Leone XIV, Giorgia Meloni, e il fine vita
La notizia: “Giorgia Meloni incontra Papa Leone XIV. Guerre e fine vita tra i temi”. Lasciamo stare il termine pace, che messo vicino a Meloni diventa un ossimoro, ma mi dite voi che ne può sapere la signora della Garbatella di fine vita? Speriamo un tantino più di quanto ne sapeva Silvio Berlusconi, che riguardo al fine vita di Eluana Englaro il 7 febbraio 2009 ebbe a dire: “Se uno dei miei figli fosse lì, bell’aspetto, con il ciclo mestruale, non potrei staccare la spina”, e il giorno prima: “E’ una persona viva che potrebbe anche in ipotesi generare un figlio”. E il 10 febbraio: “Eluana è stata ammazzata”. Speriamo, speriamo che Giorgia Meloni sul fine vita sappia qualcosina più di Berlusconi.
E speriamo che Leone XIV dell’argomento grave e delicato, sappia qualcosina più di Giovanni Paolo II, il quale con sconcertante ingenuità scrisse nella Evangelium vitae: “La vita e la morte dell’uomo sono, dunque, nelle mani di Dio, in suo potere… Egli solo può dire: «Sono io che do la morte e faccio vivere… Morire per il Signore significa vivere la propria morte come atto supremo di obbedienza al Padre, accettando di incontrarla nell’«ora» voluta e scelta da lui, che solo può dire quando il cammino terreno è compiuto”.
Qualsiasi persona di buon senso, se ci riflette appena un po’, capisce che si tratta di una madornale sciocchezza, desunta da un assurdo versetto (troppi ce ne sono!) del Deuteronomio. Purtroppo la Chiesa quando non può fondare le sue tesi sul Vangelo, per sostenerle si arrampica sugli specchi ricorrendo all’Antico Testamento, dove si trova di tutto e di più.
Renato Pierri