Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani osserva con crescente preoccupazione la trasformazione di Genova e della sua provincia in un terreno sempre più fertile per episodi di microcriminalità giovanile, spesso concretizzati in aggregazioni spontanee – le cosiddette “baby gang”. Se nel 2022 i procedimenti a carico di minorenni erano 1 665, già nel 2023 hanno superato quota 1 844: un incremento del 30%, confermato dall’analisi del Procuratore Generale Mario Pinelli.
A questo si aggiunge un altro dato inquietante: tra i responsabili di questi reati, la presenza di minori stranieri non accompagnati è cresciuta da 777 a 1 110 casi (+43%) tra il 2022 e il 2023. Nello stesso periodo, si è registrato un aumento sostanziale delle rapine (da 102 a 125), dei furti (da 277 a 335), dello spaccio (da 246 a 263) e, soprattutto, delle violenze sessuali su minori, passate da 38 a 55.
A livello regionale, la Liguria conta 191 reati a danno di minori nel 2023, con un calo del 4% rispetto al 2022, ma crescente gravità: i maltrattamenti in famiglia sono aumentati del 68%, i reati sessuali riferiti ai minori del +6%, mentre la pornografia minorile ha registrato un +25%. Queste cifre dipingono un fenomeno che, pur nonostante una leggera diminuzione complessiva dei reati, mostra segnali di pericolosa intensificazione.
Non un allarme infondato, ma piuttosto un campanello d’allarme che rivela: 335 reati ogni 10.000 minorenni imputabili nella provincia di Genova, contro i 165 di Milano, 146 di Torino e 172 di Firenze. Un divario che evidenzia una realtà nelle nostre comunità locali ben più preoccupante della media nazionale.
Dietro questi dati non sempre c’è povertà economica: spesso si tratta di ragazzi inseriti in contesti familiari che non mancano di risorse, ma che, in assenza di reti educative solide – come scuola, sport, associazionismo – si consumano in privazioni relazionali, solitudine e modelli tossici veicolati da social e devianza virtuale.
Il Coordinamento richiama con forza i principi sanciti dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, secondo cui i minori vanno tutelati tramite recupero, cura e reinserimento. Non bastano i controlli introdotti dal “Decreto Caivano”: serve un patto educativo rigenerativo, un approccio integrato che combini giustizia, contesti educativi e inclusione sociale.
Chiediamo dunque un impegno stringente su tre fronti:
- Rafforzamento del sistema penale minorile e delle misure alternative (affidamento, misure domiciliari, messa alla prova), evitando il carcere come soluzione primaria e potenziando i team multidisciplinari (giudici, assistenti sociali, psicologi, educatori).
- Strategie di prevenzione educativa nei territori liguri: dalla scuola alla comunità, passando per lo sport, i laboratori culturali e la promozione dell’educazione digitale responsabile.
- Coordinamento istituzionale territoriale: scuole, famiglie, servizi sociali, forze dell’ordine e terzo settore devono collaborare per costruire una rete di contrasto ai fattori di rischio psicologico, sociale e relazionale.
Il CNDDU si mette a disposizione per promuovere, a fianco delle istituzioni regionali e lo stesso Tribunale dei Minorenni, dei protocolli d’intesa, progetti didattici e azioni sul territorio. Perché quando la scuola chiude, la strada non aspetta: ed è lì che i nostri giovani rischiano di essere risucchiati.
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU