Umberto Galimberti parla di Gesù, ma non conosce bene i vangeli
Il mio amico Giulio Cara, mi ha trasmesso un video di Umberto Galimberti, intitolato: “Il cristianesimo è la negazione delle parole di Gesù”.
Trascrivo la mia risposta: “Caro Giulio, ho ragione di credere che Umberto Galimberti i vangeli non li ha letti tutti, e se li ha letti spesso si è distratto o non li ha ben compresi. Di cantonate in materia ne ha prese più di una. Quella madornale, che lo rende poco credibile quando parla di cristianesimo te la riporto qui di seguito.
Su “D – la Repubblica delle donne” del 15 maggio 2010, rispondendo ad una lettrice, scriveva: “Nei vangeli non c’è traccia di condanna della sessualità, eccezion fatta per la pedofilia nel passo che lei ha opportunamente citato” (Mt 18,6).
E la lettrice gli faceva giustamente osservare: “Falso. Gli unici peccati sessuali menzionati nel Vangelo sono l’adulterio e le prostituzioni (cf Mt 15, 19), ed invece non c’è traccia della pedofilia. I “piccoli” di cui parla Gesù, non sono i bambini, ma i discepoli. Del resto, Gesù non poteva definire “credenti in lui” i bambini. A conferma, basta confrontare i passi corrispondenti negli altri due sinottici. Ed ecco il noto versetto nella Bibbia (LDC – ABU), tradotta in lingua corrente da studiosi cattolici e protestanti: “Ma se qualcuno farà perdere la fede a una di queste persone semplici che credono in me, sarebbe più conveniente per lui che lo buttassero in fondo al mare, con una grossa pietra legata al collo”. Basta, oppure occorre altro?”.
Riguardo al video, diverte la sicurezza con la quale Galimberti afferma assurdità. il fatto che Gesù non si definisca “Figlio di Dio”, non significa che non lo fosse, ovvero che non fosse ritenuto tale da coloro che lo conobbero, e soprattutto non significa che Gesù non avesse fatto capire chiaramente agli apostoli che era il Figlio di Dio. A Galimberti evidentemente sono sfuggiti molti passi dei vangeli. Ad esempio: “Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16. 16 – 17). Oppure: “Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo» (Gv 11, 26 – 27)”. Ma non sto a riportarli tutti.
Un’altra vistosa cantonata Galimberti la prende in questo stesso video. Dice: «La Parola “Figlio di Dio” compare nei vangeli in bocca a Pilato: “Dicono che sei il Figlio di Dio”. E Gesù risponde: “Tu l’hai detto”. Ma allora?». Ma allora, gentile filosofo, hai scambiato Pilato col sommo sacerdote Caifa. Non è Pilato, ma Caifa che dice a Gesù: «Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?». E mentre in Matteo, Gesù risponde: «Tu l’hai detto», in Marco, Gesù risponde: «Io lo sono!». E in Luca: “Allora tutti esclamarono: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli disse loro: «Lo dite voi stessi: io lo sono». Evidentemente il filosofo deve aver letto solo Matteo, e deve essersi distratto un po’.
Renato Pierri