Advertisement

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani condanna con fermezza l’atroce episodio di violenza sessuale avvenuto a Lavinio, in provincia di Roma, ai danni di una ragazza di appena quindici anni. La vicenda, riportata in questi giorni dagli organi di stampa, sconvolge per la crudeltà dei fatti e per il silenzio colpevole che li ha circondati. Una giovane è stata ingannata da un compagno di scuola, attirata in una casa con la falsa promessa di un incontro protetto, poi costretta a bere alcolici fino a perdere lucidità e, infine, brutalmente violentata da tre ragazzi. Gli stessi che, invece di fermarsi, hanno scelto di filmare gli abusi, di conservarne le immagini e di diffonderle, trasformando la sofferenza in spettacolo, in ricatto, in condanna sociale.Questa violenza non si è consumata solo nell’intimità di una stanza, ma si è estesa nei corridoi della scuola, tra gli smartphone degli studenti, nello sguardo giudicante di chi ha visto e non ha detto, di chi ha saputo e ha taciuto, di chi ha voltato le spalle. Giovanna – questo il nome di fantasia con cui è stata identificata la vittima – si è ritrovata sola, umiliata, costretta ad abbandonare la scuola e a sopportare, oltre al trauma, la vergogna e l’isolamento.

Siamo di fronte a un fallimento collettivo. Questa vicenda ci impone una riflessione radicale sul ruolo dell’educazione, sulla qualità dei messaggi che trasmettiamo, sulla superficialità con cui vengono trattate la sessualità, il consenso, la dignità. Non possiamo archiviare l’accaduto come un tragico caso isolato, né tantomeno come una “ragazzata”. Dobbiamo riconoscerlo per quello che è: un atto di violenza deliberata, aggravato da una cultura che ancora troppo spesso colpevolizza la vittima, giustifica il carnefice e lascia impunito chi guarda.

Advertisement

La scuola ha il dovere morale di farsi carico di questa emergenza. Deve diventare un luogo in cui si educa al rispetto, alla responsabilità, alla giustizia. Un luogo in cui le ragazze e i ragazzi imparano a riconoscere la violenza, a respingerla, a denunciare, a difendersi e a difendere gli altri. Non bastano iniziative episodiche o progetti di facciata: è necessario un impegno continuativo, profondo, che affianchi la formazione alle materie tradizionali e che metta al centro la persona, il corpo, la relazione, la parola, il limite.

Come CNDDU, ci stringiamo con solidarietà e rispetto attorno a Giovanna, la cui sofferenza ci interpella e ci obbliga ad agire. Continueremo a lavorare perché in ogni scuola d’Italia si sviluppi una coscienza civica e umana capace di prevenire l’odio, la violenza, l’indifferenza. Perché nessun’altra ragazza debba più sentirsi sola, colpevole, spezzata. Perché i diritti umani non siano soltanto principi astratti, ma strumenti concreti di protezione, educazione e giustizia.

 

Prof. Romano Pesavento

Presidente CNDDU

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

Advertisement
Articolo precedenteIl gatto non c’entra niente
Articolo successivoItalia dei Diritti-De Pierro, XV Municipio tra sporcizia e pericoli per gli amministratori Roma si discute ma non si AMA

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui