.
Nel celebrare questo anniversario, ribadiamo l’importanza di un’educazione ai diritti umani che sia viva, attuale, capace di formare coscienze critiche e solidali. Il 19 maggio non è solo una ricorrenza storica: è un invito all’azione, alla vigilanza e all’impegno per la giustizia sociale.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU