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Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda preoccupazione in merito ai recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto tre minorenni tra il Comasco e il Friuli Venezia Giulia, indagati per la promozione di contenuti razzisti, omofobi, antisemiti e apologetici del nazifascismo attraverso una piattaforma social.

La notizia non è solo allarmante: è uno specchio deformante ma eloquente del disagio culturale, sociale ed educativo che attraversa una parte della nostra gioventù. Il coinvolgimento di adolescenti in dinamiche estremiste – aggravate dalla deresponsabilizzazione digitale e dalla scarsa alfabetizzazione ai diritti umani – impone una riflessione profonda sul ruolo educativo delle istituzioni scolastiche e della società nel suo complesso.

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È inquietante constatare come il linguaggio dell’odio riesca ancora, a quasi ottant’anni dalla caduta del regime fascista e dalla fine della Shoah, a trovare ascolto e diffusione tra le nuove generazioni. Ancora più sconcertante è che ciò avvenga in ambienti scolastici e familiari che, almeno sulla carta, dovrebbero trasmettere i valori costituzionali dell’uguaglianza, del rispetto e della memoria storica.

La scuola deve tornare al centro del dibattito educativo come presidio culturale e democratico. È necessario che i Diritti Umani diventino materia trasversale, non ridotta a celebrazioni episodiche o a parole di circostanza.

Per questo, il CNDDU propone l’istituzione di un Osservatorio permanente nelle scuole secondarie di secondo grado, coordinato dai docenti della classe di concorso A046 – discipline giuridiche ed economiche  e affiancati da studenti “sentinelle della cittadinanza”, con il compito di monitorare il clima scolastico, analizzare contenuti social prodotti e condivisi dai giovani, e promuovere azioni di contrasto alla cultura dell’odio attraverso iniziative pubbliche, podcast, inchieste e laboratori di contro-narrazione.

Una simile struttura non solo valorizzerebbe il protagonismo studentesco, ma fornirebbe anche strumenti concreti di prevenzione e intervento precoce, trasformando la scuola in un laboratorio vivo di cittadinanza attiva. È nei contesti scolastici, infatti, che si può ancora operare prima che il disagio si radicalizzi e si traduca in pericolosi fenomeni di proselitismo ideologico.

In un momento storico in cui le parole “fascismo” e “razzismo” non sono più solo vocaboli nei libri di storia, ma strumenti vivi di propaganda tra le giovani generazioni, è nostro dovere non restare in silenzio. Servono presìdi culturali, etici e pedagogici, capaci di affrontare il presente e non solo di ricordare il passato.

Prof. Romano Pesavento

Presidente CNDDU

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