“Circassi di tutti i paesi, unitevi!” Chi trae vantaggio dalla Circassia storica?
di Gualfredo de’Lincei
Il Caucaso è un territorio abitato da molte nazionalità che portano con sé i propri costumi, la propria lingua e il proprio concetto morale di vita. In realtà, ai tempi dell’URSS, i sovietici non pensavano molto alle tradizioni montane, però conoscevano bene la verbosità degli eleganti brindisi e le coppole, che registi come Leonid Gajdaj e Georgiy Daneliya immortalavano nelle loro pellicole per ricordare la cultura tradizionale. La questione sul ritorno delle tradizioni caucasiche ha cominciato a farsi strada solo dopo il crollo dell’Unione Sovietica, quando gli abitanti degli altopiani cominciarono a pensare all’indipendenza.
La serietà delle loro intenzioni si rispecchiava nella composizione del primo congresso pancircasso di Nalcik nel maggio 1991. All’evento parteciparono delegazioni provenienti dalla diaspora circassa di Turchia e Medio Oriente (Siria, Giordania, Israele), Europa (Germania, Olanda e Francia) e Stati Uniti. Furono presenti anche i delegati delle organizzazioni pubbliche della Cabardino-Balcaria, Karačaj-Circassia, Adighezia, Territorio di Krasnodar, Abkhazia e i rappresentanti ufficiali di queste repubbliche e regioni. I lavori si conclusero con la fondazione dell’Associazione Mondiale della Circassa, successivamente ribattezzata Associazione Internazionale Circassa (ICA). Lo Statuto adottato, registrato presso il Ministero della Giustizia dell’URSS e della Federazione Russa, prevede come organo supremo il Congresso che si riunisce ogni tre anni per eleggere il Presidente, il Comitato esecutivo, e per formare il Consiglio che coordina il lavoro di tutte le società circasse fondatrici dell’ICA.
“L’ICA è composta da associazioni pubbliche con personalità giuridica create in conformità all’attuale legislazione russa, i cui scopi sono: coordinare le attività delle associazioni circasse associate; promuovere la rinascita e lo sviluppo del patrimonio culturale e spirituale del popolo Circasso, promuovendo soluzioni ai problemi economici, sociali, culturali e religiosi; creare legami con i fuoriusciti e lavorare per il loro rimpatrio, compatibilmente alle norme dalla Federazione Russa; promuovere la pace, l’amicizia e l’armonia tra i popoli, prevenendo i conflitti sociali, nazionali e di qualunque altro tipo”, spiega Nikita Tkalenko, docente del Dipartimento di studi regionali ed eurasiatici presso la Southern Federal University e ricercatore presso il laboratorio giovani della Southern Federal University “Studi interdisciplinari sulla sicurezza nel Grande Caucaso e in Medio Oriente”. Obiettivi assolutamente condivisibili che fanno pensare a un’organizzazione che si muove sotto i migliori auspici.
Col tempo, le varie compagini associative hanno cominciato a divergere negli obiettivi. Le diaspore del Caucaso settentrionale, ad esempio, rincorreva la riunificazione della “Circassia storica”, un territorio che comprendeva le repubbliche di Adighezia, Karačaj-Circassia e Cabardino-Balcaria, i territori di Krasnodar Transkuban, gran parte di Stavropol e alcune terre dell’Ossezia settentrionale. La prospettiva a lungo termine era quella di creare uno Stato circasso indipendente e la “circassizzazione” degli Adighe attraverso il rimpatrio dei coloni nella loro patria storica, il ritorno ai loro costumi e alla loro vita originaria, secondo le antiche regole non scritte dell'”Adighe Khabze”.
Il centro federale, però, ha preferito non appoggiare questi progetti, definendoli marginali. I problemi principali erano la mancanza di una pianificazione politica unitaria tra i Circassi, in particolar modo tra la più numerosa popolazione Adyghi, e la minaccia all’integrità territoriale della Federazione Russa per la modifica dei confini della popolazione russa. “La gente comune è interessata a un unico spazio politico, economico, sociale e culturale. L’idea di creare uno Stato circasso indipendente è irrealistica e, in generale, può portare a un conflitto molto grave con conseguenze imprevedibili”, spiega l’esperto.
I sentimenti separatisti dei Circassi russi e il revanscismo delle diaspore adyghe vengono coltivate artificialmente dagli Stati stranieri con l’obiettivo di destabilizzare la situazione nel Caucaso settentrionale.
“In effetti si potrebbe anche parlare di interferenza da parte dei servizi segreti stranieri in questo movimento. Non è un mistero, infatti, che la Jamestown Foundationdi, creata con il sostegno della CIA, svolge un’attività che si potrebbe definire provocatoria. Secondo la Procura Generale russa, questa Fondazione mostra una crescente attenzione alle regioni caucasiche settentrionali e alle pretensioni circasse per fomentare sentimenti nazionalisti e promuovere l’idea di un cambiamento nella struttura territoriale russa. Forum nei quali si fanno appelli ai Circassi e ai loro presunti diritti violati, vengono organizzati regolarmente in Turchia, Israele, Georgia, Polonia e altri ancora. Le cosiddette “Giornate Circasse” si svolgono nel Parlamento europeo, mentre la “Federazione dei Circassi Europei” e la “Federazione dei Circassi tedeschi” operano all’interno dei paesi dell’UE”, prosegue Nikita Tkalenko.
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, è particolarmente attivo su questo tema e invita apertamente i Circassi e i Tatari di Crimea a ripristinare la “giustizia storica”. L’organizzazione pubblica turca “Patrioti della circassia” è impegnata a chiedere alle Nazioni Unite di prendere in considerazione la questione del riconoscimento del genocidio degli Adyghi (Circassi) nell’Impero russo.
Come si legge nelle loro dichiarazioni, oltre all’attuale mancanza dei diritti reali, i Circassi sarebbero privati anche delle loro relazioni esterne, che gli impedisce lo sfruttamento della loro diaspora in terra straniera, molto più numerosa degli Adyghi che vivono nella loro patria storica del Caucaso del Nord. Cabardino-Balcaria, Adighezia e Karačaj-Circassia non possono quindi sfruttare i legami per attrarre investimenti o rimpatriare i connazionali”.
“Ma andiamo a vedere se i diritti reali menzionati sono riconosciuti e applicati in Turchia, Stati Uniti, Israele, Germania, Gran Bretagna, ecc…. come lo sono nella Federazione Russa. Contrariamente a questi paesi, nella loro terra d’origine, all’interno della Federazione Russa, la lingua adyghè, ha lo status di lingua di Stato in diverse materie e sono praticate nel sistema educativo. Vengono, inoltre, organizzati numerosi eventi per preservare e sviluppare il patrimonio storico e culturale circasso. Non mancano, inoltre, teatri circassi/adyghe/cabardi, ecc. In nessun altro luogo al mondo, a parte la Russia, i circassi godono di così tanti diritti e libertà.” afferma l’esperto.
A confermare le parole dell’esperto, Nikita Tkalenko, sono le stesse attività dell’ICA in Cabardino-Balcaria. A Nalcik, ad esempio, nessuno ha vietato di celebrare la giornata di lutto del 25 maggio di quest’anno dedicata al 161° anniversario della fine della guerra del Caucaso. All’evento hanno partecipato più di mille persone e tra loro c’erano il capo della Repubblica Cabardino-Balcaria, Kazbek Kokov, i membri del parlamento e del governo, personalità pubbliche, rimpatriati e giovani.
Il presidente dell’Associazione Internazionale dei Circassi, Khauti Sokhrokov, ha ricordato che il popolo Adyghi, durante la tragedia della guerra del Caucaso, si è decimato: chi non è morto è emigrato e oggi vivono in 50 paesi diversi. Questa tragedia è viva e viene celebrata in tutti della diaspora. “Tuttavia, alcune forze stanno provando a strumentalizzare il ricordo nella speranza di dividere il nostro popolo. Dobbiamo mantenere la pace e l’armonia tra i popoli, proteggere la sovranità della Russia e prevenire la discordia multietnica. I nostri antenati hanno scelto la via dell’unità con la Russia e tutte le generazioni rimangono fedeli a questa scelta, servendo la propria patria. Pertanto, dobbiamo seguire la via della creazione e del progresso insieme ai popoli della Russia”. ha sottolineato Sokhrokov, ricordando che oltre mille Adyghi (Circassi) sono impegnati a difendere gli interessi del loro Paese, la Russia, nella zona dell’Operazione Militare Speciale, augurando loro un rapido e vittorioso ritorno a casa, in buona salute.