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C’è una scena, dentro “Gelato alla Crema”, che potrebbe sintetizzare un’intera filmografia: due sconosciuti che ballano con i piedi sul muro. Un’immagine quasi surreale, in cui la tenerezza è destabilizzante e l’equilibrio si perde per scelta. Con questo nuovo singolo, apripista del secondo album di inediti “300 KM/H“, Marino Alberti – cantautore e polistrumentista da oltre 2,5 milioni di stream – torna con un controcanto volutamente disarmato, che racconta la vertigine di ciò che finisce prima ancora di iniziare.

Oggi, persino l’amore sembra avere una scadenza. Deve essere immediato, performante, risolutivo, “Gelato alla Crema” ha quel sapore un po’ rétro e un po’ da film d’autore, descrivendo un incontro che non ti aspetti, di quelli che restano sulla pelle più del previsto. Le “parole al limone” – così le definisce Alberti nel brano -, sono dissonanti ma complementari: il lato pungente della dolcezza, l’acidità che bilancia l’istinto. Un retrogusto dolce-amaro di ciò che passa in fretta ma non se ne va davvero.

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Il gelato rassicura, come quei baci che scaldano solo per un istante, ma poi svaniscono nel nulla. Il limone, invece, pizzica la bocca: è una verità detta con il sorriso. Non è la classica relazione, è più una collisione. Lei entra in scena senza chiedere permesso, lo guarda, e lui si sente improvvisamente fuori posto. E forse, proprio per questo, si innamora.

La protagonista è una donna che arriva come un temporale estivo: elegante, ironica, imprevedibile. Cammina come se la città fosse una passerella, parla come se fosse cresciuta in una poesia. Lui, invece, è uno che sente troppo. Si incontrano, si sfiorano, si lasciano andare. E poi ballano, letteralmente con i piedi sul muro. Un modo per dire che, quando l’amore arriva, si perde l’equilibrio e questo non è solo romantico, è scomodo. È una visuale privilegiata dall’alto, dalla quale sì, si vede tutto meglio, ma può far venire il capogiro.

La tenerezza diventa una forma di squilibrio. Perché il sentimento, quando arriva, scombina. Ti solleva da terra, ma può anche lasciarti senza appigli.

E proprio quando sembra poter cominciare, lei sparisce. Nessun addio, nessuna spiegazione. Solo una frase lasciata nel cappotto e l’eco di qualcosa che avrebbe potuto essere.

«Non tutte le persone che incontriamo sono destinate a restare nella nostra vita, e non tutte quelle che restano, ti cambiano – dichiara l’artista -. A volte è l’incontro che conta, non la durata. A volte l’innamoramento non ha il tempo per diventare amore.»

Con “Gelato alla Crema”, accompagnato dal videoclip ufficiale diretto da Nicola “G Man” Togni, Marino Alberti racconta un tema che oggi è tutto fuorché marginale: l’innamoramento che non si trasforma in relazione. Una traiettoria spezzata, ma non per questo meno significativa.

Non è un caso se molti giovani vivono oggi una crisi dei “situationship”: secondo un reportage pubblicato dal Wall Street Journal (Aprile 2025), queste relazioni ambigue ‒ né totalmente spensierate né realmente impegnate ‒ stanno stancando una generazione alla ricerca di connessioni più stabili. Al tempo stesso, numerose ricerche internazionali evidenziano come un numero sempre più crescente di giovani tra i 18 e i 30 anni tenda a dare più valore a rapporti brevi e intensi, piuttosto che a storie lunghe e abitudinarie.
“Gelato alla Crema” si inserisce con naturalezza in questa fotografia generazionale: perché se la durata non è più il parametro principale, allora diventa centrale l’impatto. E questa canzone è un impatto.

«Tante volte ho pensato: se l’avessi amata di meno, forse l’avrei capita di più – conclude Alberti -. Ma certi amori si leggono come poesie: solo quando non ci sono più.»

“Gelato alla Crema” è tutta qui, in questa dichiarazione: una storia che non ha bisogno di compiersi per essere ricordata. Una canzone che parla d’amore, sì. Ma senza promesse, senza esiti. Un frammento di vita che non cerca interpretazioni, solo il tempo per sedimentarsi. Una scena d’autore che lascia un sapore preciso in bocca, un’immagine da custodire, che resta anche dopo lo scatto.

Il brano, prodotto dallo stesso artista con un arrangiamento essenziale ma raffinato, cede spazio alle parole senza mai appiattirle. La scrittura è asciutta, ma densa. Ironica, ma mai cinica. Ricorda a tratti il miglior cantautorato pop degli anni ’90, ma senza nostalgia: c’è un presente, qui, che prende corpo sottotraccia, parola per parola.

E se oggi l’amore tende a sfumare prima ancora di definirsi, “Gelato alla Crema” non cerca di ricucire lo strappo: lo osserva. Sceglie di non concludere. Resta lì, come certi sguardi tra sconosciuti: brevi, intensi, eppure difficili da dimenticare.

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