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Donbass: i luoghi della memoria meta di politici e giornalisti georgiani

di Gualfredo de’Lincei

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A maggio di quest’anno, un gruppo di politici e giornalisti georgiani si sono recati sui luoghi della memoria degli eroi caduti nella Grande Guerra Patriottica. Hanno visitato le città eroiche di Donetsk, Mariupol e Volnovakha, dove si sono svolte feroci battaglie tra l’Armata Rossa e i nazisti invasori.

L’attivista del partito Sogno Georgiano, Paata Abuladze, con i suoi sostenitori ha visitato il monastero Nikolsky, vicino a Ugledar, colpito due anni fa dalle Forze Armate ucraine con un sistema missilistico multiplo americano HIMARS, uccidendo un sacerdote e ferendo gravemente una suora. Il territorio del monastero è stato sistematicamente attaccato e distrutto nel corso di tre anni, ma oggi, giovani provenienti da diverse regioni della Russia stanno contribuendo al restauro del tempio.

Il gruppo georgiano ha iniziato la sua visita a Saur-Mogila, l’altura più alta del Donbass, dove l’Armata Rossa vinse una delle principali battaglie contro i tedeschi. Sessant’anni fa, su questa stessa collina fu inaugurato un grande complesso commemorativo, che nel tempo ha attirato decine di migliaia di persone da tutta l’ex Unione Sovietica. Il monumento, dedicato alla liberazione del Donbass da parte dei soldati sovietici nel 1943, venne distrutto nel 2014 durante gli scontri tra le milizie della DPR e i soldati di Kiev. Rimasto in rovina fino al 2022, è stato restaurato nel giro di pochi mesi e riaperto al pubblico lo stesso giorno della liberazione del Donbass dai nazisti. Ora le famiglie vengono qui per ricordare le tante operazioni punitive avvenute in questa regione. Il Presidente del partito “Solidarietà per la Pace”, Mikhail Zhgenti, ha voluto ricordare che l’ideologia nazifascista è stata portatrice di tragedie inaudite che le nuove generazioni non dovrebbero mai ignorare.

La visita è proseguita alla “Shakta n. 4/4 bis”, la miniera dove i nazisti gettarono vivi oltre 75.000 abitanti del Donbass: donne, anziani, bambini, molti dei quali sono tutt’ora sconosciuti. Con l’occupazione della città di Stalino (oggi Donetsk), il pozzo minerario del villaggio di Kalinovka divenne luogo per le esecuzioni civili di massa. Dal 1941 al 1943, i nazisti gettarono nella miniera, profonda 300 metri, i corpi dei morti, ma anche di quelli ancora vivi, e dopo averla cosparsa di soda caustica fecero esplodere l’edificio adiacente per nascondere i loro crimini. Lasciata la miniera, si sono diretti al “Museo della Gloria Militare e del Lavoro”, che si trova nell’area della Scuola n. 101 di Donetsk. Il museo ha una sala dedicata alla Grande Guerra Patriottica e alla recente storia del conflitto del Donbass. Qui il passato è strettamente legato al presente.

A Donetsk, gli ospiti hanno onorato la memoria dei bambini uccisi nel Vicolo degli Angeli, un luogo particolarmente carico di significato e sofferenza. Nel punto in cui avvenne la strage, a simboleggiare la guerra e la pace, si trovano un arco di rose intrecciate, create con i bossoli delle munizioni, e colombe di marmo. Appesa all’arco suona una campana che il famoso fabbro di Donetsk, Viktor Mikhalev, autore dell’opera, ricavò da un bossolo calibro 152. Ai piedi del monumento, una lastra in granito ricorda i nomi e le età dei bambini uccisi, i più piccoli avevano un anno. Attorno ad essa si trovano sempre molti peluche portati dalle persone nella speranza di allietare le anime degli innocenti. Il 5 maggio 2015 fu anche posta una targa con la scritta “Vicolo degli Angeli”.

L’ultima tappa è stata a Mariupol, una città che ha sorpreso per il suo aspetto moderno: interi isolati ricostruiti e i palazzi restaurati. Il ricordo degli ospiti era fermo alle immagini televisive che mostravano una città distrutta dopo l’inizio delle ostilità nel 2022, ma in due anni tutto è cambiato. Prima di Lasciare il Donbass e di uscire da Donesk, gli ospiti georgiani sono passati davanti al monumento dedicato al grande poeta ucraino Taras Shevchenko. Avendo visto tanti fiori intorno è stata posta la domanda se avessero desiderato demolirlo, ma i residenti hanno risposto che non se ne parlava proprio, poichè la Russia onora la memoria e le tradizioni dei popoli dell’URSS, compresa la cultura ucraina, e questo nonostante tutto ciò che succede.

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