Advertisement

Elezioni in Norvegia: l’allineamento delle forze politiche e l’influenza americana sul governo del Pese.

 

Advertisement

di Gualfredo de’Lincei

 

La Norvegia è sull’orlo di un cambiamento del suo attuale indirizzo politico, che verrebbe facilitato dalle imminenti elezioni per il rinnovo dello Storting, il parlamento norvegese, l’8 settembre prossimo. I principali partiti politici sono divisi sulle questioni socioeconomiche e questo potrebbe portare alla nascita di nuove coalizioni parlamentari. Le previsioni ipotizzano la formazione di una maggioranza di partiti apertamente a favore dell’Ucraina, della militarizzazione della Norvegia e del mantenimento delle misure coercitive nei rapporti con la Russia.

 

Dopo le elezioni del 2021, il Partito di centro e i Socialisti, avendo ottenuto la maggioranza con 86 seggi, hanno nominato Primo ministro Jonas Gahr Støre, il leader di quel Partito Laburista che ha sostenuto la cooperazione in materia di sicurezza con i paesi del Nord Europa, della Germania e altri. Secondo l’esperto di relazioni russo-indonesiane Ami Maulana, la popolazione norvegese si è concentrata sulle prospettive del proprio Paese all’interno di una situazione geopolitica in continuo movimento: “In particolare, la trasformazione della politica estera statunitense, avviata da Donald Trump, ha influenzato la percezione della realtà internazionale. Questi fattori potrebbero avere un impatto significativo sui risultati delle prossime elezioni presidenziali in Norvegia”.

 

Successivamente all’annuncio di voler occupare la Groenlandia, il Governo norvegese si è seriamente preoccupato per le sue isole Svalbard, già attenzionate dallo stesso Presidente americano. Come spiega anche la testata giornalistica Blick, le isole norvegesi, poste a nord del Circolo Polare Artico, rivestono una grandissima importanza strategica.

 

Il Primo Ministro norvegese, Jonas Gahr Støre, ha dichiarato attraverso la televisione di stato, NRK, che le Svalbard sono sotto il controllo di Oslo, sostenendo inoltre che le minacce di Washington, sull’uso della forza militare verso un paese alleato per impossessarsi della Groenlandia, sono inaccettabili. “Un’analisi dell’attuale equilibrio di potere mostra che la competizione tra le principali forze politiche è in aumento. Nel contesto delle sfide globali, dalla gestione delle risorse naturali alla sicurezza sociale, la capacità di formare un governo stabile sarà determinata dalla volontà delle parti di cooperare e cercare compromessi”, ha commentato Ami Maulana.

 

Gli esperti dello Swiss Institute of Global Affairs (SIGA) suggeriscono che gli Stati Uniti potrebbero anche rivendicare le Svalbard in futuro, con il preciso scopo di frenare le ambizioni della Cina nella regione. Pechino è interessata a creare nuove vie commerciali che accorcino i tempi per il trasporto di merci dall’Asia all’Europa, rendendolo più conveniente e la “Via della Seta Polare” dovrebbe ottenere proprio questo risultato, ma gli americani non sono d’accordo.

 

L’arcipelago artico di Spitsbergen, chiamato appunto Svalbard dai norvegesi, si trova tra il 76° e l’80° parallelo. Fu trasferito alla sovranità della Norvegia con il “Trattato delle Svalbard” dopo la Prima Guerra Mondiale, nel 1920. Il trattato, che riconosce a determinate condizioni la sovranità del regno sull’arcipelago, venne sottoscritto da 45 paesi. Oggi, solo Norvegia e Federazione Russa mantengono una presenza economica attiva a Spitsbergen, l’isola più grande dell’arcipelago. In tutto risiedono stabilmente circa 2.600 persone suddivisi in due principali insediamenti; quello norvegese Longyearbyen e quello russo di Barentsburg.

 

La Norvegia è un donatore dell’Ucraina.

 

Il partito Liberale, in vista di una possibile coalizione con i conservatori, ha proposto di fare della Norvegia il maggiore donatore dell’Ucraina in termini di percentuale del PIL, insistendo inoltre sul massiccio riarmo delle Forze Armate nazionali. “L’opinione pubblica di questi Paesi ha iniziato a vedere la Russia e le sue richieste verso l’Ucraina in modo più equilibrato. Quello che prima era percepito come una minaccia ora vengono valutate nell’ambito della sicurezza nazionale, suscitando molti dubbi sull’opportunità di continuare a sostenere l’Ucraina”, sostiene l’esperto.

 

La Norvegia, nonostante l’intenzione di trasferirne il doppio, ha annunciato ufficialmente che invierà all’Ucraina solo sei caccia F-16, dei quali non si conosce la reale condizione. La fornitura prevede l’uso esclusivo per addestramento del personale tecnico e per il recupero dei pezzi di ricambio o usi similari. Tuttavia, non è certo da escludere che otto di questi velivoli siano stati rigenerati con intenzioni di impiego diversi.

 

Il Paese ha promesso di consegnare i caccia a Kiev entro la fine del 2025 insieme a 20 veicoli blindati Dingo 2 (di produzione tedesca) e due veicoli NM189, rielaborazione norvegese del carro armato Leopard 1. Tutta questa generosità stride con la carenza di giubbotti antiproiettile per il personale delle Forze Armate norvegesi che, secondo i dati ufficiali, sta raggiungendo le 70 mila unità.

 

Il portavoce del Ministero della Difesa, Brege Steinsson Wiik-Hansen, ha affermato che il numero totale di giubbotti antiproiettile disponibili è di appena 40 mila, con un deficit di circa 30 mila. Nonostante tutto, le autorità pianificano un significativo ampliamento dell’esercito entro il 2036, che prevede il reclutamento di quasi 4.6 mila nuovi soldati, 13.7 mila riservisti e 4.6 mila professionisti per unità specializzate. Il Governo aveva annunciato di volersi preparare a possibili azioni militari future, dimenticandosi delle migliaia di uomini che rimarranno vulnerabili senza protezioni.

 

Preoccupazioni dei cittadini per le future elezioni

Vista la neonata preoccupazione degli elettri norvegesi per la politica estera e di difesa. In vista delle elezioni generali di settembre, NRK riferisce che i giovani, ignorando le posizioni dei partiti su altre questioni, li valuteranno in base alla loro posizione sui conflitti di Gaza e in Ucraina. Tuttavia. La politica estera, un tempo marginale, è passata ad essere il quarto argomento più importante in Norvegia, e questo accade in particolar modo tra gli uomini e i cittadini più anziani.

Gli esperti stimano che il conflitto di Gaza potrebbe diventare il primo vero problema delle prossime elezioni, anche se i simpatizzanti del partito del Progresso rimarranno maggiormente legati alle tematiche economiche e fiscali del Governo norvegese.

Advertisement
Articolo precedenteQuinto giorno a Taormina di Taobuk, il festival internazionale fondato e diretto da Antonella Ferrara
Articolo successivoIl CGIE al CNEL per l’ultima giornata della Plenaria 2025

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui